Tw: non ha sensoManuel si porta alla bocca, con estrema lentezza, la tazza di ceramica la quale contiene, al suo interno, un liquido giallastro che ha ottenuto da una mistura di diverse tisane, ché da quando ha lamentato un leggero mal di gola, la sera precedente, Simone non fa che propinargli, quasi ad ogni ora, un miscuglio diverso, e povero Manuel.
Il sapore di tale liquido è agro e pungente, gli pizzica anche la lingua e un po' maledice quella sua strana tendenza a non saper mai dire di no al compagno, pure per una tisana; sbuffa una risata fiacca a tale ricordo e porta lo sguardo fuori dalla finestra della cucina, osservando le foglie degli alberi, ormai rossastre, scontrarsi tra di loro.
Trova ancora faticoso definire casa di Simone come casa propria - sebbene sia lui che Anita si siano trasferiti lì da ormai un anno - e non perché Dante e Simone non abbiamo offerto loro accoglienza e amore, bensì perché ne hanno ricevuto tanto, forse anche troppo, soprattutto per quel Manuel bambino che ha sempre dovuto sudarsi ogni cosa, anche un po' d'amore, e allora di quelle tisane ne berrebbe anche a tonnellate, se ciò gli permettesse di avere in cambio serenità e pace.
Ed è un senso di pace anche la porta d'ingresso che viene aperta di scatto e che porta con sé la voce già squillante di Simone accompagnata da quella di suo padre, che lo riprende su qualcosa che lui non può vedere, ma che sa porta Simone a sollevare gli occhi al cielo e a sbuffare.
Quest'ultimo fa il suo ingresso in cucina con un'enorme busta al fianco, tenuta in stallo solo da indice e medio, mentre Dante lo raggiunge con uno sguardo rassegnato e incrocia le braccia al petto, appoggiandosi allo stipite della porta. «È troppa roba, Simone.» ripete, per quella che sembra a Simone la quarta o la quinta volta.
Rotea gli occhi al cielo, ancora, e sistema la busta sul tavolo, prima di avvicinarsi a Manuel, che è rimasto seduto sulla sedia a godersi la scena, e chinare di poco il busto, quanto basta per lasciargli un bacio sulla testa, in mezzo ai ricci, che profumano di cocco e gelsomino. Poi torna con lo sguardo sul padre. «Almeno così non dovrò comprarle di nuovo, no?»
«Vabbé,» Dante si allontana dalla porta e regala un cenno del capo a Manuel, a mo' si saluto, poi solleva le mani in segno di resa e indietreggia. «Come ti pare, Simone.» e abbandona la stanza, rifugiandosi nel suo ufficio, già stanco ed esasperato.
Manuel sorride, divertito. «Ma che hai comprato?»
Simone è già impegnato a trafficare tra gli arnesi della cucina, in cerca di ciò che gli serve, quando risponde, distrattamente: «Castagne.»
«Quella busta,» Manuel la indica, con la fronte aggrottata e le labbra curvate verso l'alto. «È piena de castagne?»
«Eh!» conferma l'altro ragazzo, questa volta voltandosi verso il compagno per guardarlo. «Che c'è di male?»
«Che devi sfama' 'na squadra de calcio?»
Questa volta è lo stesso Simone a sbuffare una risata e a raggiungere la sedia accanto all'altro ragazzo, con passo lento, prendendo posto su di essa. «Cretino,» soffia, ancora ridendo. «Ne avevo voglia.» poi torna serio, allunga un braccio sul tavolo e raggiunge la mano di Manuel, gli carezza il dorso col pollice. «Come ti senti?»
«Bene Simò, era solo 'n mal de gola.»
«Hai preso le tisane che ti ho detto?»
Manuel solleva la tazza, mostrandola al compagno. «Intendi 'sta schifezza? Seh, l'ho presa.»
«Vedi? È per questo che stai meglio.»
«Seh, come no,» Manuel ridacchia e gira la propria mano sul tavolo e porta il palmo a scontrarsi con quello di Simone, intreccia le loro dita e sfrutta tale presa per tirare il compagno verso di sé. Se lo porta a poca distanza, così da poter lasciare un bacio a stampo sulle sue labbra. Vede poi Simone allontanarsi con una leggera smorfia sul viso. «Che è?» domanda, leggermente offeso.
«Hai le labbra amare, Manuel!»
Quest'ultimo incrocia le braccia, accigliato. «E secondo te perché?»
Simone rilascia una risata fiacca, pregna d'amore e d'abitudine, stringendo gli occhi di poco e sbuffando dal naso. In seguito lascia la propria sedia, senza rispondere alla domanda del fidanzato, ché già sa dove vuole andare a parare; si mette in piedi davanti al tavolo e con le mani inizia ad aprire la busta. «Mi dai una mano?»
«A fa' che?»
«Dobbiamo fare un taglietto alle castagne, così poi le mettiamo in forno.» nel dirlo, si volta per raggiungere le dispense della cucina, tira fuori un tagliere e due coltelli, porgendone uno al compagno, che solleva gli occhi al cielo e lo afferra, lasciando la sedia per affiancare Simone.
Iniziano a infilare la mano nella busta, lasciando cadere una quantità cospicua di castagne sul tavolo così da poterle poi intaccare e mettere in forno.
Sono spalla contro spalla, in silenzio, col rumore del vento a fare da compagnia e i respiri di entrambi a mescolarsi, soprattutto quello di Manuel che è leggermente pesante, a causa di quel raffreddore che molto probabilmente andrà a trovarlo in tempi brevi.
Simone, poi, col capo chino, volta leggermente la testa di lato e lascia un bacio sulla spalla di Manuel, che sorride e risponde con una testata sulla guancia di Simone, carezzandolo con i capelli.
Hanno entrambi le labbra sollevate verso l'alto quando Simone inizia a sbucciare una castagna per intero, eliminando la parte esterna e poi quella più interna, lasciandola completamente bianca.
«Manu?» sussurra poi, portando la castagna davanti al viso del compagno.
«Mh?»
«Assaggia.»
Manuel osserva il frutto per un attimo, con un sopracciglio inarcato, poi apre la bocca e si fa imboccare dal compagno. Mastica in silenzio, sotto lo sguardo di Simone, poi deglutisce e «me pare bona.» dice, con il viso rivolto verso l'altro.
Passa una frazione di secondo prima che Simone porti entrambe le mani sul viso del compagno e lo spinga verso di sé, posando con irruenza le labbra su quelle di Manuel. Lo bacia con decisamente troppa foga e troppa lingua, tanto che Manuel finisce per colpire con la schiena il tavolo, sovrastato dal corpo di Simone, il quale lo incastra tra il proprio corpo e il legno freddo.
Il primo a staccarsi è lo stesso Simone, che rimane ancora con gli occhi chiusi e passa la lingua sulle proprie labbra. «Mh, meglio.» biascica, leggermente affannato.
Manuel ridacchia, sconvolto e felice, allacciando subito dopo le braccia dietro il collo del compagno. Poi con un saltello prende posto sul tavolo e apre le gambe, ficcandoci dentro Simone. «C'avevi voglia de caldarroste o de altro?» lo schernisce, solo per finta, facendo strofinare i loro nasi.
«Tutt'e due.» risponde Simone, sincero, posando il capo sul petto di Manuel, che non perde tempo a baciargli la fronte.
«Per ora pensiamo alle caldarroste,» dice, passando le mani tra i ricci del fidanzato, che sente ridere sul proprio petto. «Per il resto ce pensiamo stasera.»
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Per ogni tocco di lancetta - Simuel
FanfictionRaccolta di piccoli momenti dei miei fidanzatini preferiti a cui penso costantemente durante tutto l'arco della giornata.