La musica che riecheggia in quella stanza affollata di studenti ammassati l'uno sull'altro, intenti a ballare a pochi centimetri di distanza, costringe Manuel a socchiudere gli occhi e a tapparsi l'orecchio destro, così che possa concentrarsi con l'orecchio libero su quello che Simone, seduto sul divanetto al proprio fianco, sta cercando di fargli capire, alzando di poco la voce.«Non ho capito, Simò.» ripete ancora Manuel, scuotendo la testa da destra verso sinistra, mentre cerca di farsi ancora più vicino all'altro ragazzo.
Simone ridacchia, avvicinando la bocca all'orecchio di Manuel. «Ho detto se ti va di ballare.»
Manuel aggrotta la fronte e lo guarda come se gli fossero appena spuntate tre teste. Visto da occhi esterni, con un'espressione stralunata in volto e una mano a tapparsi un orecchio, sembrerebbe qualcuno sul punto di avere una sincope o qualcuno a cui è appena stato detto che le moto funzionano anche ad aria. È quasi tentato dal dire, ancora una volta, che non ha capito un cazzo, che anche se fosse vero, continua a non capire un cazzo.
Tuttavia, senza riuscire a connettere il cervello, si limita ad annuire.
Simone si apre in un sorriso ampio e, portando avanti il braccio libero dal tutore, offre una mano al più grande che, sorridendo piano di fronte a tale serenità, la afferra senza pensarci troppo.
Si muovono insieme verso la pista da ballo, Simone davanti, ad aprirsi la strada tra quei corpi un po' conosciuti e un po' sconosciuti, e Manuel dietro, trascinato dalla mano di Simone che rimane incastrata perfettamente nella propria.
Il locale dove si trovano dista pochi chilometri dal centro di Roma, è provvisto di una grande sala ovale e le luci, che alternano colori caldi a colori più freddi, rendono il luogo più grande di quello che in realtà è.
La musica non è male, divisa tra diversi generi, ed è proprio quando Manuel e Simone giungono al centro della pista che le luci si fanno più scure e i corpi - che prima si dimenavano incontrollabili - man mano rallentano, fino a dondolare soltanto.
Il vocalist annuncia qualcosa come un ballo lento tra Monica e Giulio - dato il compleanno della prima - a cui tutti sono chiamati ad aggiungersi.
Simone si ferma di colpo, liberando Manuel dalla stretta della propria mano. Lo guarda con occhi grandi. «Se vuoi possiamo tornare a sederci.»
Manuel si guarda di poco intorno: vede Chicca spingere Matteo al centro della pista per unirsi al resto della classe, Luna e Angelo che ballano abbracciati in un angolo poco appartato della sala e Laura e Pin che dondolano l'uno accanto all'altro.
Nessuno, presta loro attenzione.
Si volta di nuovo verso Simone. «Prima me chiedi de balla' e poi te tiri indietro?» scuote il capo mestamente, mentre un piccolo sorriso nasce sulle proprie labbra. «Te facevo più coraggioso!»
L'altro ragazzo sbuffa una risata, avvicinandosi di qualche passo. «Non mi sembra che il mio coraggio, in passato, abbia portato grandi cose.»
«Magari questa è 'a volta buona.»
«E perché mai?»
Perché sono diverso io, devo solo trovare il mio maledetto coraggio.
Scrolla le spalle, senza rispondere. Si avvicina ancora a Simone, che lo guarda con i suoi soliti occhi grandi e luminosi, mentre le luci del locale gli colorano le iridi di diverse tonalità, dal verde al giallo, dal blu al rosso. Rimane immobile, frattanto che Manuel allunga le braccia e gli arpiona i fianchi, tirandoselo addosso di poco. Il corpo di Simone s'irrigidisce, ché così vicini non lo sono più stati, dopo quella notte al cantiere, sebbene Manuel, durante tutto l'arco di tempo del mese dopo, non lo abbia mollato neanche un attimo.
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Per ogni tocco di lancetta - Simuel
FanfictionRaccolta di piccoli momenti dei miei fidanzatini preferiti a cui penso costantemente durante tutto l'arco della giornata.