Strane abitudini

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Tw: boh?
Simone è me?







Che Simone avesse quello strano vizio, Manuel lo aveva compreso già dalla terza volta che, per comodità, era rimasto a dormire a casa del più piccolo. Quest'ultimo, infatti, ha la tendenza a svegliarsi presto, intorno alle sei del mattino, scrollare il cellulare per alcuni minuti e poi ricadere in un dormiveglia profondo, che la maggior parte delle volte lo porta a non ricordare ciò che fa.

Gli viene da sorridere al ricordo di quella volta che, con gli occhi ancora mezzi chiusi, Simone si era sporto leggermente nella sua direzione e aveva lasciato cadere un braccio sulla sua brandina, per poi adagiarlo sul petto di Manuel, stringendolo leggermente.

La mattina successiva, al risveglio, Simone aveva sgranato gli occhi e, arrossendo, aveva iniziato a farfugliare una serie di scuse che avevano fatto ridacchiare Manuel.

Ora, che la situazione è leggermente diversa e che a dividerli non c'è più una brandina, le abitudini di Simone hanno subìto delle leggere variazioni: continua ancora a svegliarsi presto, facendo svegliare di conseguenza anche Manuel - che ha il sonno tremendamente leggero - e anziché lasciarsi andare ad abitudini inutili come quella di scrollare il cellulare o osservare le crepe sul soffitto, inizia a contare le dita della mano di Manuel.

In modo del tutto naturale, prende la mano del più grande tra la propria e, delicatamente, dividendo ogni singolo dito - partendo dal pollice - inizia a contare, finché il sonno non torna padrone e finisce per accoccolarsi sul suo petto.

Le mani di Manuel sono qualcosa che infonde serenità al cuore di Simone, perché sono piccole, morbide e sottili, nonostante nascondano i segni della fatica e del lavoro al garage.

Manuel non ha mai posto grandi domande, semplicemente asseconda il volere del fidanzato, il quale pare rilassarsi vistosamente.

Tuttavia, quella mattina, qualcosa sembra non andare. Sono entrambi sul letto del minore e il sole è sorto da qualche minuto, sebbene i primi raggi del sole riescano ad illuminare di poco la stanza.

Simone è disteso supino, mentre Manuel, disteso al suo fianco, mantiene una posizione prona, con la faccia schiacciata sul cuscino.

«Simò?» biascica Manuel, contro la federa, mantenendo gli occhi chiusi. «È già la terza volta che ricominci a conta' da capo. Che succede?»

Simone sospira leggermente, si porta la mano di Manuel sul proprio stomaco, continuando a giocare con le sue dita. «Non riesco a riprendere sonno.»

«Perché?»

«Non lo so.» ribatte, un po' stanco e un po' abbattuto. «Le tue mani mi hanno sempre rilassato, ma oggi non funziona nemmeno questo.»

Manuel riapre piano gli occhi, lo guarda per qualche istante con la bocca socchiusa e la fronte leggermente aggrottata; poi allontana la mano dallo stomaco di Simone per portarla sulla sua guancia, gli carezza lo zigomo con il pollice, frattanto che le proprie labbra si sollevano di poco verso l'alto. «Non sapevo te rilassasse 'na cosa del genere, pensavo lo facessi per noia.»

Simone scuote il capo. «Mi aiuta a stare più tranquillo» dice, quasi sussurrando; il tono della voce basso e caldo. «Insieme alla tua voce.» conclude poi.

Manuel sbatte le palpebre ripetutamente, è ancora mezzo addormentato e le parole di Simone non fanno che scombussolarlo. «Cosa?» soffia, sollevando di poco il capo.

«Pure la tua voce mi aiuta a stare più tranquillo.» ribadisce Simone, voltandosi verso l'altro ragazzo.

Manuel sorride fiacco, nel mentre porta la mano del più piccolo alla propria bocca e si appresta a lasciare un bacio umido sul suo dorso. La riporta subito dopo sul petto di Simone, col palmo rivolto verso l'alto, così che quest'ultimo possa riprendere il suo lavoro.

«Te posso recita' qualcosa.» dice poi il più grande, biascicando. «Quando le mani non bastano, te posso recita' 'na poesia, 'na filastrocca, quello che te pare.» specifica, facendo roteare il pollice sullo stomaco di Simone.

A quest'ultimo quasi brillano gli occhi quando si solleva di poco con il corpo e si sistema con la testa sulla sua spalla. «Okay.» risponde, piano, con le mani che hanno già ripreso ad intrecciarsi.

Poi alza il capo e gli lascia un bacio leggero sulle labbra, facendo sorridere entrambi. «Grazie.»

Manuel se lo stringe addosso. «Me basta sape' che stai tranquillo e sto tranquillo pure io.»

Simone chiude gli occhi, un briciolo più sereno, e sente già una leggera sonnolenza pervadere il proprio corpo. «A me invece basti tu.» mormora, mentre già quasi dorme. «Per stare bene, dico, mi basti tu.»

Manuel non sa se quella frase sia solo la conseguenza del sonno nel quale è appena caduto l'altro ragazzo o qualcosa a cui quest'ultimo crede davvero. Tuttavia, a giudicare dal sorriso con cui Simone dorme, oserebbe quasi scegliere la seconda possibilità.

Gli circonda il busto con le braccia e se lo tira addosso, nel frattempo che anche Manuel chiude gli occhi lasciandosi andare, finalmente, al sonno.

«Anche a me.» bisbiglia poi, e quello lo sentono entrambi.

Per ogni tocco di lancetta - Simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora