14. Not kidding you

100 11 8
                                    

Seo-Jun Kim

Quando, alla fine della lunga ramanzina, ho colto la palla al balzo ed ho proposto Nina come ragazza da avere al mio fianco – in quan­to è l'unica che potrebbe rimettermi in riga anche con la sua sola pre­senza – non intendevo dire di infiltrarmi in una finta relazione, da do­ver mostrare nel migliore dei modi soltanto al contatto con il pubbli­co. 

Assolutamente no... intendevo averla come vera ragazza, sul serio. 

Non so cosa sia passato per la testa a mia madre: è tratta alle sue conclusioni senza quasi neanche consultarmi, perché anche lei aveva occhiato Nina – a detta sua ha notato un'ottima intesa tra noi due – quindi ha ben pensato di combinarmi una relazione con lei per il Po­polo e per la mia stupida immagine... 

Come se me ne importasse qualcosa, di quel che pensa il Popolo di me... 

Fosse per me, i Sacerdoti potrebbero anche ripudiarmi dal trono, dando il diritto di essere Re a mio fratello Dae-ho, che senza dubbio merita quel posto molto più di me.

Non appena ho appreso le vere intenzioni di mia madre, le ho fat­to capire in ogni modo possibile e immaginabile di non essere affatto d'accordo, in quanto Nina fa già tanto tra il lavoro e lo studio a scuo­la... 

Sapevo che proporle di farmi da finta fidanzata le avrebbe tolto del tempo prezioso, e soprattutto avrebbe potuto perdere l'unico impe­gno che al momento le permette di guadagnare un po' di soldi... e chi mi dice che, così facendo, non sarebbe aumentato anche il suo odio nei miei confronti?

Intanto, la Regina di Seoul ha voluto fare di testa sua senza badare al mio parere, ed ho avuto un mix di emozioni controverse non ap­pena sono sceso in cucina e l'ho scoperto. 

Quando mi è stato comunicato da Sunn di non dover andare a scuola per ordine della Regina mi sono imbestialito, e mi sono pacato soltanto quando ho appreso di dover fare una conferenza stampa in­sieme a Nina, quasi come una nostra prima uscita pubblica a due. 

Respiro profondamente, appena esco dalla sua camera dopo averla vista in quell'abito che le calza a pennello, e involontariamente sulle mie labbra si espande un sorriso trasognato. 

Nei miei strani modi di fare, sto cercando di farle capire che il mio non è soltanto un finto interesse... 

Ho cercato di mostrarmi indifferente, quasi senza emozioni, in cu­cina – visto che ormai mi aveva già puntato il dito contro per aver proposto un'assurdità – ma una parte di me mi ha spinto a raggiun­gerla nella stanza, forse solo per il gusto di stuzzicarla, come ormai mi piace fare con lei. 

Vederla in tutta la sua perfetta eleganza mi ha fatto capire quanto io vorrei starle davvero vicino, non solo per una stupida finzione da mostrare al Popolo... 

Con l'obbiettivo di accettare, quindi, di avere una finta ragazza solo per poterle fare una vera proposta, mi avvio verso il sotterraneo, pronto a rivedere Nina sempre più perfetta nella sua insicurezza. Sa­luto Edgar con un sorriso sincero, comunicandogli frettolosamente di poter stare a lato, in quanto potrò accogliere io stesso l'arrivo di Nina. 

Ovviamente non gli dico espressamente le mie intenzioni, ma sal­tuariamente lui sembra capirmi, quindi acconsente alla mia richiesta e si mette da parte. Attraverso il finestrino della limousine, mi sistemo il colletto della camicia bianca che indosso, per poi afferrare il cellula­re e dare una controllata veloce alle ultime notizie.

Non fanno altro che parlare di me e della presunta storia d'amore con Nina, ovunque... e pensare che da ora a qualche giorno potreb­be diventare qualcosa di reale mi elettrizza. 

Cavolo, era da diverso tempo che non avvertivo il bisogno, o la vo­lontà, di stare con una sola persona. Ho passato gli ultimi anni a rim­piangere di essermi lasciato coinvolgere emotivamente in una relazio­ne che alla fine si è rivelata essere soltanto tossica, e so che, se dicessi agli altri che non è finita per mano mia, nessuno mai mi credereb­be... ma cavolo, io amavo Hanuel con tutto me stesso, le ho dato tutto ciò che voleva e le ho persino permesso di vivere nel castello, nella stanza che di principio era destinata ad essere occupata dalla mia futura sposa – perché io credevo fermamente in quell'amore, ed ero convinto che, non appena avessi compiuto i diciotto anni, le avrei fatto la proposta di sposarmi. 

ROYAL HEARTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora