Capitolo 13: Essere adolescenti

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«Hey, ti va di fare un giro?»

«Un giro?»

«Sì, c'è un posto che vorrei mostrarti.»

Griffin lanciò una mezza occhiata ai suoi amici, che si stavano allontanando ognuno verso il proprio condominio. La piscina era infine diventata troppo piena per i loro gusti, e i ragazzi avevano deciso di ritirarsi nelle rispettive case per farsi una bella doccia e ritrovarsi più avanti nel pomeriggio. Conoscendo la cura maniacale di Del per il proprio corpo e la proverbiale tendenza di Vicky ad arrivare in ritardo di almeno mezz'ora a qualsiasi appuntamento, Griffin prevedeva che avrebbero avuto un'oretta o due libere prima di rivedersi con gli altri.

«Immagino che questo posto misterioso sia fuori da Lakebury.»

«Già», confermò Alistair.

«E ovviamente non hai intenzione di dirmi di che si tratta.»

«Ovviamente.»

Griffin sbuffò. Le sorprese di Alistair stavano diventando una routine.

«Direi che abbiamo del tempo da ammazzare.»

Gli occhi dell'amico si illuminarono come fuochi d'artificio, e Griffin aveva la netta sensazione che si stesse trattenendo dal saltellare sul posto per l'eccitazione.

«Oh, ti piacerà un sacco, fidati!»

Non c'era bisogno che glielo dicesse. Aveva superato da un pezzo la fase in cui era ancora disposto a dubitare di Alistair, e il peggio era che non se n'era nemmeno accorto.

Perciò si preparò psicologicamente a seguire l'amico dovunque avesse deciso di condurlo, sperando tra sé e sé che almeno si sarebbe rivelata un'esperienza meno traumatizzante delle precedenti.

☆☆☆☆☆☆

Fu così che si ritrovò a fare da palo mentre Alistair scassinava un magazzino.

La vita aveva proprio un sadico modo di prendersi gioco delle sue speranze.

«Ricordami perché non me la sono già data a gambe», esclamò con la voce resa acuta dall'isteria, iniziando a dondolare sul posto per non cedere all'ansia.

«Perché ho promesso che ti divertirai. E perché sei abbastanza sveglio da sapere che le probabilità che ci imbattiamo seriamente in qualcuno sono pressappoco dello zero per cento.»

«E allora perché sto facendo il palo?»

«Oh, solo per darti un senso di sicurezza in più. Non c'è di che.»

La vecchia serratura arrugginita cedette infine alle carezze della graffetta di Alistair. Si udì uno scatto metallico e la porta si socchiuse, lasciando intravedere l'oscurità che dominava all'interno.

Si trovavano alla pista di pattinaggio.

Non c'era nessuno in giro, ma Griffin dubitava fosse per l'ora: era pomeriggio pieno, e il ragazzo era certo che se la gente fosse stata a conoscenza di quel posto ora esso risuonerebbe delle risate entusiaste di bambini e ragazzi. Disgraziatamente, quella pista di pattinaggio si trovava in una zona piuttosto isolata rispetto alla strada principale, e l'aspetto fatiscente del magazzino che avevano appena scassinato lasciava intendere che nessuno venisse in quel luogo da parecchio tempo.

Detto questo, e considerata la sua fortuna, Griffin non si sarebbe affatto stupito se in quel momento fosse passata una volante della polizia intenta a fare la ronda.

«Dopo di te», lo invitò Alistair con un inchino plateale, mentre gli teneva aperta la porta della baracca.

Griffin lo minacciò con un dito. «Se lì dentro ci sono dei ratti, me la do a gambe e ti abbandono al tuo destino.»

La Canzone del SilenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora