16. Inopportuno

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«Boccio tutti i tuoi vestiti, adesso ci penso io!» urlò Ellen divertita, aprendo poi il suo enorme armadio, rivelando un'infinità di abiti.

Non capirò mai che cosa c'era di sbagliato nel mio vestito, era solo un po' più lungo rispetto ai suoi...

«Tu scegli, io mi occupo del trucco.» la sedia su cui mi trovavo si spostò involontariamente, facendomi ritrovare faccia a faccia con Alya.

«Nulla di esagerato, Alya ti prego...» chiusi gli occhi affranta, sapendo che se mi fossi affidata a lei, ogni particolare sarebbe risultato esagerato.

«Tua mamma approverà tutto non preoccuparti, già ci ama, perché riusciamo a farti uscire qualche sera!»

Dopo aver scoperto la vera natura di Alya, vederla nei panni di una semplice ragazza adolescente mi pareva strano. Qui aveva tutt'altra aria, il suo viso angelico non faceva trasparire assolutamente niente.

Ad occhi chiusi riuscii ad intuire solo poche sue mosse, con il pennello iniziò a sfumare un colore ignoto sulla palpebra, in modo sempre più deciso.

«Guardate qui!» entrambe voltammo il viso verso la rossa, che ci mostrò un vestitino marrone, maniche lunghe e abbastanza striminzito. Non mi sarei mai messa quella cosa, arrivava a malapena sotto al sedere!

Decisi di far valere i miei buoni motivi per non indossare quel vestito, ma quelle due riuscirono ad essere più convincenti di mia mamma. Mi rassegnai, indossando alla fine proprio quell'abito, accompagnato da degli stivali alti bianchi, consigliati sempre da Ellen.

Feci un giro su me stessa ridacchiando, mostrandomi alle mie amiche, ormai già pronte.

«Che la nostra serata abbia inizio.» mi fece eco la bionda.

Tutte assieme arrivammo nel mio bar, era il mio giorno libero, mi sarei divertita nel far saltare qualche nervo a Nathan da dietro il bancone.

La sera l'atmosfera era completamente differente, il locale era spesso affollato da molti giovani, non tutti con visi convincenti. La musica rimbombava contro ogni parete, e gli ingredienti per formare ottimi drink, terminavano velocemente.

Ci sedemmo su degli sgabelli, le mie scarpe non facilitarono la situazione, e ordinammo poi qualcosa da bere. Nulla di troppo forte, mantenere la mente lucida in ogni occasione, poteva sempre tornare utile.

Iniziammo a raccontarci ogni novità, con loro non rischiavo mai di annoiarmi.

Sperai davvero che il lavoro di mia madre fosse abbastanza stabile questa volta, trasferirmi sarebbe una mazzata troppo forte da digerire. Mi sono organizzata con la scuola, il mio gruppo è fantastico e poi... non ritroverei mai più un ragazzo come Hayden.

Nessun fraintendimento, non ritroverei mai più un ragazzo così rompicoglioni come Hayden.

Il mio collega spesso rimaneva nelle vicinanze del nostro tavolo, assicurandosi che nessuno ci desse fastidio, lasciandosi anche scappare un bacio sulla mia guancia.

«Che cosa nascondete tu e quel bel ragazzo?» domandarono quasi in coro le due ragazze, facendomi alzare gli occhi al cielo.

«La parola amici non vi dice proprio nulla, vero? Non ve lo nasconderei.» certo, ma se il ragazzo in questione non fosse umano, lo nasconderei volentieri.

«Ma quei due... sono Colin e Axel!» avvistai i due ragazzi, riuscendo ad attirare l'attenzione delle mie amiche, cambiando velocemente il discorso.

Questi ultimi, come se ci avessero sentito, alzarono lo sguardo nella nostra direzione. Sembravano sorpresi dalla nostra presenza.

Ci avvicinammo a loro, e notammo subito il tavolo sporco da residui di strane polveri, esso era inoltre circondato da divanetti quasi completamente occupati da coppiette all'azione.

Non avevo mai visto quella gente, tanto meno uscire con i nostri amici. Avevano delle facce poco raccomandabili, la punta del naso sporca di bianco. Che schifo.

«Questa gente non mi piace per niente... esigo delle spiegazioni!» se ne uscì così Ellen, scoccando un netto rimprovero ad Axel.

«Chi sono questi due angioletti? Non vi avevo viste...» un ragazzo, notevolmente più grande di noi, si avvicinò barcollando. Iniziando poi, a sfiorare con delicatezza i capelli della mia amica.

«Un angioletto? Se tu solo sapessi... leva queste mani di dosso.» scostò la mano, senza obbiettare.

Qualche passo più avanti, e quella manaccia finì fra i miei capelli, scivolando poi lungo il mio fianco.

È ubriaco Ren, respira.

«Amico, lasciale stare...» lo intimidì Colin, sebbene non fosse alquanto sobrio.

Bastò una gomitata per renderlo ko, raggomitolato su un divanetto. Patetico a dir poco.

«Ho davvero bisogno di una boccata d'aria.» la situazione stava diventando a dir poco sgradevole, uscire dal locale mi fece bene. Forse tornare a casa era l'idea migliore, odiavo dover rovinare le serate.

«Torniamo a casa? Quel coglione patentato ha rovinato il divertimento...» come se mi avesse letto nel pensiero, la bionda sbucò alle mie spalle. Annuii con piacere, intuendo che per quella notte sarebbe rimasta a dormire da me. Mentre Ellen, avrebbe sicuramente trovato passaggio da Axel.

In pochi minuti riuscimmo a varcare silenziosamente la porta di casa, senza svegliare mia madre.

Scoccai un bacio sulla guancia ad Alya, che si incamminò verso la camera degli ospiti, non capii il perché volesse dormire lì... ma essendo a conoscenza dei fatti, la ringrazio infinitamente.

Mi chiusi nella mia confortante cameretta e mi liberai da ogni indumento, infilandomi poi una maglietta molto larga, a differenza della tortura che ho dovuto indossare tutta la serata.

Ero pronta per lanciarmi sul letto, ma venni distratta da dei leggeri colpetti sulla porta d'ingresso.

Mending the darknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora