14. Pronto a parlare?

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Elia era lì, davanti a lui, all'ingresso di un locale in cui non avrebbe mai pensato di vederlo.

Aveva ricambiato il suo "ciao" incerto con un saluto altrettanto incerto, ma appena Rebecca si era allontanata per fare una telefonata, l'aveva raggiunto; se da un lato Luca aveva, come sempre, voglia di parlargli e stare con lui, d'altro canto temeva quale argomento avrebbe potuto tirare fuori Elia, visto il modo in cui si erano lasciati l'ultima volta. Però, mentre se ne stavano lì in piedi da soli gli sembrava quasi d'obbligo iniziare una conversazione. Magari, sperava, sarebbe stata pacifica, generica e di circostanza, nulla di problematico, insomma.

«Non credevo saresti venuto, non sembra un posto che frequenteresti volentieri.»

«Sì, beh, Rebecca mi aveva detto che aveva qualcuno da presentarmi, ricordi?»

Forse un problema c'era, ma ce l'aveva solo lui. Cercò di ripensare a cosa avesse detto a Rebecca: avrebbe preferito vedere Elia con una persona per bene come Thomas, piuttosto che con una dello stampo di Mauro, e razionalmente era vero. Però, nonostante tutto, avrebbe tanto voluto essere lui quella persona!

«Ah, già. Credo di sapere chi è, non è ancora arrivato.»

«Posso aspettare qui con te?»

«Se vuoi.»

"Ce ne sono di più carini e di meno complicati intorno, sai?" gli aveva detto Yuri al campetto, e Luca aveva capito che si stava riferendo a Thomas, così carino e poco complicato che avrebbe fatto colpo su Elia in pochi minuti dalla loro stretta di mano. Sì, aveva detto lui stesso a Rebecca che non c'erano problemi, ma avrebbe comunque preferito non assistere alla scena in cui tra quei due sarebbe scattata la scintilla. Poteva, quella settimana, andare peggio di così?

«Siamo in anticipo, vero?» Elia si era sistemato accanto a lui, come già avevano fatto in passato, voltati nella stessa direzione, piuttosto che uno verso l'altro.

«Un po'». Si mise le mani nelle tasche della giacca e guardò a terra.

«Non sapevo quanto traffico avrei trovato e sono partito presto, troppo, forse.»

«Anche noi. Rebecca voleva essere la prima ad arrivare, così...» non sapeva come continuare la frase, quei convenevoli erano ridicoli. «Hai portato un regalo per lei?»

«Questo, dici?» Elia sventolò il sacchetto che teneva con la mano destra, mentre scuoteva la testa e si massaggiava la nuca con l'altra mano, in imbarazzo. «No, non proprio. Avrei dovuto, vero? Ora che ci penso sì, avrei proprio dovuto! Anche Rebecca vedendolo penserà che ci sia un regalo per lei, e invece non c'è.»

L'Elia insolitamente chiacchierone e nervoso lo fece sorridere. Di solito era lui quello in difficoltà, ma quella sera sembrava che i ruoli si fossero invertiti. Inoltre, sembrava così simile a Rebecca, quando iniziava a parlare di qualcosa, che pensò sarebbe servito un segnale anche per lui.

«Tranquillo, forse Rebecca non l'ha specificato, ma questa non è una festa di compleanno, è solo un'uscita tra single, lei lo chiama un Contro-Valentino. Le piace l'idea di disturbare le coppie che fanno serata e rivendicare questo weekend.»

Peccato che lei non fosse esattamente single, ma forse preferiva che le altre persone la pensassero così.

«Ah, figo.» Elia sembrava sovrappensiero, per nulla interessato a quella spiegazione e Luca iniziò a percepire il pericolo.

«Senti,» lo colse di sorpresa, cambiando bruscamente argomento, «non siamo più riusciti a parlare, alla fine.»

Eccolo. Sperava che avrebbe davvero evitato di riaprire la questione, invece ci aveva messo qualcosa come cinque minuti a farsi avanti. Era stato difficile decidere di chiudere prima ancora di aprire effettivamente qualcosa, con lui. Il discorso di Rebecca sul dare a Elia la possibilità di dire la sua era stato incoraggiante per i primi due o tre giorni, e Luca ci aveva creduto. Ma quella settimana disastrosa alla fine aveva risucchiato tutta l'ottimismo di cui disponeva. Sospirò, voltandosi verso di lui. Aveva fatto qualcosa ai capelli? Gli sembravano più morbidi del solito. Peccato non poterlo constatare. Cavolo, doveva concentrarsi, ma era così difficile!

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