Hotel

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Tw: è uno smut brutto,
che in un altro momento non avrei pubblicato,
ma questa sera sono in depre post-concerto
e devo distrarmi
quindi vi beccate questo.





«Simò, mettite davanti e famme 'na foto mentre io la faccio a te.»

Manuel lo dice frattanto che siede su una panca di legno e subito dopo finisce disteso su di essa, la quale dondola libera nell'aria; la struttura viene sostenuta attraverso delle corde agganciate ai quattro angoli, che giungono ai rami più alti degli alberi, così che la panca possa muoversi leggera in un dondolio rilassante. In tale posizione riesce a scorgere la vallata al di là della montagna e l'intero spazio verde intorno a loro.

Il più grande, dopo essersi accomodato su di essa, divarica le gambe, lasciandole penzolare ai lati, mentre già posiziona la propria macchina fotografica sugli occhi e aspetta che Simone faccia la medesima cosa.

Il più piccolo, dopo una leggera giravolta su se stesso, che gli consente di poter osservare l'intera zona circostante, gli si pone davanti; solleva la propria fotocamera e la pone di fronte ai propri occhi, pronto ad immortalare l'immagine di Manuel; tuttavia, quando è sul punto di premere il pulsante per scattare la foto, si blocca di colpo, rimanendo con le braccia a mezz'aria, fissando un punto preciso.

Manuel, un briciolo confuso, lo guarda con la fronte aggrottata e abbassa la propria Canon, nuova di zecca e acquistata da poco. «Simò?» cerca di richiamarlo, giacché l'altro ragazzo pare sul punto di avere una sincope.

Simone, infatti, continua a non rispondere, nonostante le sue guance inizino a colorarsi di un rosso acceso.

«Oh?» ci riprova quindi Manuel.

«Mh?» risponde frastornato il minore, portando finalmente gli occhi su quelli di Manuel.

«Ma che c'hai?» gli domanda, allargando maggiormente le gambe.

Simone strizza gli occhi e si volta di scatto, dando le spalle al fidanzato. «Cristo Santo, Manuel!»

Manuel, s'è possibile, si fa ancora più perplesso, ignaro di quanto sta accadendo all'altro ragazzo. Sistema la propria macchina fotografica sul legno su cui è poggiato e, con le braccia leggermente incurvate, prova a tirarsi su, sedendo a cavalcioni. Tale posizione gli consente di posare lo sguardo sul proprio basso ventre ed è lì che, forse, comprende il motivo per cui il compagno pare trovarsi su un altro pianeta.

Il pantaloncino blu notte che indossa è di un tessuto morbido e leggero, forse troppo morbido, giacché si adagia perfettamente sulla propria pelle e assume le forme perfette della propria fisionomia.

Improvvisamente sente un calore invadergli la faccia e rilascia una risata sommessa. «Girate 'n attimo.» gli dice, mentre Simone scuote il capo. «Daje, Simò.»

Il più piccolo sbuffa, ma acconsente subito dopo, mentre dentro di sé prega di avere la forza di non fiondarsi sul compagno e fare cose poco caste di fronte a decine di persone.

Manuel, quando vede Simone voltarsi senza neanche guardarlo in faccia, scoppia in una fragorosa risata. «Sei 'n pervertito.»

Simone sgrana gli occhi, guardandosi intorno. «Ma che cazzo ti urli?»

Manuel ride ancora e finalmente chiude le gambe - sia ringraziato il cielo - e scende dalla panca, raggiungendo il compagno. «Te faccio 'ste effetto solo pe' du' gambe aperte?» gli sussurra, facendo infrangere il proprio fiato caldo sul collo del più piccolo, che rabbrividisce istantaneamente.

Simone arrossisce fin sopra la punta delle orecchie. «Beh insomma, mica sono le gambe aperte il problema.»

«Ah no?» chiede Manuel.

Per ogni tocco di lancetta - Simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora