Ripartire da zero

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«Ao Simò, ma quello sempre qua deve sta'?»

Manuel entra in camera di Simone sbattendosi con forza la porta alle proprie spalle. Sbuffa in modo plateale e si avvicina alla scrivania su cui sta studiando il più piccolo, che gli rivolge un'occhiataccia poco consolatoria, ché odia quando Manuel non si controlla e finisce sempre per combinare qualche guaio.

«Mio padre l'ha preso in custodia, Manuel!» gli rivolge l'attenzione per poco, prima di ritornare dritto con la sedia. «È ovvio che sta sempre qua, lo sai.»

Sì, lo sa. Ma questo non gli impedisce di provare fastidio.

«Seh, 'o so.» ribatte, sollevando gli occhi al cielo. Poi compie qualche passo in avanti, fino a trovarsi dietro all'altro ragazzo. Sorride, nonostante tutto, e si china di poco col busto, quanto basta per lasciargli un breve bacio in mezzo ai ricci neri e morbidi di Simone. «So pure che doveva anna via dopo qualche mese, è 'n anno mo' che sta qua.»

«Mio padre ha chiesto altro tempo, sai com'è fatto!»

«Tu' padre a deve finì de fa' er supereroe e salva' tutti i ragazzi che glie capitano a giro.»

Simone ride e si volta con la sedia verso l'altro ragazzo, che d'istinto va a posizionarsi in mezzo alle sue gambe. Il più piccolo gli stringe le mani sui fianchi e lo fa sedere sulle proprie gambe. Manuel, di riflesso, gli circonda il collo con un braccio. «Pure te sei stato uno di quei ragazzi.»

Manuel fa un leggera smorfia con le labbra, quasi a voler dire io so' io, ao. «Che vor dì?!» ribatte, infatti. «È 'n'altra storia 'a mia.»

«E perché mai?»

«Perché io so' er ragazzo tuo.» lo colpisce con una mano dietro la nuca, facendolo ridere. «'N c'entro niente co' quello là.»

Simone rafforza la presa sui suoi fianchi, fa fiorire sul proprio viso un sorriso provocatorio, quello che Manuel ama più di tutti. «Ah sei er ragazzo mio?» lo scimmiotta, spingendosi di poco in avanti.

«Mh-mh» Manuel annuisce leggermente, andando incontro al movimento dell'altro ragazzo. E sono quasi sul punto di ficcarsi la lingua in gola quando la porta viene spalancata con irruenza, facendoli allontanare di scatto, senza però smuoverli dalla loro posizione.

Manuel sospira infastidito. «Ma a Napoli non ve insegnano a bussa'?»

Mimmo solleva le spalle, incurante, e muove qualche passo dentro la stanza, senza badare a loro due che, data la posizione in cui si trovano, fanno intendere tutto, tranne che siano solo amici. «Non busso mai quando entro in stanza di Simone.»

«E invece 'o dovresti fa'.»

«Manuel!» Simone gli rivolge un'occhiata veloce, prima di concentrare la propria attenzione sul ragazzo appena entrato. «Ti serve qualcosa?»

«Solo dirti che la cena è quasi pronta.»

«Okay» risponde tranquillo Simone. «Per favore, quando torni giù, avvisa nonna che c'è anche Manuel.»

«Perfetto.» replica Mimmo, mostrando un sorriso che è più una smorfia che una vera dimostrazione d'allegria.​

Manuel sghignazza vistosamente, porta una mano tra i capelli di Simone e inizia a giocherellare con i suoi ricci. Vede il modo in cui Mimmo non smette di guardare Simone e il modo in cui, subito dopo, raccatta una felpa di quest'ultimo – lasciata sulla spalliera del letto – e la indossa.

Manuel sospira rumorosamente: non sopporta quel ragazzo, non sopporta il modo in cui guarda Simone e il modo in cui gli parla, non sopporta il fatto che abbia provato a baciarlo e che Simone lo abbia respinto più volte senza ottenere nulla in cambio, non sopporta il fatto che continui a fingere di non sapere, come se non fosse evidente agli occhi di tutti che lui e Simone stanno insieme.

Continua a fissarlo anche quando Mimmo, una volta indossata la felpa di Simone, si avvicina al letto del più piccolo e si stende su di esso.

È quello il momento in cui Manuel crolla e perde il controllo.

Senza pensare alle conseguenze, si volta completamente verso Simone, finendo a cavalcioni sulle sue gambe, gli prende il viso con forza tra le mani e, dopo averlo guardato intensamente negli occhi, porta la propria bocca a sbattere impetuosamente con quella dell'altro.

Lo bacia con foga e passione, ignorando completamente la presenza dell'altro ragazzo – anzi, che guardasse pure!

Picchietta con la lingua sulle labbra di Simone, che si schiudono al primo invito. La bocca di Simone è calda e accogliente: per la lingua di Manuel è un invito ad un banchetto di nozze. Simone stringe la presa intorno ai fianchi dell'altro e se lo porta più vicino, lasciandosi sfuggire un leggero gemito, che aumenta quando Manuel, prima di rallentare il bacio, gli morde il labbro inferiore, stringendolo tra i denti e tirandolo verso di sé. Si allontana con uno schiocco, l'unico suono a rimbombare in quella stanza.

Quando riapre gli occhi, si ritrova davanti un Simone affannato, con la bocca rossa e le labbra gonfie, gli occhi lucidi e pieni di desiderio. Si china nuovamente per baciarlo ancora una volta, questa volta in maniera più dolce e lenta, per poi prendersi anche un terzo bacio, poi quattro, cinque e sei, finché non sente una porta chiudersi alle loro spalle e una presenza fastidiosa sparire da quella stanza.

«Finalmente s'è levato dar cazzo.» biascica, scontrandosi ancora con le labbra di Simone.

Quest'ultimo ride e fa incontrare le loro fronti. «Sei veramente un cretino.»

«'O deve capì che te deve lascia' sta'!»

«Sono più che sicuro che l'abbia capito.»

«Meglio.» mormora, baciandolo di nuovo. «'O dovevo fa' prima.»

Per ogni tocco di lancetta - Simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora