Capitolo 4

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Wax

Avevo sempre detestato il fatto che qualcuno potesse costringermi a fare qualcosa che non volevo. Ma se c'era una cosa che detestavo di più di questo, era essere costretto a fare i bagagli e a prendere un volo di sola andata dall'India per Roma. Qualche ora dopo la telefonata di Federica, e nel bel mezzo della notte, la mia camera era stata invasa da un numero non specifico di uomini –del tipo Man in Black, e dopo trenta minuti di irruzione, le mie valige erano chiuse e pronte per la partenza. Io ero rimasto a fissare la scena sbalordito: non avevo davvero nessuno scampo. Probabilmente quella sera avevo imprecato più volte di quanto avessi mai potuto fare in vita mia.

Non potevano realmente costringermi a fare una cosa del genere.

Quando avevo espresso questo mio pensiero ad alta voce, gli uomini in giacca e cravatta –chi indossa giacca e cravatta in India? - mi avevano fissato in silenzio e poi avevano deciso beatamente di ignorarmi. Provai a telefonare Federica più di venti volte, ma ad un certo punto la signorina aveva deciso di spegnere il telefono e di non farsi più viva. Alla fine, costrinsi me stesso a calmarmi e a trovare una soluzione a modo mio.

Avrei potuto fuggire dal balcone, se solo la mia camera non si fosse trovata al settimo piano di un edificio altissimo. Per un momento pensai che rompersi qualche osso non fosse poi così male rispetto a quello che sarebbe potuto succedere so fossi tornato a casa. Ma poi mi convinsi, con buon senso, che era una follia.

Poi, l'illuminazione: decisi che avrei comprato un biglietto per qualche altro paese asiatico, tipo il Giappone, la Corea del Sud o magari l'Indonesia. Chi mi avrebbe mai trovato a Bali? Sarebbe stato un piano perfetto se solo non avessi scoperto, durante il momento del pagamento, che mi erano state bloccate tutte le carte di credito in mio possesso. Capì di essere spacciato solo quando nemmeno il manager riceveva i miei messaggi; la signorina Andreani non solo mi aveva lasciato senza nessun soldo, ma si era anche premurata di farmi sapere che aveva licenziato metà del mio team. Senza nemmeno chiedermi il consenso.

Non avendo più nessun piano ideale, ed essendo ormai troppo stanco per combattere contro quella mosca fastidiosa del mio 'co-capo', fui costretto realmente a partire. Salutai Priyanka e tutto il lusso di quell'hotel che era diventato ormai casa mia, poi un istante dopo ero già sul mio posto dell'areo a guardare fuori dal finestrino sperando che quelle dieci ore di volo non passassero mai.

Avrei voluto solo rimanere sospeso lì in cielo, tra le nuvole bianche e pure senza mai tornare a toccare la terra sporca sotto di me.

Cercai di riposarmi e di recuperare qualche ora di sonno che mi era stata tolta bruscamente, ma ciò non impedì al jet lag di colpirmi ancora più forte arrivato a Roma. Appena uscito dall'aeroporto mi diressi verso la stazione dei taxi, volevo solo tornare a casa e dormire. Ero stremato: era successo tutto così velocemente che feci anche fatica a riconoscere Roma e le sue strade. Ma prima che potessi chiamarne uno, sentì qualcuno urlare il mio nome.

Mi voltai dietro di me e notai una signora ferma davanti ad un autovettura nera. Aveva in una mano un cartello stropicciato con scritto il mio nome, mentre agitava l'altra per attirare probabilmente la mia attenzione. Mi guardai intorno, credendo per un attimo che non stesse facendo riferimento a me, ma chi poteva mai trovarsi all'aeroporto in quel momento e chiamarsi Wax?

Esitai prima di avvicinarmi: dopo quello che era successo, non mi fidavo di salire in un auto gigante dai finestrini scuri e con una strana donna paffutella che stava continuando a chiamarmi. Poi pensai che, anche se fossi scappato a gambe levate e fossi salito su camion chiedendo un autostop, mi avrebbero sicuramente trovato e portato a calci in culo in sala registrazioni a produrre una canzone che non esisteva. Così, sbuffando e maledicendo ancora una volta la mia vita di merda, mi diressi verso di lei; pareva davvero felice ed emozionata di vedermi il che mi provocò una strana sensazione di gratitudine che pensavo aver dimenticato.

THE STAR-(LOVE) SYSTEM - Waxelina AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora