Capitolo 2.2-Laura

181 42 89
                                    

I primi giorni di convivenza furono  pesanti  per la povera Laura. La zia non faceva altro che punzecchiarla ogni qual volta che la incontrava sulla sua via. Una volta aveva avuto da ridire sul suo stile. « Spero sinceramente che non andrai a insegnare a quelle povere creature conciata come tuo solito!» l'aveva punzecchiata Giulia.

«Non ti preoccupare, ho già provveduto» le aveva risposto, serrando la mascella e sollevando gli angoli della bocca in un sorrisetto ipocrita.

In effetti, il suo stile non si addiceva molto a un insegnante di scuola primaria. I capelli a "porcospino", come li aveva chiamati Bice, forse non avrebbero turbato quelle dolci e innocenti creature. Ma dubitava che le borchie, i piercing all'orecchio e il trucco pesante potessero andar bene. Così si era vista costretta suo malgrado, a sfoggiare la collezione dai modelli classici che la madre le aveva costretto a prendere.

«Sembro la signorina Rottermeier» pensò, mentre richiudeva a malincuore i bottoni di una camicia dal motivo floreale, pronta per affrontare il primo giorno di lavoro.

Un'altra volta Laura aveva avuto la brillante idea di rispondere male a Giulia.

«Sai, dovresti essere più gentile! Dopotutto io e tuo zio ti stiamo ospitando in casa nostra e paghiamo le bollette della luce e dell'acqua che anche tu usi.»

In quel caso, sapendo che aveva ragione, fu costretta a mordersi la lingua.

Quando lo zio aveva saputo che aveva trovato lavoro nella sua stessa città, aveva subito insistito perché lei andasse a stare da loro. «Abbiamo una camera libera e poi a Bice farebbe bene avere un po' di compagnia».

Lei, sapendo dell'odio incondizionato che Giulia provava nei suoi confronti, avrebbe voluto volentieri declinare l'invito. Visto però  che non possedeva ancora uno stipendio, e quindi i soldi necessari per una caparra e spese varie, si era vista costretta ad accettare.

Decise però che, se voleva avere una convivenza civile con la zia, avrebbe dovuto mettere subito le cose in chiaro. Se c'era una cosa di cui andava fiera, era il suo carattere forte e testardo e non aveva intenzione di farsi mettere i piedi in testa né dalla zia né da nessun altro. L'occasione capitò a metà settembre.

L'autunno era alle porte e già le prime foglioline degli alberi del viale del quartiere stavano tingendosi dei brunastri colori autunnali. Mentre tornava da lavoro, Laura si fermò per ammirare le tante tonalità di marrone rossiccio, respirando la pulita e fresca aria autunnale. Il suo stato di beatitudine fu subito messo da parte nel momento in cui rimise piede in casa. Infilata nella toppa la chiave che lo zio le aveva dato, non ebbe il tempo di far scattare la serratura che questa venne aperta di scatto, facendola sussultare.

Vide Giulia sorriderle radiosa, con tanto di rughe accentuate intorno agli occhi e alla bocca, ma non appena realizzò che non si trattava della figlia quel sorriso zuccherino si tramutò in una smorfia. «Ah, sei tu» disse sollevando gli occhi al cielo e spostandosi per farla entrare.

«Perché, chi credevi che fosse?» chiese infastidita, togliendosi la giacca e poggiandola sull'attaccapanni accanto alla porta.

« Beatrice» disse semplicemente voltandosi per andare via.

«Dov'è andata?»

«Oggi aveva la seduta dallo psicologo» rispose senza voltarsi, come faceva sempre quando parlava con lei.

«Psicologo?»

«Sì, sta cercando di sbloccarle la memoria. Se hai finito di farmi l'interrogatorio, torno di la. Ho faccende più serie da sbrigare»

Formatting ( ricordati di noi)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora