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Paura;

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Poi un rumore alla porta d'ingresso. Alya fece scivolare il bicchiere d'acqua per terra sentendo il cuore accelerare. Jungkook spalancò gli occhi e tirò fuori dalla tasca il suo cellulare pronto ad avvisare qualcuno dell'accaduto- l'unica persona a cui scrisse fu però Jimin.
— Cos'era?
Chiese Alya.
— Qualcosa di non normale, per il resto non lo so.

 — Qualcosa di non normale, per il resto non lo so

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(Il disegno è stato fatto da me ewe)

— Che cos'era?
— Non lo so, Alya.
Il battito cardiaco era aumentato. La verità era che accompagnare a casa Alya non gli sembrava così pericoloso come dimostratosi; si alzò piano e si diresse silenziosamente alla porta, la ragazza tremava dietro di lui. Guardò lo schermo della videocamera notando l'immagine di un ragazzo fermo avanti l'entrata principale. Un altro colpo- Jungkook fece un passo indietro per poi finalmente riconoscere la figura sullo schermo. Aprì la porta lasciando Alya a bocca aperta.
— Jimin?
— Aish... volevo spaventarvi, ma c'era davvero qualcosa di strano in questa strada...
Jungkook sospirò rumorosamente per poi portare una mano fra i capelli- li tirò indietro così da poter prendere abbastanza aria. Aveva urgente necessità di avere il volto scoperto; guardò Jimin per poi fargli cenno di entrare. Chiuse la porta alle sue spalle e tutti e tre andarono in cucina.
— Quale parte del cervello ti ha suggerito di fare tutto questo? Io e Alya ci siamo spaventati.
Jungkook era arrabbiato mentre la ragazza- ancora un po' scossa- non sembrava molto interessata alla bravata di Jimin. Non vi era una ragione esatta, ad Alya importava ben poco di Jimin.
— Scusa! È che Diana non risponde ormai da un bel po', ho pensato fosse tornata e che non volesse vedermi. Così quando mi hai detto che avresti accompagnato Alya ho avuto l'idea di seguirvi... volevo eliminare questo mio dubbio.
Alya lo guardò con occhi confusi- per quale ragione fare tutto questo? Solo per sapere se Diana fosse in casa? Quella era la verità? Agli occhi di lei purtroppo l'immagine di Jimin risultava inutile; la sua presenza significava essere messa di lato, non essere calcolata.
— Non avresti potuto chiedermelo? Ti faccio davvero così schifo? Non riesci neppure a parlarmi? Vabbè, non so cosa ancora io possa aspettarmi da te, dato che non mi saluti neppure. — Jungkook spalancò gli occhi per qualche secondo. Inizialmente pensò stesse esagerando ma riflettendo un po' di più si rese conto che Alya avesse ragione: Jimin si era comportato male. Aveva sbagliato tutto dall'inizio- era vero che non l'avesse mai realmente salutata così come era vero il fatto che avrebbe potuto chiedere invece di creare quel casino in quel modo.
— Alya, scusami.
— Jimin, a me non importa nulla delle tue scuse, anzi, ora che hai controllato se Diana sia in casa o meno posso chiederti di andare via?
Gli occhi di Jungkook si allargarono- realizzò di non poter far nulla. Alya aveva ragione a non voler Jimin in casa sua- avrebbe potuto perdonare qualsiasi cosa ma non avrebbe mai perdonato la mancanza di rispetto. Jimin aveva il brutto vizio di seguire la massa, era alla continua ricerca di persone di alto livello, voleva amalgamarsi il più possibile al fine di essere visto come "diverso" un po' come un "superiore". Questo perché al liceo- come ben sapeva Jungkook- era una persona totalmente diversa. Era un po' una rivincita, un po' come se volesse anche lui avere una carriera da superstar come quei ragazzini che lo bullizzavano e isolavano.
— Va bene. — furono le uniche parole che riuscì a dire; le immagini di Jimin che lasciava l'appartamento riempirono il cuore di Jungkook di amarezza. Pensare che il suo amico fosse molto simpatico e intelligente ma che si perdesse in quelle piccole cose lo destabilizzavano. Era un po' come provare delusione- era ancora confuso sul come definirlo.
— Allora io posso rimanere qui?
— Tu sì. Certo...
Alya aveva gli occhi puntati in basso. Sapeva di avere forse esagerato ma sapeva anche che avesse ragione. Quando la sua amica Diana aveva iniziato a frequentare Jimin sapeva che sotto a tutto ci fosse qualcosa di strano- aveva iniziato a vestirsi con abiti di marca e dava molto più peso all'aspetto fisico, così come desiderava il suo compagno. Riceveva molti regali costosi e questo stava pure cambiando il suo carattere. Era stata una brutta influenza che aveva in qualche modo colpito anche Alya; lei non avrebbe mai potuto permettersi dei prezzi così alti. Sentirsi sminuita in continuazione da una persona come Jimin e sentirsi inferiore a Diana l'aveva da sempre fatta sentire sbagliata. Da quando Diana era invece andata via la casa era vuota e questo non le dispiaceva- era molto ansiosa per la situazione che si era creata. Da un lato Diana era davvero sua amica nonostante l'enorme e palese differenza tra loro. Le voleva bene, anche se pian piano si era trasformata in una Barbie per Jimin, pronta a fingere anche il più forzato dei sorrisi pur di apparire "perfetta".
Nella stanza si era creato un silenzio imbarazzante in cui Jungkook la guardava con un puntello di imbarazzo. Ma allo stesso tempo, lui sapeva che la presenza di Alya avrebbe potuto in qualche modo cambiare la dinamica tra loro, credeva che quella sera avrebbe potuto legare un po' più del solito con lei, magari sarebbero diventati ancora più amici e avrebbe potuto spiegarle che Jimin non è una brutta persona. Tentò di abbassare la tensione e di distogliere la mente da ciò che era appena successo.
— Alya, vuoi che prepari qualcosa da mangiare? Direi che non abbiamo avuto ancora modo di mangiare...
La ragazza lo guardò sorpresa ma poi sorrise.
— Sarebbe fantastico, grazie.
Jungkook si mosse verso l'angolo cottura e aprì il frigorifero cercando ispirazione. Dopo qualche minuto si ritrovò con una padella in mano e iniziò a tagliare gli ingredienti con rapidità e destrezza. Alya guardava attentamente tutte le sue mosse, notando la passione e la concentrazione che aveva su quel che faceva.
Jungkook era davvero interessante- il suo compagno di studi che la seguiva sempre e che la supportava come se fosse davvero una persona al suo stellò livello. Alya ne era cosciente- sapeva che anche Jungkook fosse collocato ai piani alti. Da un lato la intristiva ma dall'altro sapeva che lui meritasse quel posto, d'altronde lui era davvero un ragazzo d'oro.
Il ragazzo alla fine optò per due porzioni di riso e delle fette di carne cotte in padella. Alya guardò la sua cena e senza esitare prese un pezzo di carne e un cucchiaio di riso.
— Sei davvero bravo in cucina. Hai imparato da tua mamma?
Jungkook sorrise leggermente, un ricordo fugace di sua madre che lo istruiva sulla preparazione di piatti coreani e stranieri. Alya si rese conto quasi subito che forse qualcosa non andava e no- non era stata l'uscita di Jimin a rendere gli occhi di Jungkook così pieni di tristezza.
— Si, mia madre mi ha insegnato tutto quello che so. E poi ho anche letto tanti libri di cucina e guardato molte trasmissioni a tema.
Alya annuì sorridendo. Sentiva di conoscere molto poco della vita di Jungkook e desiderava saperne di più. Aveva sempre pensato che fosse una persona interessante ed enigmatica. La sua gentilezza era una perla rara, nessuno prima di lui era stato così gentile nei suoi riguardi. Nessuno a parte lui si era così interessato a lei.
— Senti Jungkook, mi hai mai parlato della tua famiglia?
Jungkook si fermò per un istante, ripensando alle parole della ragazza. Che prima o poi potesse saperne di più lo aveva intuito, ma non si aspettava di ricevere delle domande così confidenziali.
— Non molto, credo. Ma non c'è molto da dire in verità. Mio padre e mia madre sono morti quando qualche anno fa e da allora mi sono preso cura di me stesso. Non c'è molto di interessante, davvero. Quindi non perderci molto tempo a pensarci, sono un ragazzo normale.
Alya annuì a sua volta pensando alla difficoltà che doveva aver avuto a passare attraverso tutta quella situazione. Senza dir nulla si avvicinò a lui, forse quella non era una cosa che avrebbe fatto con tutti ma dentro di lei sentiva la necessità di avvolgere Jungkook fra le braccia. Lo abbracciò e lui reagì con un leggero sorriso sentendosi come se fosse a casa. Sapeva che Alya lo apprezzava come persona e no per essere un buon compagno di università.
— Alya, ti ho così scioccata con la mia risposta e non vuoi parlarmi più?
— Ma che dici! Ho solo sonno...
— Già! Già... ma, ho una domanda per te: hai mai dormito con qualcuno che non fosse Diana?
— Se la tua domanda è "hai mai dormito con un ragazzo in casa" la risposta è no.
Jungkook rise.
— E non hai paura?
— Perché, dovrei avere paura di te?
Alya prese nuovamente le distanze per poi guardare Jungkook negli occhi. Se quella sera lui non l'avesse accompagnata a casa chissà come sarebbe finita- aveva quella sporca sensazione appiccicata sulla pelle che le faceva capire quanto avesse rischiato durante ultimi giorni.
— Non lo so, hai paura di qualcosa in particolare?
— Ehm... in realtà sì! Mi terrorizza il fatto che qualcuno possa entrare in casa mie mentre sono sola, durante la notte.
Jungkook assottigliò gli occhi per poi aggrottare la fronte- gli sembrava inverosimile.
— Veramente?
— Sì... ho davvero questa paura e non riesco a controllarla. Solitamente quando torno a casa sto zitta, non accendo la radio e non guardo nemmeno la tv. Devo avere l'assoluto silenzio per potermi rassicurare che non ci siamo rumori sospetti in giro...
— Wow... ma, per quale ragione?
Alya sollevò le spalle. Non vi era un vero motivo- era così e basta. La paura di Alya non aveva una ragione di fondo nonostante lei fosse una ragazza dalle mille spiegazioni. — Non so... — bofonchiò per poi muoversi verso il soggiorno.
— Dormirò io sul divano, prendi pure il mio letto!
— Sei impazzita? Dormirò io qui... vai nel tuo letto! Oppure metterò della musica.
Alya portò gli occhi al cielo per poi dirigersi verso la sua stanza, tirò fuori due coperte dall'armadio per poi ritornare in soggiorno. — Tieni... — Jungkook la prese e la distese sul divano- era stanco. Tutta quella strada l'aveva distrutto, le gambe gli facevano male e le palpebre degli occhi iniziavano a cedere. Il sonno lo stava rapendo.
Sedette sul divano per poi guardare Alya con la coda degli occhi.
— Allora... io vado di là... puoi tenere il cellulare acceso?
— Sì, certo... finché durerà la batteria...
— Ti ringrazio.
E fu così che Alya tornò nella sua stanza- tolse il reggiseno e finalmente indossò la sua felpa gigante e rosa come pigiama. Mise i pantaloncini e si infilò sotto le coperte- vi era un silenzio tombale. Gli occhi le si chiudevano soli, mancava davvero poco prima di crollare in un sonno profondo; d'un tratto però sentì un rumore. Che fosse Jungkook? Eppure aveva giurato di averlo sentito dalla porta principale. Provò ad ignorarlo per poi sentirlo nuovamente: era chiaro, proveniva dalla porta principale.
Si alzò dal letto pensando immediatamente alla presenza di Jungkook in salotto. Iniziò a camminare piano verso la stanza- arrivò al divano e con mani tremanti scosse Jungkook.
— Alya?
— H-Ho sentito un rumore provenire dalla porta di ingresso.
Jungkook si mise a gambe incrociate- afferrò il suo cellulare per poi attivare la torcia.
— È per questo che bisbìgli?
— Sì.
— Vuoi metterti qui?
Alya non se lo fece ripetere due volte, si mise fianco a lui stringendo le ginocchia al petto. Jungkook le mise sopra parte della coperta per poi udire dei rumori provenienti all'ingresso.
— Hai ragione.
Disse subito dopo continuando a bisbigliare.
— Vado a controllare.
Ma proprio quando Jungkook stava per alzarsi la mano di Alya lo raggiunse afferrandogli il braccio.
— E se c'è davvero qualcuno...
— Lo mandiamo via, fidati di me e riposati, domani dobbiamo svegliarci presto.
Jungkook si diresse silenziosamente verso l'entrata principale- più si avvicinava e più era chiara la figura ripresa dalla videocamera di sicurezza. C'era un ragazzo, con una mascherina e i capelli neri- portava gli occhiali e aveva come orecchìni un serpente luccicante. Quel dettaglio restò impresso nella mente di Jungkook.
— Ya! — disse attimi dopo raggiungendo l'entrata. Vide immediatamente il ragazzo allontanarsi a passo svelto.
È stato così veloce?
Si chiese per poi iniziare a ridere silenziosamente. Si assicurò che la porta fosse chiusa per poi mettervi avanti due sedie. Una volta tornato in salotto poté vedere come Alya fosse ancora immobile. Lo guardava come se fosse l'ultimo essere vivente rimasto sulla faccia della terra.
— C-Chi era...?
— Il vento, tranquilla. Vuoi dormire con me?
— Preferirei di sì spero non sia strano...
— No, non lo è. Vuoi rimanere sul divano?
— Per questa volta possiamo andare in camera mia...
Alya lo guardò con occhi severi.
— Hey... perché mi stai guardando così? Non ho intenzione di farti del male! Pervertita!
— Ah, io?! Non ho detto nulla. Andiamo.
Il vento... come no, chi era quel ragazzo strano? Come faccio a dire a Alya che deve trasferirsi il prima possibile? Che forse è davvero in pericolo.

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