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Necessità.

Jungkook si svegliò con un braccio legato alla vita di Alya- sì sentiva ancora stanco. Aveva gli occhi semiaperti e impastati dal sonno, la spalla gli faceva male e aveva necessità di bere un bicchiere d'acqua. Guardò Alya fianco a lui per poi ritirare immediatamente il braccio- non aveva mai dormito con una ragazza a parte sua sorella maggiore, si sentiva in imbarazzo e fuori luogo.
— Alya?
La chiamò per poi poggiare una mano sulla spalla- lei si voltò verso di lui con gli occhi chiusi e le guance rosse.
— Buongiorno, sì, sono sveglia. Che ora è?
Jungkook allungò il braccio prendendo il suo cellulare sul comodino.
— Mancano due ore all'inizio delle lezioni.
— Ah, va bene... se vuoi fare una doccia prendi pure ciò che ti serve dall'armadio, ho molti tovaglie...
Jungkook annuì col capo per poi alzarsi- aprì la finestra notando la strada che vi era sotto. Com'era possibile che di notte fosse pauroso a passare da lì? Sembrava una via tranquilla.
Smise di interrogarsi tornando a guardare la stanza seguendone con gli occhi il perimetro.
— Vado.
— Jungkook.
— Sì?
— Ti ringrazio...
— Non preoccuparti, l'ho fatto con piacere.
Si diresse in bagno dopo aver preso delle tovaglie dall'armadio esattamente come Alya gli aveva detto di fare. Si lavo velocemente per poi guardare la sua immagine riflessa nello specchio. Era molto pensieroso- non sapeva cosa dire e cosa fare.
Subito dopo di lui entrò Alya e una volta pronti i due iniziarono a camminare verso l'università- il silenzio persisteva fra i due nonostante ci fosse mille cose di cui parlare. Da un lato Alya sapeva che Jungkook avesse qualcosa da dirle riguardo la notte scorsa e lo stesso valeva per lui. Jungkook pensava che Alya potesse dirgli di più riguardo quella via, magari aveva notato altro, qualcosa di ancora più losco.
I due entrarono al solito bar prendendo un cappuccino e un bicchiere di latte da portare via per poi sedersi sulla panchina del parco vicino all'università.
— Alya, ho bisogno di parlarti di una cosa seria, in realtà ho delle domande. — disse con tono preoccupato. — Dimmi, cosa c'è che non va?dici questo perché hai qualcosa da dirmi riguardo ieri sera, vero? — rispose Alya, notando subito il tono serio dell'amico.
— A dire la verità sì, ho notato qualcosa di molto strano ma non ti ho detto nulla per evitare che tu potessi agitarti. Penso che sarebbe meglio se ti trasferissi in un'altra casa. Magari potremmo cercare un posto più sicuro, posso aiutarti.
Il tono di Jungkook era apprensivo, Alya lo guardò con un pò di perplessità, non aveva mai notato nessun tipo di pericolo nelle strade vicino alla sua casa. Ultimamente erano accadute quelle cose strane ed era vero ma prima di quello non era mai accaduto nulla. — Jungkook, non mi sembra che ci siano problemi. Ho camminato per queste strade decine di volte ed è sempre stato tranquillo. Avevo solo paura per quelle brutte sensazioni di cui ti parlavo, che qualcuno mi stesse seguendo. Hai qualcosa da dirmi? — rispose, cercando di tranquillizzare l'amico. Ma sapeva benissimo che non ci sarebbe riuscita, sapeva bene che ci fosse qualcosa e stava aspettando che glielo dicesse.
— Lo so, ma non c'è mai troppa sicurezza.
Ribatté Jungkook notando Alya aggrottare la fronte.
— Dimmelo, Kook. Che cos'è successo ieri? C'era davvero qualcuno alla porta?
— Sì, accidenti. C'era davvero qualcuno e ho davvero il presentimento che possa accadere qualcosa di terribile.
In quel preciso momento il telefono della ragazza squillò.
— Aspetta un secondo, non conosco questo numero. Pronto?
"Ciao, sono la mamma di Diana. Tu sei Alya, la sua coinquilina."
— Sì, sì... buongiorno, mi dica pure.
"Sai per caso se Diana é rimasta a casa e le si è rotto il telefono? Mi aveva mandato un messaggio dove diceva che il suo te telefono si fosse rotto cadendo dalle scale di casa."
— Scusi, Diana non è lì con lei?
"No, doveva tornare da un bel po' di tempo. Pensavo fosse rimasta lì, stavo aspettando sue notizie."
— Signora, Diana non c'è... non torna a casa da un bel po'.
Jungkook impallidì- pensò immediatamente a Jimin. Ecco perché era così ansioso di sapere se Diana fosse a casa o meno, Diana non gli aveva più risposto. Attese che Alya chiuse la telefonata per poi guardarla con occhi sbarrati.
— Alya? Cosa significa?
— Diana... ecco... era la mamma di Diana, dice che Diana non è mai tornata a casa. Pensava fosse ancora con me...
— Chiediamo a Jimin?
— Non credo che Jimin possa saperne qualcosa, lui ieri ha detto che voleva sapere se Diana fosse tornata a casa.
Jungkook pensò sempre di più al fatto che Alya non dovesse tornare a casa quella sera. C'era qualcosa di strano sotto, pensare che le potesse succedere qualcosa era una sensazione troppo forte da digerire, doveva aiutarla.
— Ascoltami, io non abito molto lontano da qui, c'è un autobus che mi lascia proprio fronte casa. Ti andrebbe di venire a stare da me per un po'?
— E come dovrei fare? Ho tutte le mie cose a casa mia... e poi, non voglio darti alcun disturbo.
— Mi darai disturbo se continuerai a stare in quella casa da sola, specialmente dopo che la tua coinquilina è scomparsa.
— Non è... scomparsa, le si sarà rotto il telefono alla fermata del bus, forse ha incontrato un'amica...
— Vuoi proprio negare l'evidenza delle cose, vero?
Alya sospirò rumorosamente. Jungkook aveva dannatamente ragione ma non voleva in alcun modo farsi vedere "in pericolo", come una ragazzina che aveva bisogno di essere aiutata. Si sentiva misera, come qualcuno che non meritava la compassione, qualcuno che doveva rimanere sola per evitare di essere vista "penosa".
— Non nego nulla... ascolta...
— Posso dormire di nuovo a casa tua?
— Di nuovo?
— Posso farti compagnia, sei da sola.
— V-Va bene.
— Organizziamoci così: adesso torno a casa, tu entra, segui le lezioni e ci incontriamo all'uscita come ieri, va bene? Vado a prendere alcune cose che mi servono.
— Va bene, anche se non è necessario.
— Vengo a dormire da te per studiare gli appunti che non potrò prendere oggi, ti piace di più detto così?
Alya rise per poi annuire col capo. Jungkook le poggiò una mano sulla spalla per poi farle cenno di entrare; una volta solo afferrò il telefono per poi cercare la chat con Jimin.
"Dobbiamo parlare."
"Buongiorno, di cosa?"
"Quando è stata l'ultima volta che hai visto Diana"
"Una settimana fa. Perché?"
"Avete messaggiato?"
"Anche, dopo esserci visti. Mi aveva detto che stava entrando in treno e che non avrebbe preso la linea."
Jungkook passò una mano fra i capelli per poi dirigersi alla fermata dell'autobus. Una volta dentro prese il posto avanti fissando lo spazio fuori dal finestrino. Jimin non sente Diana da una settimana e ormai da quattro giorni Alya viene seguita da un tizio indefinito in strada. Perché sto pensando a scene che esistono solo nei telefilm? Scosse il capo per poi guardare avanti a sé. Diana deve aver avuto qualche contrattempo e tutta questa storia non c'entra proprio nulla con la situazione di Alya. Ma perché non contattare sua madre? Sarà davvero da una amica? Non ricorda il numero della madre? È impossibile. Si torturò la testa fino alla fine del viaggio, provava a non pensarci ma l'unica conclusione che lui e le sue paura avevano raggiunto era che qualcosa non quadrava e che una parte di lui non volesse per alcun motivo lasciare Alya tornare a casa da sola.

Mentre Jungkook si tormentava con quei pensieri paurosi Alya stava invece camminando lungo i corridoi dell'Università. Avrebbe preso appunti per l'intera giornata e poi avrebbe aiutato Jungkook a trascriverli. Ciò che era accaduta la notte scorsa l'aveva un po' turbata ma non poteva far altro che evitare di pensarci- non avrebbe concluso nulla continuando a martellarsi il cervello, tanto aveva già capito che Jungkook avesse ragione.
— Ciao, scusa.
Si fermò un attimo voltandosi verso un ragazzo.
— Piacere, sono nuovo... non riesco a trovare l'aula A18... potresti aiutarmi?
Occhi grandi, labbra carnose e zigomi leggermente arrossati. — S-Sì... — portava un orecchino all'orecchio sinistro, brillava sotto la luce del sole.
— Potresti accompagnarmi? Comunque il mio nome è Hyunshik.

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