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— Calmati!
— No! Io... davvero...
— Ascoltami, tu non eri qui. Tu adesso non sei qui, vedi di ascoltarmi. — la ragazza socchiuse gli occhi e iniziò a respirare lentamente. Arrivati a quel punto sarebbe stato impossibile tornare indietro, ormai ciò che era successo l'avrebbe segnata per tutta la vita.
— Se qualcuno dovesse mai chiederti qualcosa dovrai dire che non eri qui, che non ricordi l'ultima volta che hai visto questa persona.
— E dov'ero allora?! Verranno a sapere che è una bugia...
— Tu eri con me, a casa mia.
— Ma non è vero... Non ci crederà nessuno.
— Ci crederanno tutti invece, tutti pensavano che fra me e te ci fosse qualcosa, usiamolo a nostro vantaggio. Alla fine...
— Ma loro crederanno che non c'è nulla!
— Ascoltami bene, non lo ripeterò un'altra volta, spero che tu lo possa ricordare: non importa qual è la verità, è importante solo ciò che pensano le persone. Adesso più che mai, se vuoi uscire da questa situazione, devi darmi ascolto.
— C-Cosa posso fare?
— Io uso una parola con Jimin, quando succede qualcosa di pericoloso... non di così tanto pericoloso... quindi lui è qui fuori, ora troveremo una soluzione. Adesso tu lavi le mani nel lavandino e respiri profondamente, okay?
— Okay.
Si sollevò piano e barcollando si diresse in cucina con l'aiuto di Jungkook.
— Togli anche questi vestiti, hai qualcosa sotto?
— Sì.
— Posso avere le tue chiavi di casa?
— Sì.
— Okay, adesso prendiamo una divisa nuova, okay?
— Okay.
Jungkook corse in corridoio passando dal salotto.  Arrivò alla porta d'entrata per poi raggiungere Jimin.
— Se non vuoi essere coinvolto vai via adesso, Jimin. Altrimenti ti aspetta un segreto da portare con te nella tomba.
— Cos'è successo?
— Ascoltami, una fra le cose peggiori che potrai vedere in vita tua. Ho bisogno di te, se hai intenzione di collaborare.
— Jungkook, così mi spaventi.
— Deve spaventarti davvero.
— Cos'è successo?! Tutto questo è dipeso da me... quindi voglio collaborare! Qualunque cosa sia.
— Entra, vai dritto e guarda cos'è successo. Non urlare, non lasciarti prendere dal panico.
Jimin fece quanto richiesto. L'orrida scena gli fece salire il vomito- uscì fuori il più velocemente possibile. — Jungkook.. — Non c'è nessuno che abita in questa via, la casa é in mezzo a degli edifici abbandonati. Quindi nessuno ha potuto sentire o vedere nulla. Tieni, queste sono le chiavi di casa di Alya, prendi una divisa pulita e portala qui il più velocemente possibile. Io entro dentro e pulisco tutto, dopo che mi porti la divisa torna a casa e non appena sono le due ci incontriamo di nuovo qui, ok? — Io spero tu abbia una bella idea, Jungkook. Perché non so davvero come uscire da questa situazione. — Noi due abbiamo studiato insieme oggi pomeriggio, a casa tua, e questa sera sono uscito con Alya e sto rientrando a casa con lei. Ho le videocamere in casa, quindi uscirò dal retro. — Va bene. Sono spaventato. — Vai.
Dopo quella conversazione Jungkook rientrò dentro e recuperò Alya in preda a un pianto disperato.
— Alya, ho bisogno che torni lucida.
— Mi ha messo qualcosa nel succo.
— Smetti di piangere e respira adesso, ora Jimin ti porta dei vestiti puliti. Stai seduta qui, inizio a sistemare. Va bene?
Dopo quelle parole si diresse in salotto. Sapeva che Alya avesse bisogno di lui ma adesso c'era un problema più importante da risolvere: il casino che si trovava nella stanza accanto. Una volta raggiunta la scena del delitto Jungkook si guardò intorno notando un paio di guanti bianchi fianco a un secchio di vernice ancora chiuso e un nastro adesivo spesso poggiato per terra. Prese i guanti e li indossò- stava sudando freddo e gli tremavano le gambe. Prese i documenti dalla divisa di Hyunshik e anche il suo nome scritto sul cartellino della divisa e se li infilò in tasca. Poi raggruppò tutto quello sporco di sangue e si assicurò- come aveva già previsto- che il corpo di Hyunshik fosse senza vita. Con gli occhi percorse il perimetro della stanza ringraziando il cielo che il telone in plastica sul pavimento fosse abbastanza grande da racchiudere il tutto. Iniziò così ad arrotolare il piccolo tavolino, i pezzi di vetro e il corpo senza vita di Hyunshik facendo attenzione a non sporcare nulla. Con il nastro adesivo iniziò poi a sigillare il tutto.
Io non posso davvero credere che sta accadendo sono un cazzo di criminale. Si guardò attorno per poi notare una porta che dava sul retro- istintivamente la raggiunse imbattendosi in un ampio giardino con dei sacchi della spazzatura Neri molto grandi, così grandi da contenere un cadavere. Rabbrividì al solo pensiero. Questa sera farò fare a Jimin la cosa peggiore che potrebbe mai fare nella sua vita, mi sento in colpa. Spinse con forza l'impacco in plastica fuori per poi coprirlo con i sacchi della spazzatura. Possibile che questa sia davvero casa sua? Non lo so più. Una volta rientrato si tolse i guanti girandoli al contrario e se li infilò in tasca- poco dopo Jimin li raggiunse con la divisa richiesta.
Entrò in casa rimanendo sorpreso da come tutto fosse sparito.
— J-Jungkook?
Entrò nella cucina raggiungendo Alya che venne immediatamente abbracciata da Jungkook.
— Grazie, Jimin.
— Come hai fatto?
— Stasera noi faremo sparire il tutto, ok? C'era un telo in plastica per terra... il caso, che per me non é un caso, ha voluto che fosse semplice fare sparire un cadavere da questa casa. Piuttosto, so che è tanto, ma andiamo fino in fondo: tieni, fai delle ricerche.
Gli passò i documenti di Hyunshik in mano.
— No! No... questo è troppo.
— Leggi.
Jimin mise a fuoco il documento notando un particolare importante: il nome era diverso. — Choi Jinho...? — Significa che questa non è casa sua e che molto probabilmente é solo un'abitazione temporanea. Scopri chi è. É l'unica cosa che devi fare stasera, adesso andiamo via. Ci rivediamo qui stasera, fai attenzione.
Jimin annuì semplicemente- era tutto così confuso e chiaro al tempo stesso. Lasciarono l'abitazione e ognuno andò verso la propria strada. Jungkook portò Alya a casa di lui, non era sicuramente il momento perfetto per farlo ma sapeva di non avere altre scelte. Da un lato tremava dalla paura che quello che fosse accaduto quella sera avrebbe potuto rovinargli la vita, d'altro canto però sperava che nessuno conoscesse Hyunshik e che nessuno lo avrebbe cercato ed eventualmente trovato in poco tempo.
— Ascoltami, adesso dobbiamo fare una cosa, se vuoi che tutto vada bene e che non finiamo tutti nei guai.
— Che cosa? Jungkook, voglio morire, io...
— Non piangere. Ho la telecamera fissa all'entrata di casa, adesso noi entriamo e ci mettiamo sul divano. Va bene?
— Va bene.
— Da questo momento in poi, fidati di me. Forse ho una soluzione che potrebbe salvare tutti.
— Sono stata solamente io...
— E io ho fatto la mia parte aiutandoti e lo stesso vale per Jimin, siamo tutti e tre sulla stessa barca, Alya.
— V-Va bene...
— Adesso, nell'eventualità in cui possa accadere qualcosa noi dobbiamo essere pronti. Ora noi entriamo, e dobbiamo fare in modo che questa sera, se ci sarà bisogno di dimostrarlo, noi eravamo qui.
— E che cosa possiamo fare?
— Entriamo e facciamo sesso sul mio divano, come ti ho detto ho delle telecamere che riprende la stanza.
— Che cazzo stai dicendo?
— Tutti si chiederanno eventualmente se è strano che siamo stati insieme senza prove, no? Dobbiamo avere una prova, Alya. Okay? Credimi, non sono molto propenso anche io in questo momento. Non dopo quello che ho fatto.
Lei annuì per poi tirare su col naso.
— Paleremo dopo di ciò che è successo, con calma. É successo tutto troppo velocemente.
Poi entrarono.

Jimin e Jungkook si incontrarono quella sera e finirono il lavoro lasciato a metà. Scavarono una grande fossa e nascosero il tutto- Jungkook credeva davvero che quella fosse l'unica soluzione.
— Jungkook, mi sto sentendo male.
— Lo so, Jimin.
— Posso sapere che cazzo è successo?
— Il punto è che non lo so... ma so che Alya non l'avrebbe mai fatto senza motivo.
— Tu pensi che lui le abbia fatto qualcosa?
— Sì.
Rimasero qualche istante dentro la stanza ormai quasi vuota- sembrava quasi una casa abbandonata. La vernice delle pareti era staccata e sul tetto c'era della muffa.
— Tu credi che davvero lui vivesse qui?
— No, Kook. Non credo proprio, ma non lo sapremo mai!
— Dobbiamo saperlo, Jimin. Hai provato a capire chi è?
— Viene da Incheon, non è di queste parti. Ma adesso sono troppo disgustato e nauseato...
— Ovviamente hai cercato tutto in incognito, vero?
— Sì, ma perché sembri così pronto a questo tipo di cose?
— Perché... riesco a rimanere calmo.
Uscirono insieme dall'abitazione per poi togliere i guanti utilizzati quella sera e conservarli nello zaino di Jimin. — Va bene, okay. Continuerò a fare delle ricerche... non so ancora come sia possibile che non sono scoppiato a piangere. — Arriverà quel momento, per tutti. Ci vediamo domani all'università. — A domani.

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