Per il tempo che la giostra ripartì, Alistair era riuscito a calmarsi. Continuò comunque a stringerlo per qualche minuto ancora, come se non fosse pronto ad affrontare il mondo esterno e quell'abbraccio fosse l'unico luogo in cui potesse sentirsi al sicuro.
«Mi dispiace di averti sommerso con i miei casini, mi dispiace...»
«Hey. Smettila. Non hai sommerso nessuno, ho scelto io di fare tutto ciò che ho fatto. Siamo coinquilini, quindi i tuoi problemi sono i miei problemi.»
Incredibilmente, Alistair accennò una risata bagnata di lacrime.
«Questa non... non c'era tra le regole per la convivenza.»
«Be', c'è da adesso. Ed è importante tanto quanto il "non entrare in casa con le scarpe sporche".»
«Quindi molto importante.»
«Importantissimo.»
Quando si separarono Griffin gli consegnò il suo disegno. «Dovresti tenerlo.»
«Oh, ma l'hai fatto tu. Devi averci messo tanto di quel tempo...»
«Sì, ma credo che fosse sempre stato destinato a te, in un certo senso. È giusto che ce l'abbia tu.»
Alistair lo accettò. Ora che era tornato in sé, Griffin notò che in lui c'era qualcosa di diverso rispetto a qualche minuto prima: era come se per tutto quel tempo avesse indossato una maschera che lo proteggeva dal mondo ma allo stesso tempo gli strappava via l'energia vitale, e ora che era andata in frantumi si sentiva nudo, esposto, ma anche... sollevato. Non doveva più fingere.
Non tentò di farlo nemmeno durante il tragitto verso casa: Alistair non disse niente agli altri ragazzi di quanto successo sulla monorotaia, e per quanto sorridesse alle loro battute e ai loro battibecchi era chiaramente più silenzioso del solito.
Loro non erano ciechi, né tantomeno stupidi. Maeve si avvicinò a Griffin e indicò Alistair con un cenno del capo, rivolgendogli un'occhiata interrogativa. Lui si limitò a farle segno di lasciarlo stare per un po'. Maeve annuì e passò il messaggio a Vicky.
Del capì da solo: dopo la conversazione avuta fuori dal teatro era quello del gruppo che più poteva intuire cosa fosse successo, e non fece domande.
Al momento di separarsi, però, Vicky strinse Alistair in un abbraccio. Come Griffin, non disse nulla.
In quel totale silenzio era quasi possibile sentire il cuore di Alistair battere all'impazzata.
☆☆☆☆☆☆
Quella notte, Griffin non sarebbe riuscito a dormire neanche se gli avessero rifilato una botta in testa.
Stava rivivendo ogni singola conversazione avuta con Alistair da quando lo aveva conosciuto, analizzandola alla luce di quanto aveva appreso quel giorno.
Ricordò l'espressione dell'amico quando aveva alzato la voce dopo che lui aveva quasi dato fuoco alla sua cucina. Ricordò la sua espressione quando pensava che lo stesse rimproverando alla pista di pattinaggio.
Era spaventato.
In quei momenti, Alistair aveva avuto paura di lui. O forse non di lui, forse temeva il fantasma di Felix, uno spettro che lo perseguitava e si nascondeva dietro ogni persona con cui interagiva.
Ora la sua reazione per quanto successo a teatro aveva molto più senso: Alistair si era ormai abituato a pensare che una dimostrazione d'affetto attraverso il contatto fisico gli avrebbe restituito solo disgusto o rifiuto, persino violenza. Felix lo aveva convinto di questo.
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La Canzone del Silenzio
Novela JuvenilGriffin Lockhart non parla mai. Né, tantomeno, esce mai dal suo piccolo villaggio. Ha trascorso la sua vita a confondersi con lo sfondo: un semplice adolescente solitario amante della musica, che preferisce la compagnia di un bel romanzo di mistero...