12. Conflicting emotions

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Nina Gomez

«E... fine chak. Sabrina, ti ho già detto che devi assumere uno sguardo più spento, morto... se resti con questa espressione, non darai l'impressione di essere un cadavere, ma solo quella di essere stanca. Resta sveglia la notte, fatti di crack... ma sul serio, devi entrare appieno nel morto, altrimenti il tuo personaggio sarà soltanto un flop totale...»

Ricordo le sfuriate del regista come se le stessi ascoltando adesso, rivolte a me, e non riesco a comprendere come un uomo di professione possa aver attuato una violenza psicologica contro una donna per un misero personaggio di una serie tv. Insomma, mia madre è caduta nelle trappole peggiori della vita a causa di un datore di lavoro a dir poco bastardo... e adesso mi trovo appesa nel vuoto, ad attendere notizie, perché la fama ha finito per mangiarsi la vita di mia madre, ed io non voglio rischiare la stessa cosa.

Eppure... dal punto di vista mentale, la tentazione di soffocare nelle cose proibite e dannose è tanta, perché tutta questa pressione mi sta opprimendo, e non sono sicura di riuscire a sopportarla.

Non impiego molto a capire che è successo qualcosa perché, da quando Jun è uscito dalla classe con il permesso di andare in bagno, sono bastati all'incirca cinque minuti per subirmi una ventina di paia di occhi puntati addosso, seguiti da diversi mormorii non molto silenziosi e le mie domande nella testa che scorrono come fiumi in piena. Non riesco a fare a meno di vedere il banco al mio fianco destro, ormai vuoto, e chiedermi ininterrottamente perché stia impiegando così tanto tempo per ritornare in classe.

L'agitazione e in senso di soggezione mi costringono a puntare l'attenzione sul mio banco, e la gamba destra comincia a tremare come una foglia.

Quanto manca alla fine della lezione? Ho bisogno di uscire fuori, comincio a sentirmi in trappola...

Non riesco più a seguire la spiegazione del professore, e la mia attenzione si annulla totalmente quando il ragazzo di fronte si gira verso di me per lasciarmi un libricino senza dire una parola.

La mia confusione si punta sui capelli ossigenati del ragazzo seduto di fronte a me, il quale mi da ormai le spalle, e con un mix di curiosità e paura abbasso lo sguardo sul libro che mi è stato lasciato: un giornalino scolastico dedicato al gossip.

Mi riconosco subito nelle foto poste in copertina e, nel vedermi in due versioni contrastanti in compagnia di Seo-Jun, un conato di vomito mi spacca la gola, costringendomi a chiudere e stringere le palpebre con forza.

Mi costringo a capire di cosa si tratta esattamente, cosa abbia costretto chiunque a parlottare e spettegolare su di me, e quando realizzo che, senza neanche fare nulla di strano, la gente ha cominciato ad etichettarmi come una ragazza facile e alla ricerca di popolarità, chiudo di scatto il giornalino e, senza dire una parola, afferro tutta la mia roba ed esco dalla classe, seguita da alcune risate da parte dei compagni di classe.

Cosa diamine ho fatto di male, per mandare letteralmente a quel paese la raccomandazione di mia madre? Dovevo solo passare inosservata sotto ogni punto di vista, evitare popolarità e scoop vari... e invece mi ritrovo a litigare con il principe ereditario di Seoul e a subirmi punti di vista totalmente assurdi, mandando a monte ogni mio piano di fuga...

La campanella suona qualche secondo dopo, salvandomi dalla mia scappata improvvisata, e butto fuori tutta l'aria accumulata in un sospiro. Mi guardo attorno senza sapere cosa cercare, sperando di sfuggire dagli altri sguardi accusatori e risate derisorie.

Non riesco a capire come sia possibile... ho semplicemente cercato di essere più cordiale con lui, mettendo da parte nervosismo e diffidenza. Ho provato a vedere il positivo in lui, adorando i suoi momenti di calma e divertimento, per non parlare della sua risata e dei suoi attimi di dolcezza...

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