«Sei sicuro che i tuoi siano d'accordo?»
«Nelle clausole della punizione non c'era scritto da nessuna parte che non posso uscire da Lakebury e vederti. Certo, hanno lasciato intendere che sarebbe molto meglio se non lo facessi, ma per quanto mi riguarda non c'è stato nessun divieto esplicito.»
«Accidenti, Griffin Lockhart. Sei proprio un ribelle, eh?»
Per tutta risposta Alistair si beccò un macaron in faccia.
Era pieno pomeriggio, e i due si trovavano in un cafè appena fuori dal villaggio, l'unico luogo di ritrovo che Griffin era stato disposto a frequentare nel corso degli anni che fosse fuori da Lakebury: era un posto tranquillo, l'atmosfera gli ricordava molto quella di un diner anni cinquanta, e per di più servivano dei pasticcini squisiti. Aveva portato lì Alistair ritenendo (a ragione) che ne sarebbe andato matto.
«Tua madre, piuttosto? Non se la prenderà per tutto il tempo che non state passando insieme?»
Alistair diede un morso al macaron, che aveva afferrato al volo per evitare di sprecare ottimo cibo. «Ha ricevuto una chiamata d'emergenza dall'ospedale. Lì tendono a non tenere molto da conto i giorni liberi di un medico quando ci sono in gioco delle vite.»
Griffin annuì solennemente, ma la sua mente stava già navigando in un'altra direzione. Più precisamente, stava facendo i conti: quando aveva conosciuto Alistair lui aveva anticipato il soggiorno da sua madre di due settimane, che aveva trascorso con lui a Lakebury. Quella visita a Claire sarebbe dovuta durare quattordici giorni, nove dei quali erano già praticamente passati tra la settimana che aveva trascorso in punizione e quelle quarantott'ore insieme. Ciò significava che...
«Heeey?» esclamò Alistair, schioccando le dita davanti alla sua faccia. Griffin sobbalzò. «Di nuovo quello sguardo assente. A che stavi pensando?»
Ah, si era estraniato di nuovo. Tipico.
«Io... stavo solo pensando che ormai mancano quattro giorni al tuo ritorno al Cairo.»
Il sorriso di Alistair si affievolì lentamente, la sua espressione che indugiava su una calcolata neutralità. Stava cercando di sminuire la cosa, come faceva sempre con qualsiasi altro problema.
«Vedo che sei bravo a fare i conti.»
Griffin non rispose. Ogni affermazione gli suonava improvvisamente inadatta: non poteva certo dirgli che non voleva che se ne andasse, anche se era vero. Ma Alistair aveva bisogno di trovarsi in un posto dove Felix non potesse raggiungerlo, un posto dove potesse sentirsi al sicuro. Dire una cosa del genere sarebbe stato egoista e gratuitamente crudele.
E "mi mancherai" suonava più che riduttivo. Non si avvicinava minimamente a quanto avrebbe voluto esprimere. Forse nessuna parola poteva.
La dura realtà piombò addosso a Griffin come una secchiata d'acqua gelida. Che ne sarebbe stato di loro due? Sarebbero stati in grado di mantenere quella... qualsiasi cosa fosse, anche da due parti opposte del pianeta? E poi, poteva davvero pretendere una cosa del genere da Alistair? In fondo lui era solo un ragazzo nel quale si era imbattuto mentre era in vacanza da sua madre, un'avventura di qualche settimana che era stata bella, sì, ma destinata sin dal principio a durare poco.
Sarebbe finito tutto lì? Sarebbe stato solo quello per Alistair, una figura di passaggio nella sua vita, che col tempo si sarebbe inevitabilmente lasciato alle spalle?
Di nuovo uno schiocco di dita davanti alla sua faccia. Merda, forse soffriva davvero di qualche deficit dell'attenzione.
«Se hai finito di farti paranoie, saresti così gentile da lasciarmi il tuo numero?»
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La Canzone del Silenzio
Fiksi RemajaGriffin Lockhart non parla mai. Né, tantomeno, esce mai dal suo piccolo villaggio. Ha trascorso la sua vita a confondersi con lo sfondo: un semplice adolescente solitario amante della musica, che preferisce la compagnia di un bel romanzo di mistero...