17. Follia

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Era tarda notte, l'ipotesi che qualcuno avesse sbagliato porta era da scartare. I colpetti appena battuti sulla porta era talmente impercettibili, che quasi subito mi resi conto che chiunque fosse stato dietro quella porta, stava cercando di attirare la mia attenzione.

Mi avvicinai lentamente all'ingresso, sperando di non svegliare né mia madre né Alya. Afferrai la maniglia facendola scricchiolare e maledissi la mia rudezza.

Se ne stava lì, appoggiato allo stipite della porta, sfoggiando con noncuranza il suo bel metro e novanta. Sul suo viso apparve una smorfia infastidita, spostando lo sguardo poco più in basso, capii invece che si trattava di puro dolore.

«Hayden, chi ti ha...» l'indice del ragazzo finì sulle mie labbra, non ero decisamente pronta a quel contatto bollente. Lo lasciò scivolare lungo il mio labbro inferiore, interrompendo poi, senza un minimo di riguardo, tutto ciò.

Mi spostai, lasciandogli lo spazio necessario per poter entrare.

La maglietta era arricciata e sporca, di terriccio e... sangue. La sua mano premeva sul fianco, dove rivelò esserci un taglio, non abbastanza profondo.

Lo aiutai a salire le scale, il mio tocco non gli piacque affatto, lo notai dai divertenti lamenti che emetteva più o meno dopo ogni gradino. Sembrava un dannato bambino.

Arrivati in camera mia, mi affrettai nel chiudere a chiave la porta, mia madre mi avrebbe uccisa nello scoprirmi a letto con un ragazzo sconosciuto, e aggiungerei anche ferito.

«Chi ti ha ridotto così? Sei folle!» accesi la piccola abat-jour che si trovava sul mio comodino.

«Folle? Da cosa dovresti dedurlo?» si sfilò la maglietta lasciandola ricadere sul pavimento, mostrandomi così tante piccole macchioline viola sul suo petto. Lividi.

«Dalle condizioni in cui ti presenti in case altrui! Non rispondi nemmeno alle mie domande.» trovarsi nella stessa stanza con quel ragazzo, rendeva impossibile non litigare.

«E questa sarebbe una giusta motivazione? Non hai ancora visto niente riguardante la mia follia, piccolo angioletto.» 

Piccolo angioletto, lo stesso nomignolo utilizzato da quel ragazzo all'interno del locale. Lui era lì, e quelle botte non se l'era provocate di certo da solo. Il sol pensiero di come possa essere ridotto quell'uomo mi fa accapponare la pelle, in fondo se lo è meritato.

Spero di non ritrovarlo mezzo morto durante i miei giorni lavorativi davanti al mio bar!

Non mi illusi troppo alla fine, l'ira di Hayden sicuramente scoppiò nel momento in cui il ragazzo cercò di adescare sua sorella, non me.

Fortunatamente tenevo sempre con me del disinfettante e dei dischetti di cotone, non si poteva mai sapere. Il tempo di prenderli e lo ritrovai steso sul mio letto.

Pareva un pulcino spettinato, se non fosse per il taglio suo fianco, le nocche distrutte e il labbro sanguinante.

I suoi occhietti stanchi non si perdevano un mio movimento, seguivano con attenzione i miei gesti.

Cercai di fare del mio meglio, giocava troppo spesso al ruolo del "duro", con il suo sguardo imponente ed impassibile. Ma nonostante ciò, notai ugualmente il piccolo tremolio delle sue labbra, ogni volta che il cotone sfiorava le sue ferite.

Con la scusa della medicazione, riuscii a tamburellare lentamente le dita sul suo petto, studiandone i contorni semplicemente con il tatto. Sentii finalmente il suo corpo rilassarsi, ma scappò velocemente dal mio contatto, rivolgendomi le spalle.

Sulla sua schiena intravidi delle leggere cicatrici marchiare la pelle del ragazzo, e solo accarezzandone delicatamente i contorni riuscii a capire quanto dolore avessero potuto infliggere. Ottenni come risposta una smorfia contrariata.

La sua mano circondò senza difficoltà il mio esile polso, obbligando anche me a distendermi al suo fianco.

Mille pensieri gironzolavano a piede libero nella mia testolina, il primo era la speranza di non aver fatto troppo rumore per non destare sospetti, e il secondo, mi sarei dovuta svegliare prima per cambiare e lavare le lenzuola sporche.

Afferrai il cellulare ed impostai una sveglia verso le sei del mattino, avrei avuto tempo per svolgere tutto senza pressioni.

Le preoccupazioni però, svanirono, vedendo quel viso indifeso dormire serenamente nel mio letto. La vicinanza rendeva impossibile non sentire il suo
respiro regolare e marcato dal sonno, così come rendeva impossibile non notare quei lineamenti perfetti. Disegnati dal puro peccato.

Evidentemente mi stavo concentrando talmente tanto sul suo aspetto, che lo evocai.

«Devo ammettere che quella gomitata non me la sarei aspettate da parte tua, chapeau. Sebbene gli angioletti come te, non dovrebbero avere niente a che fare con la violenza...»

La sua voce squarciò in poco tempo il silenzio tombale che si era creato nella stanza, sorrisi alla sua provocazione, ma il sonno mi attese un'imboscata dietro l'angolo, e velocemente mi sentii cullare fra le braccia di Morfeo.

Purtroppo per me, sentivo che stava procedendo tutto troppo tranquillamente, i miei sogni vennero invasi da strani messaggi ed ambigue situazioni... poi improvvisamente, tutto buio.

Riuscii a sentire una voce in sottofondo, più o meno recitava questo:
"Riesco a vedere una forte luce, oserei definirla accecante. Oh aspetta! Ora è tutto rosso, sento un odore forte, quasi sgradevole. Delle fiamme mi stanno circondando, una figura alta su è posizionata davanti a me. Un ragazzo, lui ha...»

Una scossa inaspettata mi fece risvegliare da quel tremendo loop, facendomi collegare tutti i puntini.

Quella vecchia aveva già previsto l'arrivo di Hayden, ma ciò andava contro la sua natura, non era riuscita a comunicarmelo per intero.

Ero già stata segnata.
Era già stato scritto tutto.

Mending the darknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora