Tw: what if
grande quanto una casa
in cui Manuel è ancora Manuel
e Simone lo ama più di prima.Quando Simone giunge nel luogo indicato da Manuel, il cuore gli batte all'impazzata e spera di non scoppiare a piangere nel momento esatto in cui incontrerà gli occhi del proprio migliore amico, ché lo sa quanto possano leggergli l'anima, la mente e il cuore, ed è un attimo che tutto fuoriesce dal proprio corpo, libero di potersi lasciar cullare e coccolare, per quanto l'altro ragazzo gliene dia modo.
Non sa perché il proprio inconscio, qualche minuto prima, abbia deciso di spingerlo a prendere il cellulare e contattarlo, fargli inviare quella nota vocale nel quale sembra cercare un appiglio che non sa da dove estirpare, ché per la seconda volta gli è parso di non sentire più la terra sotto ai piedi e la prima persona a cui ha pensato è stata, come sempre, Manuel.
E la mente gli si riempie di interrogativi, ancora, perché se la testa ha provato a suggerirgli che, forse, ce la sta facendo a farsi passare tutto quell'amore spropositato che prova nei confronti del proprio migliore amico, quel gesto - naturale, inaspettato, istintivo - gli ricorda che niente basta quando il cuore prende il sopravvento e spazza via ogni cosa.
Ed è per questo che tira un sospiro di sollievo quando vede Manuel varcare la porta di quel palazzo e venirgli incontro, e quasi non si rende conto di quel «oh, Manu» che gli esce liberatorio, senza freni.
L'altro ragazzo gli è ormai davanti, in piedi uno di fronte all'altro. «Oh Simò, scusa se t'ho fatto venire fino a qua, è che sto impicciato e devo dormi' da Nina stanotte.»
«No, scusami te, non te volevo scoccia', solo ...» ed è sul punto di liberarsi di tutto, dirgli che forse sta per perdere un altro pezzo di cuore e lui non sa più come fare con tutto quel peso che preme sul proprio petto, ma non fa in tempo a continuare che Manuel lo interrompe, facendo il giro del proprio corpo, fino a ritrovarsi con le spalle rivolte verso la vespa. «Non sai che casino che sta a succede'.»
Simone si ferma, ammutolisce. Ancora una volta, mette Manuel prima di se stesso. «Che casino?»
«Nina è impazzita, vuole ruba' la bambina.»
«In che senso?»
«Nel senso letterale, quello che hai capito.»
«Eh, ho capito! È grave.»
Manuel alza le spalle, lo sa che è grave, è gravissimo, ché rischiano entrambi la galera e, soprattutto, Nina rischia di non poter rivedere mai più la bambina. Ma, prima di ogni cosa, prevale quel senso di colpa che proprio non riesce a mandare via, e che lo sta portando a fare una di quelle cose per le quali il cuore si oppone, ma la testa porta avanti. «Lo so che è grave, però glie devo da' 'na mano pe' forza, Simò, 'sta in questo casino pure pe' colpa mia.» scuote la testa, infine, e senza guardarlo in faccia gli fornisce quella che sembra essere, per lui, una giustificazione valida a quel piano pazzo e fuori luogo. «E poi che te devo dì, Simò, me so' innamorato.»
Neanche Simone lo guarda, tiene il capo basso e si tortura le dita all'interno delle tasche del giubbotto, ché per quanto voglia far credere all'altro ragazzo che la barca dell'amore si è spezzata - il cuore smette sempre un po' di battere all'udire quelle parole, e quasi si pente di essersi presentato da lui, perché dolente o nolente, Manuel, rispetto a lui, è sempre un passo indietro.
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Per ogni tocco di lancetta - Simuel
FanfictionRaccolta di piccoli momenti dei miei fidanzatini preferiti a cui penso costantemente durante tutto l'arco della giornata.