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Jungkook annuì, il peso della situazione pesava sulle sue spalle. — Sì, forse è meglio aspettare e cercare di chiarire le cose quando saremo da soli. Ma la verità è che mi sento confuso, Jimin. Vorrei che tutto fosse più semplice.—  Jimin posò una mano sulla spalla di Jungkook, cercando di dargli un po' di conforto. — Capisco come ti senti, Kook. L'amore può essere complicato, ma se ci sono sentimenti veri tra voi due, sono sicuro che troverete un modo per affrontare questa situazione. Non so cosa passi nella sua testa, ma nella tua di testa so che c'è qualcosa di ben definito... — Jungkook espirò profondamente, cercando di placare l'agitazione che sentiva dentro di sé. — Grazie, Jimin. So di poter contare su di te. E anche se le cose sono complicate, non posso fare a meno di essere grato per i momenti speciali che ho con lei.—  Jimin sorrise comprensivo. — È così che funziona l'amore, Kook. Ci sono alti e bassi, momenti di gioia e momenti di incertezza. Quello che conta è come affrontiamo tutto questo insieme. Cose che non ho evidentemente considerato quando stavo con Diana...  — I due amici si guardarono negli occhi, una connessione profonda tra di loro. Era proprio in momenti come questi che il loro legame si rafforzava, che potevano contarsi l'un l'altro senza riserve.
— Promettimi una cosa, Kook — disse Jimin con serietà. — Promettimi che ti prenderai il tempo per parlare con lei, per capire cosa vuole davvero e cosa vuoi tu. Non lasciare che la confusione prenda il sopravvento. Te lo dico per esperienza personale.... — Jungkook annuì, grato per le parole sagge di Jimin.
— Lo prometto, Jimin. Cercherò di affrontare questa situazione con chiarezza e rispetto, sia per me stesso che per lei. Grazie per esserci sempre per me. Ci sarò sempre quando tu avrai bisogno di me. Non pensare che io mi sia dimenticato che questo sia il tuo momento difficile...
Jimin sorrise, stringendo la mano di Jungkook. — Siamo amici, Kook. E continueremo ad esserlo, indipendentemente da ciò che accadrà. Sappi che puoi sempre contare su di me, perché anche io come te, ti voglio bene.
Jungkook rise, gli sembrava strano quanto troppo e poco tempo fosse passato al tempo stesso. Da tanto conosceva Jimin, da poco conosceva quel suo lato fragile; da tanto conosceva Alya e da troppo poco conosceva quel suo lato confuso che la rendeva vulnerabile e sfuggente al tempo stesso.
— Sai cosa penso? Se Diana dovesse ritornare come se nulla fosse, mentre magari è da qualche parte con qualche altro ragazzo, tu dovresti rifiutarla. Dovresti dirle le cose per come stanno e lasciarla andare.
— È quello che ho intenzione di fare, Jungkook.
— Sono contento allora che tu abbia preso già questa decisione.
— C'è solo una cosa che mi impedisce di farlo: il dubbio che sia davvero sparita volutamente.
— Che intendi?
Jimin sospirò rumorosamente. Aveva avuto molto tempo per pensare, molto tempo per riflettere su tante cose e adesso era il momento di parlarne con il suo migliore amico.
— Diana non sarebbe sparita così, Kook. L'ho realizzato adesso... perché non dire nulla? Perché non avvertire sua madre? C'è qualcosa di strano, qualcosa di molto strano...
— Percepisco questo tuo sentimento. È la stessa cosa che ho provato anche io e che ha sicuramente provato Alya. Loro erano amiche, ricordi? Perché non dirle nulla?!
Jungkook portò gli occhi al cielo- era impensabile che le fosse successo qualcosa. Come sarebbe accaduto? Perché? Perché proprio a lei?
— Voglio pensare che sia solo una grande stronza.
— Se così non fosse, Kook, rimarrò per sempre con tante domande senza risposta.
Poi un messaggio sul cellulare attirò l'attenzione di Jungkook: era Alya. Afferrò il telefono e aprì la conversazione leggendo il tutto con la fronte corrucciata e sguardo scocciato.
— Alya dice che andrà a casa di Hyunshik dopo l'università. — gli occhi di Jimin tornarono seri, era come se qualcosa non gli stesse andando a genio. — Così? Come mai? — domandò poi sentendo gli occhi di Jungkook addosso.
— Non lo so, Jimin.
— Che cosa devono fare?
Immediatamente l'amico si alzò iniziando a camminare verso l'entrata della struttura così costringendo Jimin a seguirlo. Sapeva che Jungkook fosse già abbastanza infastidito da Hyunshik e sapeva anche che la situazione fra lui ed Alya non era delle migliori- aveva paura che potesse perdere il controllo di sé. Una cosa che non era assolutamente fra le sue corde ma che sicuramente potesse accadere.
— Jungkook, allora? Dove stiamo andando?
— Da Alya.
— Jungkook, non fare nulla di scemo.
Una volta entrati in sala studio i due si imbatterono in Alya e Hyunshik. Jungkook si avvicinò a passo deciso verso di lei mentre Jimin si affrettava a stargli dietro. Era difficile riuscire a far cambiare idea a Jungkook; nonostante le innumerevoli critiche ricevute lui non aveva mai tenuto in considerazione l'idea di non frequentare quella ragazza. In questi casi in cui nella sua testa esisteva già un obiettivo da raggiungere era ancora più difficile fermarlo.
— Alya.
Disse subito trovandosi gli occhi di Hyunshik addosso.
— J-Jungkook? Dimmi... che velocità...
— Potremmo parlare un attimo?
Jimin incrociò le braccia osservando il comportamento di Hyunshik- quest'ultimo era seduto fronte ad Alta a braccia conserte e stava ridacchiando in silenzio. I suoi occhi oscillavano fra Jungkook e Alya- era chiaro che stesse provando a captare qualcosa fra i due, come il dissenso di Jungkook nel lasciare andare Alya a casa sua. Era come se stesse aspettando il momento giusto per fare qualcosa, per dire quell'ultima parola sbagliata che avrebbe potuto scatenare una rissa.
Come può Diana avere una foto con te? Pensò Jimin incupendo la sua espressione calma e pacata. Era come se stesse trattenendo le mille domande che aveva nel cervello.
— Di cosa?
Rispose Alya allargando gli occhi. Jungkook le porse una mano ma lei la respinse alzandosi direttamente. Si allontanarono tutti e tre; Jimin restò a controllare l'espressione divertita e soddisfatta di Hyunshik mentre Jungkook si concentrava sul dialogo.
— Perché dovresti andare a casa sua...?
— Perché è necessario per sapere in che rapporti fosse lui e Diana.
— Non potete prendere un caffè al bar? Andare a qualche parte?
— Insomma, mi stai chiedendo di non andare a casa sua?
— Esattamente.
— No, non è possibile. Sembrerebbe strano, no? E poi, che scusa dovrei inventarmi?
— Non dovresti inventare nulla, perché dovrebbe essere normale per te dire che...
— Dire cosa?
Un silenzio tombale si intrufolò nella loro conversazione lasciando Jungkook un pò titubante sul continuare.
— Nulla, Alya.
— Ti prometto che appena saprò qualcosa in più non lo frequenterò più. Va bene? Forse ho capito cosa volevi dire, ti ringrazio per non averlo detto. Sai come mi sento a riguardo e quanto adesso io sia scossa da tutto...
— Mh, ok. Puoi però tenere il cellulare acceso?
— Certo! In realtà... posso confidarti che c'è qualcosa di strano in lui...?
— Tipo...?
— Tipo oscuro, non saprei spiegarti adesso. Ma sarebbe meglio se tornassi al mio posto ora, che ne dici? Tanto.. ci vediamo stasera.
— Posso sapere dove abita? Per favore.
— Ti invierò l'indirizzo.
Quando finirono di parlare Alya tornò semplicemente a sedere lasciando Jungkook e Jimin fermi in piedi a scambiarsi sguardi infastiditi. Uscirono poco dopo percorrendo il corridoio che portava alla caffetteria dell'università lasciandosi alle spalle tutte le brutte sensazioni provate.
— Mi invierà l'indirizzo.
— Dobbiamo seguirli.
— Jimin?! Poi dici a me di non fare qualcosa di scemo!
— Lui non mi piace, Jungkook.
— Su questo concordiamo entrambi... ma...
— Ma, davvero, Jungkook. Non lasciamoli andare da soli. C'è qualcosa che non va in lui.
— Anche Alya mi ha detto qualcosa di simile...
E dopo quelle parole i due sedettero in caffetteria nuotando nel silenzio più assoluto. Ognuno di loro stava pensando a una teoria diversa e il lavoro stomaco aveva iniziato a brontolare.
— Aspettiamo la fine di questa giornata e li seguiamo senza farci scoprire.
— Jimin, tu credi sia una buona idea?
— Non so spiegartelo... é una forte sensazione.
— Va bene allora, noi li seguiremo.

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