1. Una piuma rossa

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«Oh Dio! Hai veramente visitato tutti questi posti? Mi stupisci sempre di più Wren. Pensare che non sono mai andata all'Estero, ho visitato molto bene il Canada... sto cercando di riuscire a vedere l'aurora boreale. È il mio più grande sogno!» sussurrò Alya, indicando poi sulla cartina geografica il paese appena pronunciato, continuando a guardare il mio piccolo diario.

Le stavo mostrando tutte le fotografie dei paesaggi più particolari trovati nei luoghi in cui io e mia mamma ci siamo trasferite. Dalla California a New York, dalla Georgia fino al Nevada.

«Alya, il mio nome non è Wren! Devi solamente togliere...» una w, completai la frase nella mia mente, perché la ragazza venne distratta da un gruppo di ragazzi del primo anno. Le feci un cenno con il viso, alzandomi, per lasciare il posto.

Lei era una delle tutor più brave dell'Università, riceveva messaggi e chiamate in continuazione, non immagino nemmeno quanto potesse essere stressante tutto ciò. Ma come biasimarla, oltre ad essere una bellissima ragazza, è molto estroversa. Con delle semplici parole riesce a rassicurarti al meglio, sa come farti sentire a tuo agio in meno di due minuti. Come me, altri mille ragazzi avevano bisogno del suo aiuto, quindi mi appartai in un angolo della biblioteca.

Ero completamente immersa in enormi scaffali, stracolmi di libri dalla cima al fondo. Avevo terminato ormai tutti i compiti per la settimana scolastica, mi piaceva portarmi avanti, così da riuscire ad organizzare al meglio i miei pomeriggi.

Nonostante il mio carattere introverso, e a parer mio abbastanza antipatico, ero riuscita in breve tempo ad aggregarmi ad un gruppo già formato da tempo.

Alya ne faceva parte, poi potevamo trovare: Ellen, Colin ed infine Axel. Uomini beati fra le donne. Sono molto simpatici, fin da subito mi hanno aiutata negli argomenti su cui non ero preparata.

Essendo stata in molte scuole, fin troppe, gli argomenti non erano mai gli stessi, capitava di essere molto più avanti oppure molto più indietro.

Spesso ci rivediamo nella caffetteria prima che incomincino le lezioni, tutti loro hanno un piccolo dormitorio nell'Università. Era un costo aggiuntivo, avrei preferito non disturbare ulteriormente mia madre con un'ennesima spesa, in fin dei conti vivere con lei mi piace. Anche se spero, più per lei che per me, che io riesca a trovare qualche piccolo appartamento tutto per me. A chi non piacerebbe decorare la propria casa come gli pare e piace?

Tornando a noi, vidi davanti a me un libro apparentemente molto spesso, con una copertina vecchia e probabilmente rovinata, di un verde molto intenso. La curiosità era alle stelle, mi alzai per poterlo afferrare e sfogliare. Sul davanti del libro si poteva intravedere un scritta, rovinata dagli anni di esso, che recitava: 'I grandi miti greci. Ade e Persefone, gli dèi degli inféri.'

Sono sempre stata affezionata alla mitologia greca fin dalla mia tenera età, penso che tutti questi racconti abbiano rubato in poco tempo un pezzo del mio cuore. I libri che ogni volta si potevano trovare nelle mie diverse camere erano sempre gli stessi. La favola di Amore e Psiche, Circe, Narciso... e naturalmente molti altri.

Sul retro la scritta si era fortunatamente ed incredibilmente conservata meglio, si riusciva a leggere alla perfezione ogni parola e il colore intenso con cui erano state stampate lì sopra.
"Ade, il temuto signore degli Inferi, il dio defilato, quasi invisibile, si racconta attraverso la sua origine divina. Si parla di lui descrivendone il regno, l'oltretomba, e il suo amore per Persefone."

Iniziai a far scorrere delicatamente le dita tremanti fra le pagine, la paura di romperle o rovinarle mi metteva i brividi. Esse erano giallognole, come se ciascuna di loro fosse stata immersa in una tazza di caffè. Il carattere utilizzato era molto particolare, oserei dire raffinato, e ogni lettera iniziale era ben distinta dalle altre. Diversa scrittura e diversa grandezza.

Il rumore dello scorrimento della carta si fermò, quando le mie dita si bloccarono involontariamente su due pagine ben precise.

Come se ci fosse un segnalibro... l'unica cosa che notai fu una piuma rossa. Era una piuma abbastanza grande, sperai vivamente che non fosse di nessun animale oppure sarei morta sul colpo, sperai piuttosto fosse un pennacchio plastificato finto. Forse dimenticato e abbandonato lì da qualcuno. Chissà da quanto tempo si trovava fra quei due fogli.

La presi in mano, osservando come alla luce si potessero notare dei riflessi dorati.

Solo dopo notai che quelle non erano due pagine a caso.

Proprio li veniva narrato il rapimento di Persefone.

Tutto d'un tratto non mi sentii più così tranquilla, una forte angoscia si espanse all'altezza del mio petto.

Guardai alla mia destra senza ottenere alcun risultato, ma appena girai il volto, solamente con la coda dell'occhio riuscii a vedere una figura sparire velocemente. Non ero sola.

Non lo ero mai stata.

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