Non sono così

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Stinge forte e mi sfogo sulla sua spalla.

-Sei circondata da persone che sanno quando esci e quando entri, gente pericolosa che potrebbe torturati quando vuole e tu cosa fai? Disonori la tua famiglia?- lo guardo distrutta da quello che mi ha appena detto, lo guardo perché non ho parole per rispondere.

-C...cosa mi farai?- gli chiedo.

-Racconterò tutto a tuo padre-

Racconterò tutto a tuo padre, come se fosse l'unica soluzione.

-Ah...- dico esasperata e deglutendo forte.

-Un anno non mi bastava per averti, così io e tuo padre abbiamo deciso che entro due mesi si terrà il matrimonio- ammette lui mentre mi lascia e si accende una sigaretta.

-Du...due mesi? Non mi sembra un po' troppo presto? I...io non lo voglio ora-

-Non importa cosa pensi e tra l'altro cosa vorresti, ma diciamoci la verità, preferiresti stare con me piuttosto che strusciarti su un sessantenne. Non sono così cattivo ma neanche così tanto buono come potresti credere?- mi osserva malizioso.

-Non dico che sei cattivo, ma...ma- spiego con la testa abbassata perdendo le parole in bocca.

-Ti pentirai della tua esistenza dopo quello che hai appena fatto, ma sono rilassato in questo momento perché ho finito un importante accordo. Ma questa storia non finirà qui-

Si spiaccica su di me ancora molto e si avvicina alla mia faccia. L'odore di fumo invade le mia narici insieme al suo forte profumo che fa esasperare. I suoi occhi sono azzurri con macchie grigie chiari, la barba non è tanta, anzi, i suoi capelli sono tirati dietro con qualche ciocca disordinata che copre la fronte, gli anelli che porta alla mano tatuata dicono tutto. Non smetterò di dire che è bellissimo, ma inquieta molta paura.

-Il bacio della scorsa volta, esiste solo nelle favole, non credere che c'è ne saranno altri. Pensi che sia buono perché ti ho graziata- detto ciò si stacca da me e se ne va, lasciandomi qui sola affogando nella merda.

Esco lentamente asciugandomi le lacrime, quando Ginevra viene dritta da me e mi chiede dov'ero finita, gli spiego tutto brevemente e lei mi consola abbracciando. Nulla di tutto ciò mi sta piacendo.

Decidiamo in seguito di prendere un taxi e tornare all'Hotel, sono ancora le 23 quindi penso che mio padre sia al casinò e che la ramanzina mi spetterà a domani.

4h dopo

Le urla sono sempre di più e gli spari anche, l'hotel in preda al panico e la polizia non arriva.

Sono nascosta dietro una colonna del corridoio, sento uomini arrivare e parlare tranquillamente. Stringo forte la pistola che ho in mano, la stringo forte come papà mi ha insegnato. Sono in pigiama e sudo come se avessi corso una maratona.

Mi sposto dal nascondiglio e mi metto in mezzo al corridoio con la pistola puntata verso gli uomini che stanno difronte a tanti metri da me. Quando gli vedo abbasso subito la pistola e li guardo. Sono alcuni dei tanti boss mafiosi più potenti e più giovani, amici di papà e anche alleati. Insieme a loro ci sono anche le loro mogli che tengono una piccola pistola per le emergenze insieme a Valentino che sta in mezzo e primo di tutti. Faccio un passo avanti ma sento una pistola puntata dietro la mia nuca.

-Leonora Galante sta sera sarà la tua fine-

Ora vi spiego tutto.
Quando io e Ginevra tornammo all'hotel trovai mio padre incazzato con Valentino, presi la ramanzina sul posto e arrivata in camera con lui mi mollò uno schiaffo e disse che dopo questa settimana mi sarei sposata con Valentino, anche se non volevo, ma così la decisione fu.

Uscì dalla stanza con tanta furia e notai che Ginevra non era nella nostra stanza, così mi misi a cercarla in tutto l'hotel. La trovai poco dopo in una stanza a piangere mentre fissava degli uomini che avevano sparato a una prostituta. Io dalla rabbia e dalla frustrazione che provavo a causa di mio padre e di Valentino, presi la pistola che avevo tra le gambe sotto la gonna e sparai tre colpi alle loro gambe, presi Ginevra e scappammo via.

La pistola me la porto sempre in caso di emergenza, mio padre mi ha insegnato a usarla, solo che sono sempre una foglia che trema e ho paura ad usarla. Questa volta è stata la mia rabbia a occuparsi di tutto. Presi Ginevra e ci recammo alla nostra nostra stanza. Sapevo quello che avevo fatto, non gli avevo uccisi, ma ho dato inizio a una guerra. Mi cambiai e mi misi subito a letto, dormire aiuta a dimenticare solo per poco tempo, ma aiuta a dimenticare.

E ora mi trovo in mezzo a una sparatoria.

-Brava Leonora, la fragile bambina ha imparato a sparare- poco dopo apparse mio padre, con la faccia tesa, arrabbiata, triste e sudata.

-Lasciala! Michele, te ne pentirai se lo farai- chiusi per due secondi gli occhi e mi girai, gli tirai la mano con tutta la mia forza nonostante sia grosso, grosso per tutta la merda che mangia e poi gliela giro dietro la schiena. Prendo la pistola e gli sparo alla spalla.

-Figlio di puttana, non sai con chi hai a che fare- sputo sudore.

-S...so con chi ho a che fare!- geme l'uomo dal dolore.

-Sei la figlia di Salvatore, me lo potevo aspettare!- urla come se fosse una minaccia.

Mi sistemo in posizione eretta e giro la testa per poi alzarla, fisso la lampada, mollo la pistola e cado a terra sulle ginocchia mentre il mal di testa aumenta, ritorno a ragionare e mi accorgo quello che ho appena fatto. Non ho ucciso nessuno, ma per carità... non sono così.




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Angolo Autrice:

La vostra opinione è importante, per sapere se la storia sta andando per il verso giusto. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate nei commenti.

Correggetemi se trovate errori di comprensione o di grammatica.

Se ne avete voglia potete lasciare anche una stellina di ricompensa

Bacettoni Sara

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𝑀𝑎𝑓𝑖𝑎: 𝐹𝑖𝑛𝑜 𝑎𝑙𝑙'𝐸𝑡𝑒𝑟𝑛𝑖𝑡𝑎̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora