La mano che si porta alla fronte è calda e appiccicosa, così come lo è il proprio viso, l'attaccatura del braccio e il resto del proprio corpo. Sbuffa infastidito mentre cerca una posizione più comoda, ché i ferri di quella sdraio sono appuntiti e gli si infilano tutti dietro la schiena, bollente e nuda a contatto con la stoffa su cui è poggiato.Roma, in quel luglio di un'estate che sembra non finire mai, è un inferno a cielo aperto.
Quando, quasi un anno prima, sia lui che Anita erano andati a vivere a casa Balestra, il timore di vivere in compagnia del proprio migliore amico - che forse poi, tanto amico non era - era stato surclassato dal pensiero di avere un'intera villa, compresa di piscina appena rimodernizzata, a sua completa disposizione per l'intera estate.
Il punto, adesso, è che neppure quello sembra donargli sollievo.
Se ne sta sotto l'ombrellone, su una sdraio vecchia che ha recuperato dal garage del professore, e cerca di farsi bastare quel lieve venticello che sembra nascere e morire in brevi e concitati secondi, nel vano tentativo di sopportare un'altra giornata con circa quartacinque gradi all'ombra.
È da solo, in tale istante; non sa dove si trovi Simone, e menomale oserebbe dire - ché l'unico a non subire quelle temperature elevate pare essere proprio il più piccolo, che non perde tempo a reclamare un abbraccio, una dormita sul suo petto o una mano intrecciata alla propria quando si vedono costretti a lasciare l'abitazione per recarsi in città.
Fa caldo, ma non così tanto - gli aveva detto qualche ora prima, quando, durante il pranzo passato fuori casa, Simone aveva provato a stringerselo addosso e Manuel si era tirato indietro, troppo accaldato per sopportare la propria pelle, figuriamoci averne un'altra appiccata addosso.
Inutile dire che ci aveva guadagnato un broncio e un muso lungo tutto il giorno.
Non è cattiveria, ama avere Simone addosso, in ogni senso e in ogni modo, ma se c'è una cosa che odia più di tutte, quella è il caldo; se poi, quest'ultimo, tocca livelli esagerati, Manuel arriva a diventare la parte peggiore di se stesso, irascibile e incontrollabile.
Per cui, non è cattiveria se una parte di sé è sollevata dal fatto di non avere Simone intorno, è solamente leggerezza, ché lui stesso odia doversi ritrarre a gesti che, in altri contesti, non rifiuterebbe mai.
Chiude gli occhi e si lascia cullare dal vento che gli carezza il petto nudo e le gambe che fuoriescono dal costume azzurrino che indossa; poco prima di stendersi sulla sdraio, aveva optato per un breve bagno in piscina, che si era poi rivelato inutile quando, al sole cocente sulla propria testa si era aggiunto un mal di testa lancinante, che lo ha portato, poi, al punto in cui è adesso: sotto l'ombrellone per cercare di riposare.
Il canto delle cicale in lontananza sembra conciliargli il sonno, ed è sul punto di addormentarsi quando, un leggero movimento alle proprie spalle, gli fa sollevare di poco le palpebre, quanto basta per scorgere la figura di Simone, anch'egli in costume, che si avvicina alla propria seduta.
Richiude subito gli occhi, fingendo di dormire, così che Simone eviti di disturbarlo. Avverte, qualche istante più tardi, la presenza del compagno in piedi di fianco a sé, sicuramente indeciso se svegliarlo o meno; lo sente, poi, allontanarsi e aprire la seconda sedia a sdraio, portarla vicino alla propria e stendersi su di essa.
Ancora con gli occhi chiusi sente poi Simone armeggiare con l'ombrellone, ed è solo quando avverte un leggero senso di sollievo sul proprio corpo che si rende conto di quanto stava architettando l'altro ragazzo: Manuel, infatti, preso dal bisogno di non farsi sgamare sveglio dal compagno, non aveva preso in considerazione il fatto che, spostandosi, parte del proprio corpo sarebbe stata esposta al sole.
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Per ogni tocco di lancetta - Simuel
FanfictionRaccolta di piccoli momenti dei miei fidanzatini preferiti a cui penso costantemente durante tutto l'arco della giornata.