Prologo

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Sorrisi e lacrime dispersi tra frammenti di cristallo,
Calde note di vita alla mente ormai celati,
Tra le braccia dell'oblio per sempre addormentati.



Il feto umano già dalle prime settimane di gravidanza riesce a percepire sensazioni e stimoli. All'inizio sono  sfocate e indefinite diventando poi, con l'avanzare del tempo, sempre più distinte e chiare. Durante lo sviluppo, acquisisce capacità motorie e sviluppa e acutizza i cinque sensi. Riesce quindi a piegare le dita, a stringere i pugni e a sentire il dolore, riconosce i suoni che lo circondano e intravede la luce che filtra dal pancione. Il suo piccolo cuoricino diventa sempre più forte, riuscendo a pulsare a 120 battiti al minuto. Infine, quando raggiunge la quarantesima settimana circa, annuncia al mondo il suo arrivo, urlando con tutto il fiato che i suoi piccoli polmoni riescono a reperire. Se avesse dovuto spiegare a qualcuno la sua esperienza, l'avrebbe paragonata a quella del feto. Come quel piccolo essere, non aveva coscienza di se stessa: era immersa nel buio più totale, all'interno di un mondo ovattato e silenzioso, dentro il quale né il freddo, la fame o la stanchezza potevano infastidirla. Non aveva sentore del suo  corpo, non sentiva la massa muscolare né i battiti tumultuosi del cuore. Semplicemente non esisteva. Con il passare di giorni tutti uguali, iniziò a provare degli stimoli inspiegabili e naturali.  Di li a poco riuscì a muovere gli arti. Semplici movimenti, come il chiudere e aprire le mani, sbattere le ciglia o arricciare il naso. Ma ancora non percepiva se stessa, la sua coscienza, la sua volontà; era ancora rinchiusa nella bolla silente. Iniziò poi ad avvertire una serie di disturbi, più o meno molesti. Alcuni di essi capì che provenivano dalla sua persona, ed erano quali sporadici e simili dei gorgoglii e quali regolari e ovattati e l'accompagnarono nella sua attesa, cullandola con dolcezza. Furono quelli forti e confusionari, provenienti da una realtà estranea alla bolla, che invece la infastidivano parecchio, facendole storcere la bocca. Non riusciva a capire cosa fossero, a cosa servissero quei continui fastidi che le percuotevano le orecchie. Questi, dopo poco, divennero più tenui e scanditi e non più molesti. Divennero suoni. Tra i tanti, due di loro aveva imparato a riconoscere e ad amare. Uno era molto dolce e delicato e l'altro, invece, era più basso e profondo e le dava un senso di rilassamento. Imparò anche due suoni ritmici che le venivano  ripetuti. Uno di questo era Mamma  l'altro Ti amo. Malgrado però non ne capisse il senso, li trovava comunque piacevoli. Poi un giorno  il nulla si diradò lasciando trapelare un piccolo bagliore che divenne  sempre più terso. Schizzi di colori vivaci ma sfocati le balenavano agli occhi, muovendosi in modo confuso e quasi isterico. Anche in quel caso ne fu infastidita, poiché non riusciva a determinarne i contorni netti e precisi. Poi prese coscienza di se stessa; avvertì il senso di freddo, di paura e iniziò a chiedersi chi fosse e che cosa stesse facendo li. Divenne essere. L'istinto primordiale allora prese il sopravvento e si apprestò ad annunciare al mondo il suo arrivo. Inspirò a pieni polmoni l'aria asettica che la circondava e, con tutta la potenza della sua gola, urlò. Urlò così forte e con così tanta disperazione, che il dolore che provò la fecero piangere.  I suoni divennero gravi acuendosi mano a mano che le si avvicinavano, spaventandola  e istigandola in movimenti pesanti e convulsi. Sentì tante tipologie di compressioni su di lei, quali decise quali incerte. Fu una pressione leggera che le si posò sul braccio, unita alla gentilezza di una voce , che la fecero acquietare a poco a poco. Quel suono la rassicurò e la cullò, facendo rallentare la cavalcata del suo cuore e stabilizzando il respiro affannato. Quel giorno, sarebbe presto diventato uno dei giorni più memorabili nella storia dell'umanità, e nella storia della sua famiglia.  Beatrice Rossetti, la ragazza il cui destino era quello di rimanere per sempre tra le braccia dolci di Morfeo, per passare forse tra quelle fredde del dio Ade, nacque per la seconda volta.


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