28. Delusioni

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Cinque secondi prima mi trovavo nell'enorme casa di Matt, ballavo in maniera scatenata assieme alle mie amiche, provocando da lontano Hayden.

Cinque secondi dopo mi ritrovai in giardino, lontano dalle luci psichedeliche e la forte musica, assieme a Cady.

«Che succede? Qualcosa non va?» domandai incerta, non capendo il motivo di quello spostamento.

Ero stata trascinata lì fuori come un cagnolino da passeggio, delle risposte erano il minimo!

«Io direi qualcuno non va, mi sono stancata di giocare al mio ruolo della bella statuina. Meriti delle cazzo di risposte, mio fratello non avrà mai il coraggio di farlo!» la frase fuoriuscì dalle sue labbra come se niente fosse, senza sapere la piccola bomba appena innescata lì, proprio vicino al mio cuore.

La paura si espanse all'altezza del petto, sarebbe finito tutto in fumo? Le risposte che Cady mi avrebbe detto avrebbero fatto esplodere quella bomba, distruggendo i miei sentimenti?

Eppure sapevo anche io, nel profondo, di tutti i segreti nascosti ed insabbiati sotto al nostro rapporto.

Nessun membro della famiglia Wright riuscì ad essere sincero con me, in quel momento ebbi l'opportunità di sapere la verità, e sicuramente non la rifiutai.

L'aria diventò sempre più fredda, facendomi venire la pelle d'oca. Al costo di un malanno sarei rimasta lì, ad ascoltare tutte le sue parole.

Mi accomodai sul prato leggermente umido, senza alcuna preoccupazione di poter bagnare o sporcare il vestito, non sarei più tornata lì dentro.

I capelli biondi della ragazza di fronte a me sbattevano violenti sul suo viso, venne costretta così a bloccarli dietro alle orecchie.

«Sei tu il problema della nostra famiglia, ti pensavo più furba sai? So perfettamente quanto tu stia ignorando la situazione, fingendo di non capirlo.» camminava nervosamente avanti e indietro, gesticolando ad ogni parola.

«Hayden ti ha mai parlato della lotta al potere? No giusto, troppo accecato da questi sentimenti del cazzo!» i suoi movimenti frenetici si fermarono, facendomi notare un leggero tremolio alle mani.

«Ti ha... mai parlato della morte di nostra madre?» puntò lo sguardo nel mio, facendomi capire la sofferenza nel pronunciare tutto ciò.

La sofferenza nel ricordo della madre, e nel tradimento di un fratello.

«Continua per favore, dimmi di più.» potrei definirmi masochista, le parole erano come lame appuntite che venivano piantate nel mio corpo, ma non sentivo nulla.

I rumori attorno a noi si erano azzerati, sentivo solo la voce nociva della ragazza.

Iniziò a parlare a macchinetta, spiegandomi argomenti sconosciuti.

Mi spiegò della lotta al potere fra il mondo magico e l'Erebo, una guerra continua e fin troppo antica per poter risalire alle sue vere origini.

Entrambe le parti contrapposte annunciavano con fierezza di aver dato inizio alla battaglia, ma non sapevamo realmente chi fosse il bugiardo.

Pensavo che gli angeli non potessero sporcarsi di crimini così gravi, eppure Cady mi spiegò che il concetto di supremazia oltrepassava ogni valore.

La vittoria era l'unico obbiettivo, e sarebbe stato raggiunto tramite ogni mezzo possibile.

Prese un respiro profondo, facendomi capire di non essere pronta a riversare tutte queste informazioni.

«Mia madre fu una vittima di questa guerra del cazzo! Nonostante la sua natura lei sarà per sempre la persona più dolce mai conosciuta.»

Il suo sguardo mi sembrò pieno di rimorso, il brutto carattere dimostrato dalla ragazza era una semplice corazza, creata per difendersi dalle insidie del mondo.

«I tuoi genitori biologici erano i sovrani del mondo magico, Ren. Sono loro i bastardi che me l'hanno portata via!»

Il mondo attorno a me si spense, Cady crollò davanti a me in un pianto disperato, chissà da quanto tratteneva quelle lacrime.

Con gesti macchinosi mi avvicinai a lei abbracciandola, cercando di rassicurarla.

Cercai di abbracciarla proprio come avrebbe fatto una mamma, cercai di restituirle l'affetto portato via.

«Non ho niente a che vedere con loro Cady, ho scoperto grazie a voi questo mondo...» le accarezzai il viso, scacciando via le lacrime.

Lei mi sorrise, fu il primo sorriso che Cady mi riservò. Vederli era quasi impossibile, la sua riservatezza aveva ormai impedito ogni segnale di felicità.

«Tornerò dentro, ho già fatto troppi danni.» si alzò da terra sistemandosi il vestito e scrollandosi  di dosso alcuni residui di terriccio.

Afferrai velocemente il telefonino, scrivendo un messaggio ad Alya.

Mi sono sentita poco bene, torno a casa sana e salva non preoccuparti. Baci

Lasciandomi così alle spalle quell'odiosa abitazione, dove ogni volta un pezzetto della mia vita sembrava crollare.

Prima la veggente, il sogno di Hayden, e poi la scoperta dei miei genitori come due assassini.

Non riuscii nemmeno ad immaginare come si sarebbe potuta sentire una ragazzina nel perdere una madre così velocemente.

Ormai persi persino la cognizione del tempo, in un batter d'occhio mi ritrovai a casa, sotto le calde lenzuola del mio letto, con mamma che mi rimboccava le coperte.

La sentii uscire, lasciò la porta socchiusa come ogni notte, forse in quella fece più attenzione. Sapeva del nostro rapporto fragile dopo aver scoperto dell'adozione.

Rimasi al buio e proprio lì mi misi a piangere in silenzio. Le lacrime scorrevano lungo le mie guance, eppure dalle mie labbra non usciva nulla, nemmeno un singhiozzo.

La vista diventò sempre più appannata, come avrebbe fatto la mente di un'adolescente a sopportare tutto ciò?

Non poterne parlare con nessuno mi distruggeva, nemmeno Alya avrebbe capito il mio stato d'animo.

Dopo aver passato il periodo più basso della mia vita, iniziai a parlare sempre di meno, fino a quasi ad arrivare a privarmi la parola.

Ci vollero anni per recuperare, mesi di sedute ed ore passate dentro a stanze vuote, spoglie, dove riponevo i miei demoni.

Ed in quel momento di demoni ne avevo incontrati fin troppi, anche Hayden, l'unico demone buono.

Un controsenso vero?

L'unico demone in grado di farmi girare vorticosamente la testa, di farmi provare le farfalle nello stomaco e la pelle d'oca.

L'unico a cui ho concesso il mio corpo.

Il sentimento era troppo difficile da gestire, soprattutto dopo non essere riuscita a controllarli per così tanto tempo.

Però come ogni demone che si rispetti, fu anche l'unico a ferirmi ancora una volta.

Deludendomi.

Mending the darknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora