Capitolo 25-Perchè lui preferisce lei a me?

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Beatrice scese dall'autobus respirando l'aria fresca. Devo decidermi a prendere la patente, pensò togliendosi la giacca e rimanendo con una maglietta a maniche lunghe rossa e sistemandosi il ciuffo dietro le orecchie.

Una volta ripresasi, iniziò la marcia verso la galleria. Non mancò di lanciare un'occhiata al fioraio nella speranza di intravedere Simone e magari trovare il coraggio di andare a parlargli. Vide un ragazzo  rannicchiato, intento a sistemare dei vasi proprio fuori dal negozio. Era alto, dai lunghi capelli scuri e il fisico impostato. Pensando che fosse Simone il cuore le fece un capitombolo. L'entusiasmo però si sgonfiò quando si girò rivelando di non essere il ragazzo che cercava. 

Scosse la testa, doveva rimanere concentrata, ed entrò nella galleria. Ad accoglierla questa volta non fu il pittore, con la sua solita espressione sorniona dipinta in  viso. Un rugoso anziano ricurvo, dalle labbra cascanti e dalle grandi orecchie a sventola, dalle quali usciva un'antiestetica peluria grigia,  la fissò arcigno.

Avvertì una certa soggezione nel vedere quel pezzo di antiquariato che la guardava. «Buongiorno» salutò proponendo il suo sorriso più gentile «Sto cercando Dante. E' qui?»

Nel sentire il nome dell'artista, il vecchio fece un grugno seccato e storse il labbro rinsecchito «Sta lavorando!» rispose con voce catarrosa mantenendo un atteggiamento burbero e distaccato «Lei chi è?»

«Sono una sua.....amica» disse lei sempre più intimorita da quello sguardo bieco.

«Ah si? E da quando in quando quello ha amici? Che fai, vai a letto con lui?» sputò arrogantemente.

«Eh?» chiese lei diventando paonazza per il poco garbo dell'uomo.

«Senti, per quanto mi riguarda tu e quello là potete fare tutto quello che vi pare, ma non voglio che venga importunato durante le ore di lavoro. Sono stato chiaro?» urlò sputacchiando copiosa saliva per l'impeto che ci aveva messo a urlare quelle parole burbere.

Se al posto di Beatrice in quel momento ci fosse stata Laura,  quel vecchio burbero sarebbe stato assalito da un violento turpiloquio che lo avrebbe lasciato di stucco,  e gli avrebbe fatto cascare la dentiera giallognola a terra. Beatrice, che al contrario aveva un indole più gentile e sottomessa con gli estranei, tranne che con Dante,  si limitò  ad abbassare la testa, dispiaciuta per essere stata definita una poco di buono. Senza neanche salutare quell'isterico pezzo di legno secco, uscì dal negozio.

Vecchio idiota, pensò riprendendo una buona dose di stizza e guardando attraverso la vetrina il vecchio che ancora la fissava tutto incartato, in quella maschera di rughe.

Di nuovo  portò la sua attenzione verso il fioraio, del ragazzo che aveva visto non c'era più l'ombra . Chissà chi era? Non l'ho mai visto prima, si domandò avanzando  frastornata verso la fermata dell'autobus.

Alle sue spalle la porta della galleria si spalancò di colpo con un tonfo sordo e un trafelato Dante la richiamò. «Ehi mia dolce musa fermati».

Lei si voltò guardandolo furente e per la prima volta lui sembrò davvero spaventato nel vedere la furia che era diventata. «Che vuoi?» ringhiò Bice.

«Mi dispiace il signor Valdo non è un tipo socievole» le disse avvicinandosi a lei.

«Me ne sono accorta» rispose secca lei incrociando le braccia.

«Volevi qualcosa? Forse un altro bacio?» le domandò, per smorzare quel clima di tensione che aleggiava nell'aria.

«Non dire fesserie! Volevo chiederti una cosa ,ma quel vecchio tronco mi ha assalita scambiandomi per un delle tue amichette a quanto pare»

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