9. Swinging light

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Un sibilo di bassi, con il tentativo di fare silenzio...

Un fruscio strano, simile a piccole rotelle che stridono contro un'asse...

Un bagliore di luce mattutina che mi centra diritto negli occhi, accecandomi...

Dopo una stretta di palpebre talmente forte da farmi male, a fatica mi costringo a spalancarle, cercando quindi di capire cosa sta succedendo.

«Buongiorno, signorina Nina... ha dormito bene, stanotte?»

La domanda che mi viene posta da un uomo, vestito in modo strano, mi confonde e, anziché rispondergli, faccio vagare il mio sguardo nel resto della stanza.

Mura dipinte di bianco pastellato sfumato di grigio, tappezzato un po' ovunque di piccoli quadri raffiguranti persone che non riconosco – forse altri membri della famiglia Kim, vista la piccola somiglianza che riesco a notare – due piccole rose nere poste in un vaso sulla finestra, due comodini a stile moderno e, come se l'enorme spazio di questa stanza non fosse abbastanza, proprio di fronte al letto dove sono distesa – ai miei piedi, quindi – una tenda enorme a onde bianche e nere divide questa stanza da qualche altra area altrettanto vasta.

«Spero che la notte non sia stata troppo rumorosa, per lei...»

L'uomo formale riprende a parlare, ma io non riesco a tirare fuori le parole.

Dire di aver dormito sarebbe un'esagerazione, perché in realtà ho soltanto chiuso le palpebre per mezz'ora...

Ho passato una totale notte in bianco, e non so se dare la colpa allo stress, allo shock, o al poco tempo a disposizione per dormire.

Ad ogni modo, nonostante le quattro ore avute finora per realizzare quanto accaduto, non riesco davvero a comprendere come possa essere reale questa cosa...

Fino a qualche ora prima avevo continuato a pensare che i Kim e la loro fissa sull'essere dei principi fossero davvero folli ed eccessivi.

Come posso smontare questa mia rinnegazione dalla testa? Resta ancora una cosa altamente improbabile.

«So che è ancora molto presto, perché la colazione viene sempre servita alle sette, ma ecco... ho pensato avesse bisogno di più tempo per vedere dove si trova, così come vorrebbe ambientarsi e prepararsi con calma. Manca mezz'ora, quindi, alla colazione, e le devo chiedere se preferisce il servizio in camera o sarà lei a raggiungere la sala colazioni» mi informa, terminando per chiedere quel che nascondeva tutto il suo papiro.

Guardo il soffitto, dove un grosso e lungo lampadario sembra quasi cadere e frantumarsi. Ho il terrore che possa cascarmi addosso di punto in bianco, considerata l'apparente pesantezza.

Mi chiedo come sia possibile che, durante le tre ore passate qui dentro a fare la veglia – così come quando sono arrivata in questa stanza ed ho acceso la luce – io non abbia notato una cosa così enorme da potermi spaventare.

Forse alle tre di notte ero troppo stanca per ragionare lucidamente e realizzare dove mi trovassi esattamente, così come distinguere ogni cosa strana mi passasse accanto... Mentre, le tendine che vengono riaperte la mattina dopo sono in grado di oscurare anche un briciolo di luce all'interno della stanza.

«Raggiungerò la sala colazione, credo...» biascico, stropicciandomi gli occhi.

Non sono poi così convinta di quel che ho detto. Insomma, non so neanche da che parte andare per trovare un bagno...

«Come vuole lei, signorina... sono al tuo servizio, se dovessi averne bisogno. Aspetterò fuori dalla porta della stanza per accompagnarti di sotto. Hai il tempo di prepararti con calma per andare a scuola. Troverai il tuo bagno personale aprendo la porta di fianco al comodino alla tua destra» spiega in breve, con un tono di voce prettamente formale ma gentile.

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