10. Understand... maybe

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Sto cominciando davvero a credere – o meglio, mi ci sto adeguando – alla storia dei Reali, a stare con dei Principi veri e propri e con la Regina di Seoul.

Mi fa strano pensarlo, devo ammetterlo, ma ci sono troppe cose che provano questa cosa – continuerò a dire che è assurdo.

«Quindi tutti voi Kim siete privilegiati, in quanto Reali?» chiedo a Mi-Cha, non capendo quel che sta cercando di dirmi.

«Assolutamente no. Veniamo trattati in modo formale dai professori, mentre siamo amati e rispettati da tutti gli studenti perché facciamo parte della cerchia di Potere più alto di Seoul... ma questo non inci­de affatto sui nostri voti scolastici. Anche noi possiamo ricevere de­biti di recupero o essere rimandati in qualche materia alla fine dell'anno» spiega, paziente e divertita dal mio quasi estremo interessa­mento.

«Jun, però, si comporta malissimo con tutti... risponde anche male ai professori. Perché non è mai stato bocciato per pessima condotta?» domando ancora, leggermente infuriata per questi gesti di favoriti­smo.

«Jun, eh...» marca sul modo in cui ho soprannominato suo fratello, guardandomi di sottecchi senza perdere di vista la strada. «Beh... si­curamente ha a che fare con il suo essere Principe Ereditario, erede al Trono... ma lui non è sempre così cretino come vuole far credere. Sembra non interessarsi a nulla, ma dal punto di vista scolastico è uno dei migliori studenti della SAHS. Il massimo delle punizioni che lui riceve riguardano i compiti aggiuntivi e l'essere cacciato dalla clas­se. Qualche volta viene mandato in presidenza, ma lo amano tutti, quindi è impossibile farlo espellere... intaccherebbe negativamente il suo titolo, e lui è già noto per non essere un Principe modello. I me­dia e i giornali fanno uscire, almeno una volta a settimana, uno scoop che vede lui come protagonista» ridacchia, alla fine.

Alzo gli occhi al cielo, ancora più infastidita da questa immaturità.

Vogliono davvero essere governati da un pazzo del genere?

«È così ridicolo... un essere così scurrile, stronzo e menefreghista non dovrebbe mai essere appoggiato, ma solo addestrato in modi pe­santi per fargli capire che questo titolo non deve essere un gioco» commento, truce.

Sono pienamente consapevole di aver espresso un giudizio meschino ma, d'altronde, un popolo dovrebbe essere guidato da una persona con pieni sensi in testa, e non da uno squilibrato che pensa appena a se stesso.

Mi-Cha emette qualche colpo di tosse, facendomi intuire di essermi appena dimostrata una pessima persona.

«Non credo sia giusto proporre una cosa del genere...» bisbiglia, fe­rita.

Con i sensi di colpa a palla, sono sul punto di scusarmi in piena sin­cerità, ma riprende a parlare.

«Sono d'accordo sul fatto che a volte non è una piacevole compa­gnia, ma il suo brutto comportamento ha un suo perché. La vita a Pa­lazzo non è un sogno come sembra».

La sua voce bassa e chiaramente ferita mi induce a restare in silenzio.

La mia parte razionale sa perfettamente che non è tutto oro quel che luccica, e soprattutto l'apparenza inganna nella stragrande dei casi – oltretutto, conosco abbastanza bene queste situazioni in quanto sono cresciuta con mia madre che, essendo un'attrice di fama internazio­nale, ne ha avute di cotte e di crude dietro alle quinte – ma l'altro lato della mia medaglia – quella più stronza – non riesce neanche a pensa­re che una persona arrogante come Seo-Jun possa aver subito qual­che tipo di trauma...

«Invece... avete anche un potere decisionale sulle scelte altrui? Ad esempio... okay, vado diretta al punto: il vostro titolo condiziona chi vi sta attorno, facendo quel che fate voi?»

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