7. All so contrasting

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SEO-JUN

Se per tutti gli anni precedenti ho ringraziato il Signore di aver avuto l'occasione di studiare in un istituto privato – quindi uscendo giornalmente dalle mura opprimenti di Palazzo – l'ultimo anno mi fa desiderare l'esatto opposto.

L'anno del diploma, gli ultimi mesi come Re dei giovani, le decisioni da prendere per il futuro...

Queste saranno le ragioni di tutti gli altri studenti dell'ultimo anno di liceo, ma non per me.

Quel che davvero mi sta imbestialendo è la presenza insistente della biondina addormentata, la sua apparente innocenza e il suo carattere difensivo e altezzoso nei miei confronti.

Chi si crede di essere, quel Chow Chow?

Non ha ancora capito che qui ci sono io al comando. Crede di poter vincere contro di me, di potermi battere perché è una ragazza che sa difendere se stessa, ma non sa che, se continuerà con questa sua insistenza, le farò seriamente vivere le pene dell'inferno.

Non la capisco, poi...

Riesce almeno a rendersi conto di avere davanti agli occhi il principe ereditario di Seoul? Chiunque cadrebbe ai miei piedi – è quel che succede ogni giorno, soprattutto nell'ambiente scolastico e lavorativo – ma Nina...

Non lo so, lei sembra essere così concentrata su di sé da non vedere chi si trova di fronte.

Dice di essere capitata per caso nel mio locale, ma io credo che stia solo prendendo per il culo tutti quanti per poterci fregare alle spalle.

È quel che fa chiunque si introduce nel mio mondo senza consenso...

«SJ».

Il richiamo alle mie spalle mi fa voltare verso l'entrata della scuola, e un ragazzo in corsa giunge al mio sguardo.

«SJ, aspettami» continua, inducendomi quindi ad arrestare i miei passi.

Le mie labbra si curvano leggermente, alla vista di Chung Park – il mio migliore amico di lunga data – che come suo solito ha il fiatone di un maratoneta fallito.

«Dio santissimo, che corsa. Ma io dico: cosa ti costa aspettarmi due minuti davanti alla mia classe? Almeno mi risparmi il rischio di infarto polmonare» si lamenta, mentre io sforzo tutto il mio buon senso per non scoppiare a ridere come uno scemo.

«Forse perché mi piace vederti fare pochi metri di corsetta lenta e vederti ugualmente sfinito...» lo prendo in giro, come faccio ogni volta che prova a farmi sentire in colpa. «E per tua informazione, non credo che l'infarto polmonare si manifesti con quattro passi veloci».

«Prenditi il mio corpo, allora...» Fa un respiro pieno, non riuscendo a parlare velocemente. «Poi mi saprai dire tu stesso se rischi di morire o no».

Nonostante la mia forte determinazione a restare serio, cedo di fronte al suo impellente bisogno di avere ragione, scoppiando quindi a ridere. Se possibile, la sua espressione si fa ancora più infastidita, ma non resiste molto, perché dopo una manciata di secondi ci troviamo entrambi a ridere di gusto come due scemi.

«Ok ok, ho bisogno seriamente di respirare adesso» tenta di placare il divertimento, riuscendoci ma non totalmente.

«Più tardi ci vediamo, prepara il fucile» lo avverto, serio.

«Si si, non è questo che mi interessa in questo momento» svia l'argomento come se volesse parlare di tutt'altro.

Come da prova, il suo volto assume un sorriso sghembo che non promette nessuna domanda sensata.

«Oh no, cosa ti sta dicendo la tua stupida testa?» chiedo, alzando gli occhi al cielo.

«Io? Dovresti dirmi tu, cosa frulla nella tua testa» mi indica, confondendomi.

ROYAL HEARTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora