9. Un coniglio?

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Nella chat di gruppo Yuri aveva proposto di saltare la scuola e gli altri, ovviamente, si erano accodati. Luca sapeva di essere tacitamente escluso dall'invito e ne fu felice: quella mattinata senza nessuno di loro intorno significava per lui un po' di tempo in più per elaborare tutte le emozioni del giorno prima. Doveva anche comunicare agli insegnanti che non avrebbe preso parte alla gita ed era un vero sollievo che gli altri non fossero lì a fare commenti e domande. La sera prima, dopo il litigio con il padre, avrebbe voluto disperatamente correre come al solito da Yuri a sfogarsi, imprecare contro quello stronzo che non lo capiva e lo puniva come se fosse ancora un bambino. E poi, Lui e Yuri avevano fatto così tanti progetti per quella gita, che l'idea di comunicargli la novità lo atterriva, sapeva che lo avrebbe deluso, di nuovo. Era pur vero che le cose tra loro, al momento, erano diverse dai giorni in cui la classe aveva deciso la destinazione e loro due avevano iniziato a fare programmi. Magari, rinunciare al viaggio gli avrebbe risparmiato imbarazzi e sofferenze, se non avesse risolto con lui in tempo per la partenza. Di fatto per quella mattina le cose con Yuri erano ancora strane e l'idea di non vedere lui o gli altri gli tolse di dosso un peso enorme. Si sentiva come uno di quei pomeriggi in cui inventava impegni per non uscire con loro, anche se in questo caso non si trattava esattamente di una sua scelta. Aveva scritto nella chat che i suoi lo controllavano a vista e che gli era impossibile fare assenze. Era certo che comunque nessuno avrebbe rimpianto la sua presenza. Sicuramente per Yuri sarebbe stato meglio non averlo intorno.

Riuscì a non pensare a Elia e a concentrarsi sulle lezioni per buona parte delle prime due ore, ma nell'intervallo la voglia di rivederlo era cresciuta così tanto che quasi nemmeno si accorse di essere salito al suo piano, nell'intervallo. Percorse tutto il corridoio con calma, come se stesse facendo un'innocente passeggiata senza secondi fini. Notò le occhiate e qualche sorriso di ragazze che non conosceva, un paio di occhiatacce da alcuni ragazzi, ma di Elia nessuna traccia. Lo colpì allora il pensiero che gli altri lo avessero intercettato all'entrata. Accelerò l'andatura e passò davanti alla porta della sua classe. Sapeva persino quale fosse il suo banco e gli sembrò che ci fossero sopra delle cose come un quaderno e delle penne, ma non poteva essere sicuro che fossero sue. Provò alle macchinette, poi nei bagni in fondo al corridoio, senza trovarlo. Gli restava soltanto chiedere ai suoi compagni, ma non voleva spingersi a tanto. Scese la rampa delle scale e ritornò verso la sua classe, cercando di farsi venire in mente un modo discreto per accertarsi che l'altro stesse bene. Non dovette sforzarsi molto, perché se lo ritrovò davanti. Sì, stava bene, e stava aspettando qualcuno davanti alla sua aula. Lui, forse? Gli andò incontro con passo spedito, ma a metà strada gli tornò in mente il modo in cui aveva piagnucolato su di lui e di come l'aveva baciato. Così abbassò lo sguardo e rallentò, giusto per dare ai suoi polmoni il tempo di riprendere a respirare in modo normale.

«Ciao, che ci fai qui?»

Elia aggrottò la fronte, come se non capisse la domanda. «Aspettavo i tuoi amici, volevo vedere se è vero che da oggi hanno un altro bersaglio o se sono ancora io il loro preferito.»

Come gli era venuta quell'idea? Ah, già, era stato lui a dirglielo, quand'era convinto che Yuri lo avrebbe tradito e sarebbe stato lui il nuovo zimbello degli altri, al posto di Elia. Notò comunque che aveva usato la terza persona plurale, e non la seconda. Era già un passo avanti. «Ah, ok,» rispose mal celando la delusione: avrebbe preferito fosse lì per lui, «oggi non ci sono, hanno tagliato. Ti tocca aspettare domani per scoprirlo.» Elia allora scoppiò a ridere. Luca ignorava cosa avesse detto di tanto divertente, ma l'avrebbe ripetuto anche tutto il giorno, se quello era il risultato.

Poi Elia si avvicinò appena, restando comunque a una distanza che non destasse sospetti di nessun tipo e lui gli fu segretamente riconoscente. «A dire il vero stavo aspettando te, ho un'ora buca e mi chiedevo se potessi saltare un'ora e fare due chiacchiere su quello che è successo ieri e un altro paio di questioni. Lo so che avrei dovuto dimenticare, e credimi, ci ho provato, ma proprio non riesco.»

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