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Le pareti perdevano strati di vernice e nell'aria c'era una puzza di polvere.
— Cosa ne pensi di questo posto? Sembra bello, sì. Forse un po' troppo sporco? Lo posso pulire subito. O forse sarebbe meglio lasciarlo in questo modo? Forse dovrei mettere qualcosa per terra...

— Jungkook.
— Jimin... — bisbigliò il ragazzo ancora assonnato- — Sto venendo da te, aprimi. — No! No... vieni, dalla finestra. Ma che sei impazzito... sono le quattro!! — controllò nuovamente l'orologio appeso al soffitto per poi sollevare gli occhi al cielo. Lanciò uno sguardo su Alya: stava dormendo. Quella giornata sembrava non finire mai eppure una parte dentro di lui gli stava suggerendo di incontrare il prima possibile Jimin. Quando questo arrivò Jungkook spalancò la finestra di camera sua controllando con occhi felini che non ci fosse nessuno sveglio. Lo fece entrare facendogli senno di rimanere in silenzio- non voleva rischiare di svegliare Alya, aveva bisogno di dormire più di chiunque altro.
— Jungkook... — sussurrò poi l'amico invitandolo a spostarsi da un'altra parte. Evitarono il soggiorno dove vi erano piazzate le videocamere raggiungendo presto la sala da pranzo.
— Sei matto.
— Lo so... lo so. Ma a dirti la verità non sapevo nemmeno se alla fine avessi avuto il coraggio di dormire da solo...
— Dimmi, perché sei venuto qui oltre la suddetta "paura" — Sono tornato lì. — Jungkook spalancò gli occhi e gli rivolse una smorfia mista a un puntello di disappunto. — So che non avrei dovuto, ma... se non lo avessi fatto, beh, sarebbero andati a controllare lì dentro. — Ok, andiamo al punto, che cosa hai trovato...? — La casa era quasi completamente vuota, solo in una stanza c'era della roba un po' strana. Com'è possibile che una persona viva senza lenzuola nel letto? Senza vestiti in un armadio? In più... c'erano solo delle cartelle e un tablet, che ho adesso qui, con me. Che voglio aprire e vedere e poi distruggere.
— Tu sei tutto pazzo, Jimin. Hai appena rubato le poche cose esistenti in quella casa? Mi stai dicendo questo?
— Ti correggo: tutte le cose in quella casa che appartenevano a lui. Quella casa é praticamente abbandonata, é chiaro che la utilizzava per altri fini.
— Ok, Jimin, dimmi, cosa hai trovato?
— Ancora non lo so, ho tutto qui con me...!
— proprio stasera dobbiamo parlarne?
— Sì, perché... voglio almeno vedere cosa contengono queste cartelle.
Jungkook sospirò rumorosamente — Va bene. — disse con tono stanco. Alla fine, cosa avevano da perdere? Nulla. Il danno era stato fatto e ormai nulla avrebbe potuto cambiare quella situazione. Almeno così pensavano.
— Allora...
Jimin prese le cartelle e le sistemò sul tavolo. In totale erano sei ed erano tutte di un color giallo ormai sbiadito. — Perché questo tipo di cartelle...? — chiese Jungkook ad alta voce. L'amico fece le spallucce per poi aprire la prima, all'interno c'erano le foto di una ragazza dai capelli lunghi e neri, occhi scuri come la notte e labbra carnose. — Wow... che bella ragazza... — disse Jimin per poi notare che all'interno ci fossero solo foto di quella ragazza.
— Okay, questo è un po' strano.
— Lo so, kook... forse è una sua parente.
— Per la situazione in cui siamo io dubito che si tratti di una sua parente, ma... andiamo avanti.
Aprirono la seconda cartella trovandovi altre foto di un'altra ragazza, questa volta coi capelli corti e molto ricci, non coreana, con gli occhi azzurri brillanti. — Ok, questo è ancora più strano... c'è scritto qualcosa da qualche parte? — guardarono bene i bordi delle cartelle e sfogliarono il contenuto all'interno fino a trovare in entrambe una carta d'identità.
— Questo é inquietante...
— Lo so...
— Jungkook, io ho paura.
— Ormai é morta, di cosa cazzo hai paura?
Jimin scosse il capo proseguendo ad aprire le cartelle- le aprì quasi tutte, quando arrivò all'ultima prese un lungo respiro. Quando i suoi dubbi furono confermati si sentì il mondo crollare addosso. La ragazza nell'ultima cartella era Diana.
— Q-Questo cosa significa?
— Jimin, credo sia tempo di dormire.
— Ci sono i suoi documenti... I-io...
— Ascoltami, adesso é tempo di dormire.
Jimin iniziò a sentire il respiro pesante. Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato a una conclusione ma non pensava che la realtà combaciasse con la peggiore delle ipotesi.
— J-Jungkook... i-io...— Potrebbe anche essere niente, ascoltami. Adesso dobbiamo dormire, siamo scombussolati. Abbiamo passato una giornataccia. Abbiamo bisogno di dormire e pensare a cosa fare domani e tu non dovresti neanche esser qui, e non potrai passare dall'uscita.
— Posso dormire con te?
— C'è Alya che dorme, ma credo possa andare bene dormire tutti insieme.
Jungkook comprendeva la situazione, l'aveva capita dal principio e sapeva di non poter abbandonare Jimin- così come sapeva di non poter sottovalutare lo stato di shock di Alya. Senza fare troppo rumore si misero a letto- il letto di Jungkook era matrimoniale quindi non costò molto condividerlo anche con Jimin, d'altronde era anche il suo migliore amico. Quella era forse stata la giornata più stancante e scioccante della sua vita e non aveva idea di come uscirne fuori. C'erano mille pensieri nella sua testa che gli impedivano di prendere sonno- pensava a come sarebbe stata la giornata di domani, con Alya nel panico più totale e Jimin immerso nella disperazione. Dovremmo far finta di nulla. Si disse continuando a fissare il soffitto.

Sarebbe meglio metter qualcosa per terra per evitare spiacevoli incidenti. Sì, sì, hai ragione: é per evitare di sporcare.

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