21. Istinto

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Di che cosa si cibavano i demoni? Un frigo così invitante davanti a me non faceva altro che invitarmi ad aprirlo, e così feci.

Da quanto non mettevo qualcosa sotto i denti? Per il mio stomaco troppo, di solito amavo mangiare, ma Hayden aveva davvero scombussolato tutto.

Un cartone di latte mi si presentò davanti, decisi di berne un bicchiere. Dopo essermi finta la domestica, sapevo perfettamente dove trovare le stoviglie.

Per poco non mi strozzai con lo stesso latte, quando dietro di me sentii dei passi decisi e poco attenti.

«Mi hai davvero aspettato per tutto questo tempo? Mi stupisci.» mi girai velocemente verso quel ammasso di muscoli a pochi metri da me, il suo aspetto a tratti impeccabile sembrava disastrato.

Aveva bevuto anche lui, non dovevo nemmeno pormi dubbi. Le gambe faticavano a reggersi da sole, la voce stanca e l'alito amaro ne furono solo una seconda conferma.

«Perché non torni in camera? Sei stanco, hai davvero un pessimo aspetto e... insomma, tornerò a casa da sola.»

«Che uomo sarei senza un dovuto ringraziamento? E poi il mio aspetto non ha nulla di male, hai particolarmente offeso il mio ego.»

Con soli pochi movimenti me lo ritrovai davanti, dovetti alzare per forza il viso per poterlo continuare a guardare.

I miei occhi però, catturarono un dettaglio mai visto prima. Attorno al suo collo notai una collanina, il cui ciondolo veniva nascosto dal tessuto della maglietta.

«Riconosco quello sguardo, cos'ha attirato la tua attenzione, mio fiore di loto?» il sapore pessimo di tutto l'alcol ingerito passò in secondo piano, non appena il suo fiato caldo mi accarezzò le guance.

Il sorriso furbo che spuntò sulle sue labbra mi fece intuire subito che la mia risposta non sarebbe servita, lui già lo sapeva.

Mi alzai in punta di piedi e delicatamente sistemai in modo visibile la collanina, lasciandomi senza parole. La mandibola mi cadde quasi per terra.

Quella era la mia collanina, la stessa che non riuscivo a trovare da ormai un paio di giorni, con una piccola R attaccata.

L'unica differenza era un nuovo ciondolo: il plettro che regalai ad Hayden nel bagno del mio bar, lo stesso plettro che lui rifiutò con disgusto.

«Fiore di loto... non mi crederai un ladro ora, vero?» Teoricamente aveva preso quella collana senza il mio permesso, ma il solo pensiero che la mia iniziale potesse posarsi poco sopra il cuore di quel ragazzo, mi fece perdere qualche battito.

Ogni volta che le nostre distanze si azzeravano provavo un turbinio di emozioni indescrivibili, esse sapevano essere silenziose, ma in sua presenza esplodevano senza vergogna.

Non ero innamorata di quel ragazzo, quelle erano emozioni facilmente giustificabili, chiunque le avrebbe provate con uno come lui.

Hayden era un semplice amico.

Al momento era ubriaco, non mi sarei di certo montata la testa per qualche gesto o frase involontaria.

«Quando mi hai consegnato il plettro non ti saresti meritata quella reazione, anzi, avrei dovuto ringraziarti a modo» la frase si sfumò sul finale, il viso del ragazzo si chinò, avvicinandosi al mio collo.

Mandai giu a fatica la saliva, sentire il suo respiro bollente sulla pelle rischiò di mandarmi in tilt.

«Permettimi di rimediare...» la sua voce squillante era ormai diventata un sussurro impercettibile, che mi fece rizzare tutti i peli.

Annuii senza pensarci due volte, sapere di come il mio controllo fosse andato in frantumi così facilmente per colpa di quel ragazzo non mi piaceva affatto. Eppure...

Un paio di morbide labbra si appoggiarono sul mio collo, facendomi spegnere completamente il cervello.

Indugiarono sulla zona per qualche secondo, dopodiché si rialzò, tornando a guardarmi negli occhi.

L'istinto mi sussurrava di porre fine a quell'insulsa distanza, mettere a tacere i desideri e assaporare quelle labbra maledette.

La ragione invece mi ricordò dell'instabilità del ragazzo, se solo non fosse stato ubriaco!

In qualche modo dovevo tenere a bada le troppe voci che si stavano accumulando nella mia testa, con il pollice accarezzai i contorni della sua mandibola.

Quel contatto gli piacque, da come successivamente fece scontrare la mia schiena contro il piano da cucina. Il suo corpo si incastrò perfettamente al mio, e lo sentii sospirare piano.

Qualcuno lo richiamò in lontananza, non riuscii a capire nemmeno la frase, tutti i miei cinque sensi erano troppo impegnati alle attenzioni che un certo demone stava dando loro. Sentii solo che a causa di quel richiamo, il nostro incastro perfetto venne allontanato.

🪷

Rimanere in quella casa per altro tempo mi avrebbe fatto impazzire, così decisi di avviarmi verso l'uscita.

Con il piede sbattei contro un piccolo oggetto a terra, mi distrassi nel guardare che cosa fosse, quando due grosse mani sconosciute mi finirono addosso. Una attorno al braccio e una tentò di prevenire le mie grida, senza riuscirci.

Mi ritrovai in una stanza buia, rimasi ferma dov'ero, i miei occhi non si erano ancora abituati e non potevo sapere che cosa ci fosse attorno a me.

Sentii dei passi alla mia sinistra, non ero da sola, e l'idea di non sapere con chi fossi mi terrorizzò.

In quel mondo non me ne andava bene una!

Si accese una piccola luce davanti a me, calda e fioca. Riuscii ad intravedere la sagoma di un'uomo dalla mezz'età quasi sicuramente, affiancato da un grande proiettore.

«Mi delude che tu non sappia chi io sia... I miei figli non ti hanno proprio parlato di me.» la voce familiare, mi fece subito intuire che quell'uomo potesse essere il padre di Hayden.

"Scappare" fu la prima idea che mi venne in mente, ma l'oscurità attorno a me non mi permetteva di studiare il resto della stanza.

«Sai... ho notato l'affinità con mio figlio, Hayden. Posso percepire fin da qui i sentimenti che cerchi di opprimere nel profondo. Voi angeli non sapete nasconderli...» nella sua mano notai un piccolo telecomando, solo poco dopo ne capii la funzione.

Premendo un pulsante accese il proiettore al suo fianco, facendo partire subito dopo un video.

La prima figura che riuscii a distinguere tu Hayden, i capelli biondi sudati ricadevano sul suo viso stanco, ma vittorioso. Leggermente sotto invece notai la seconda figura, un uomo atterrato dal dolore con graffi e lividi dovunque, e tutt'intorno miriadi di persone che incitavano il mio demone a continuare.

Al primo spuntò un sorrisetto furbo sul viso, e subito dopo dai suoi palmi sporchi di sangue potei vedere piccole fiammelle dorate nascere e crescere in un batter d'occhio.

La paura si fece percepire con un brivido lungo tutta la spina dorsale, ebbi il terrore di continuare a guardare quel filmato.

Velocemente mi coprii gli occhi accovacciandomi a terra, cercando di distrarre la mia mente da quelle oscenità.

Subito dopo la porta alle mie spalle si aprì, rivelando il protagonista di quel video, sconvolto di vedere tutto ciò.

Mending the darknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora