Capitolo 74- Remember me

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Nei mesi successivi, Virgilio cercò in tutti i modi possibili di avvicinarsi a Beatrice, facendo attenzione a rimanere celato alla vista del padre e di Giulia. Il lavoro che svolgeva gli permise di trasferirsi nella cittadina marina, continuando a risiedere nell'appartamento in "Via delle camelie", e poter lavorare da lì. Quando Beatrice poi fu dimessa dall'ospedale capì che se voleva avvicinarsi a lei, non solo doveva avere un aiuto, ma cercare anche di camuffare il suo aspetto, dato che i suoi capelli rossi di certo non lo aiutavano. Alla fine Dio, o qualcuno che si era dispiaciuto per quell'anima sofferente, gli offrì una mano d'aiuto.

A giugno Laura lo chiamò, informandolo che aveva ottenuto un impiego come maestra in una scuola primaria e che lo zio, non appena appresa la notizia, aveva insistito affinché lei si trasferisse da loro, così da fare compagnia a Beatrice. In quel momento Virgilio fu preso da un pressante dilemma: dire tutto a Laura avrebbe voluto dire esporsi, o meglio, rivelare a una terza persona del suo amore incestuoso. Anche se si trattava di Laura, sapeva che sarebbe stato difficile convincerla ad aiutarlo.

Più e più volte si era trovato a chiamarla deciso a rivelarle la verità, ma poi aveva  riattaccato subito. Alla fine aveva capito che era necessario che Laura sapesse. Lei come infiltrata, avrebbe potuto agire indisturbata e non solo aiutare Beatrice a non incappare ancora una volta nelle grinfie della madre, ma l'avrebbe aiutato a incontrarla.

Lei era essenziale.

Salì in macchina e viaggiò verso la città, raggiungendo Laura che lo aspettava in centro.

Se Laura, non appena ritrovato il cugino lo aveva accolto con uno sguardo bonario, sentite le sue parole si mostrò molto sconcertata e incredula. Per un attimo credette di aver sentito male, ma vedendo la composta serietà del cugino, fu sicura di aver sentito bene e se ne andò sconvolta.

Virgilio le corse dietro chiamandola a gran voce, ma lei non accennò a fermarsi fin quando, dopo parecchi isolati, non raggiunsero l'appartamento dove abitava.

Virgilio la vide che armeggiava con le chiavi di casa e l'agguantò per il braccio. «Laura ti prego» la supplicò.

Lei però non aveva la minima intenzione di starlo a sentire. Strattonato il braccio che lui le stringeva saldamente, entrò nell'androne e salì subito in ascensore.

«Accidenti» ringhiò rabbioso, correndo per le scale e arrivando al pianerottolo del terzo piano boccheggiante.

Laura ancora una volta era ferma a infilare le chiavi nella serratura e questa volta, lui non era certo intenzionato a farsi sbattere la porta in faccia.

«Laura ti prego, ti prego ascoltami» le chiese con un disperato tono supplichevole che rimbombò nella tromba delle scale.

Conoscendo bene il cugino, Laura sapeva bene che, se lo avesse lasciato fuori, avrebbe scatenato il putiferio, attirando l'attenzione dei vicini. Entrò a passo svelto nell'appartamento, lasciando la porta aperta per farlo entrare, entrando nel soggiorno di fronte all'entrata.

«Laura» la richiamò Virgilio entrando nell'appartamento e richiudendo subito la porta.

«No» urlò furente Laura lanciando la borsa a terra e guardando il cugino.

«Ti prego Laura ascoltami»

«No, Virgilio è una scemenza e tu lo sai bene» .

«Laura ti prego, dammi la possibilità di spiegare...»

«E che cavolo dovresti spiegarmi!? E' una cosa insana e immorale»

«Laura dannazione, io la amo» tuonò Virgilio, sentendo la stessa scarica di rabbia che lo aveva percorso durante il colloquio con il padre.

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