Associati

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Tw: nessuno osi dividere ciò che Dio unisce.








Quando quella mattina Manuel apre gli occhi, l'ultima cosa che si aspetta di trovare è Simone seduto a gambe incrociate sul proprio letto, le braccia conserte e un broncio già pieno sul proprio viso. Gli dà le spalle ed è già pronto per andare a scuola.

Manuel corruccia la fronte, confuso, non capisce e dunque: «Simò?» prova a richiamarlo, ché è davvero ancora troppo presto per raggiungere l'edificio scolastico e Simone sembra essere sul punto di scappare via da quella stanza.

Quest'ultimo, però, non risponde e irrigidisce la mandibola, stringendo il tessuto della felpa tra le dita. Manuel finge di non notare l'atteggiamento chiuso da parte dell'altro ragazzo, per cui evita di soffermarsi su qualsiasi atteggiamento strano e prova a mettersi seduto sul letto, già stanco. «Simò, perché sei già vestito? Manca più di un'ora.»

Uno sbuffo, un grugnito e un lamento frustrato. «Mi avevi detto che c'avevi chiuso con lei.»

Manuel aggrotta la fronte, confuso, una smorfia gli fa stringere le labbra. «Co' chi?»

«Con Nina,» afferma, con tono scontroso. «Mi avevi detto che c'avevi chiuso e —»

«Infatti è così.» lo interrompe, deciso.

«Ah, sì?» Simone si alza di scatto dal proprio letto e inizia a camminare velocemente lungo tutto il perimetro della stanza, allarga le braccia, nervoso e agitato; respira profondamente e cerca di trovare un po' di calma, soprattutto perché Manuel continua a guardarlo con quel suo solito sguardo da pesce lesso e lui non sa mai come reagire, in modo particolare perché da appena sveglio Manuel è ancora più bello, e Simone vorrebbe quasi strapparsi i capelli dalla frustrazione o dalla voglia di raggiungerlo e baciarlo. «E allora perché stamattina t'ha scritto ciao Manu,» scimmiotta la voce della ragazza. «Grazie per gli appunti di filosofia, mi hanno aiutata tantissimo

«Te che ne sai degli appunti?» risponde Manuel, lasciando il letto per fronteggiare l'altro ragazzo.

Simone pensa di avere a che fare con un'idiota. «Ma mi senti quando parlo? Te lo ha scritto lei, ho letto l'anteprima del messaggio!»

«Ah mo' te fai pure i cazzi miei?»

Simone dondola sul posto, improvvisamente imbarazzato, ma ancora nervoso. «Non mi sono fatto i cazzi tuoi, era sulla scrivania e ho letto il messaggio quando è arrivato,» poi sembra agitarsi nuovamente, chiudendo gli occhi e scuotendo la testa. «Ma non è questo il punto!» attesta, con voce alta. «Il punto è che m'hai detto una cazzata.»

Manuel si porta due dita all'attaccatura del naso. «Non è 'na cazzata, e lo sai. M'ha chiesto solo gli appunti in classe e gliel'ho dati, niente de che.» lo sguardo si assottiglia e sembra volerlo rimproverare, ché da quando entrambi hanno definitivamente rotto con i rispettivi compagni per potersi finalmente capire, confrontare e amare, Simone non fa che mostrarsi insicuro e geloso, soprattutto nei confronti di Nina, nonostante il maggiore lo abbia rassicurato più e più volte.

Simone però scuote il capo, afferra lo zaino lasciato per terra e lo sistema sulle proprie spalle. Prende poi quello del compagno e lo sbatte con forza sul suo petto. «Io me ne vado a scuola! Trovati un passaggio, magari chiama la tua ex e fatti venire a prendere!»

Per poi sbattere la porta alle proprie spalle e uscire da quella casa.











Dopo un viaggio in auto decisamente troppo lungo, dopo essere stato costretto a rispondere alle continue domande di sua madre sul perché Simone non lo avesse aspettato come sempre per andare a scuola insieme, Manuel raggiunge l'edificio scolastico e già maledice la scuola o qualsiasi altra entità divina per averlo costretto ad aprire gli occhi e affrontare una giornata di merda, ché se il buongiorno si vede dal mattino il resto della giornata non può che peggiorare.

Per ogni tocco di lancetta - Simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora