23. Confessioni

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Le nostre labbra non osavano staccarsi, per non rovinare l'incastro perfetto appena creato.

Le nostre mani vagavano curiose ognuna sul corpo dell'altro, esplorando ciò che con la vista sembrava troppo scontato.

Il punto preferito dal ragazzo, quasi sicuramente si trovava sulle mie cosce scoperte, dato il mio unico indumento: una maglietta.

Un bacio tirava l'altro, e in poco tempo finimmo entrambi sopra il mio materasso. Il suo profumo sarebbe rimasto ancora una volta intriso nelle mie lenzuola.

Hayden, di fronte a me, si piegò sulle ginocchia per potersi sfilare la maglietta. Quei mille tatuaggi marchiati sul suo corpo mi provocarono un brivido lungo la schiena.

Mi sedetti davanti a lui, iniziando ad accarezzare con la punta del polpastrello i contorni del suo petto.

Alla fine ci bastò questo, bramavamo quel momento, ma non avremmo permesso alla fretta di rovinarlo.

Fece combaciare le nostre labbra un'ultima volta, stendendosi poi proprio al mio posto.

Vederlo così mi fece notare un particolare mai visto prima di allora, nemmeno nella prima nottata passata assieme.

I rossori leggeri presenti sulla sua schiena a causa dei miei graffi, non riuscirono comunque a coprire tutte quelle cicatrici.

Quella notte, per colpa della luce fin troppo fioca, non notai i piccoli tatuaggi posizionati proprio sopra questi tagli, con l'intento di mimetizzarli fra l'inchiostro.

I disegni sulla sua ampia schiena erano ben riconoscibili, la ferita rappresentava il gambo, dal quale sbocciavano miriadi di fiorellini aggrovigliati fra di loro.

«Mi racconteresti la storia di questi tatuaggi?» ero convinta di non ottenere una risposta soddisfacente, Hayden era fin troppo riservato su certi aspetti.

«Sai meglio di me ciò che può significare un fiore o una pianta tatuata, mio fiore di loto. Ho scelto un inchiostro bianco per simboleggiare un nuovo inizio, quelle cicatrici hanno delineato fin troppo il mio passato...»

Sapevo bene quale fosse il loro significato. La tipologia del fiore era stata totalmente ignorata, molto spesso essi simboleggiano un qualcosa in crescita, in evoluzione.

Il significato era stato modificato leggermente, dato il colore scelto dal ragazzo. Nuova vita e rinascita erano i suoi obbiettivi. Non ci sarebbero più stati scivoloni sul passato.

«Ora voglio la verità sul fiore di loto.»

Sapeva dopo tutto, che anche con un po' di difficoltà, gli avrei raccontato tutto.

Iniziai a raccontare dal principio, di come la mia timidezza si trasformò fatale in alcuni contesti, e di come le amicizie sbagliate sarebbero potute essere in grado di rovinarti.

La scuola dovrebbe diventare per ogni bambino o ragazzo che sia un luogo sicuro, dove poter trovare amici e magari compagni di vita.

Non dovrebbe trasformarsi in un luogo dove tu stessa diventi la preda preferita di coloro che dovresti ritenere amici, dove chi credevi potesse essere fidato, finisce col condividere assieme a tutti le tue esperienze.

Nessuno dovrebbe permettersi di ridere nei tuoi interventi in classe, fare gli sgambetti quando passi o attaccarti le gomme masticate nei capelli.

Nessuna bambina, e nessun bambino, dovrebbe aver paura di andare a scuola.

E nessuno dovrebbe vedere sul davanzale del proprio balcone, un luogo che forse potrebbe mettere a tacere una volta per tutte le tue sofferenze.

Oppure aver voglia di finire tutto in una manciata sola le proprie medicine, perché forse, i pensieri sono troppo rumorosi.

Perché forse quella vita non ci aveva mai davvero voluti.

Tralasciai qualche dettaglio, ma la mia mente cercava ormai di proteggersi giorno dopo giorno da quei ricordi, troppo fragili per essere ripercorsi, troppo bui da affrontare.

Tutto ciò smosse qualcosa in Hayden, lo sguardo si addolcì e le sue braccia tornarono ad essere l'unico mio posto sicuro.

«Fare così non ti salverà dalle mie domande, lo sai vero? Siediti, dobbiamo parlare. Questa volta senza interruzioni.»

Del tutto contrariato, per una volta ascoltando la mia richiesta, si mise seduto sulla sedia affianco alla scrivania, aspettando una mia parola.

«Sei concentrato?» non era una domanda casuale, vedevo il suo sguardo concentrato unicamente sulle mie gambe.

«Riesco a concentrarmi su due cose perfettamente, non trovi?»

Con la sedia si mosse velocemente verso di me, afferrandomi i fianchi e costringendomi ad abbassarmi sulle sue labbra. Rubandomi così, un altro bacio, cercando di farmi perdere credibilità.

«Voglio sapere altro sulle due piume che hai trovato qui, non sei ancora stato perdonato per aver frugato nelle mie cose!»

«Cady segue come un cagnolino ciò che le viene detto da nostro padre, le serviva un aiutante, ma sapeva che nessuno le avrebbe dato una mano. L'anello debole, Aaron, da sempre in cerca di approvazione non avrebbe di certo rifiutato un'occasione del genere.» si passò la mano sul viso, riprendendo poi a raccontare.

«Assieme hanno posizionato quelle piume, delle mie ali, dovunque. Cercavano in modo ossessivo di attirare la tua attenzione, sono certo che in giro per questa casa ci siano altre piume mai ritrovate.»

«Ne sei davvero sicuro?»

«Aaron ha confermato tutto ieri sera, ecco... la piuma trovata in biblioteca potrebbe essere stata opera mia.» forse questa era la parte del discorso che non avrei voluto sentire davvero.

In fondo finivo per dimenticarmi di come fosse realmente, di come il suo obbiettivo iniziale fosse uguale a quello dei suoi fratelli: catturarmi.

«Sembravi un pulcino impaurito. Voi umani non mi fate tenerezza, spesso vi troviamo ancora più divertenti in quelle condizioni. Ma tu... ho dovuto arrendermi, lasciare il compito a qualcun'altro.»

«Ti ho fatto scoprire un po' della mia storia, ma ogni volta che ti guardo mi rendo conto di quanto tu mi sia sconosciuto. Sei un mistero Hayden, che cosa nascondi dentro?»

«Sai già troppo Ren, nessuno è mai arrivato a questo punto. Andare oltre comporterebbe macchiare la tua purezza.»

🪷

Cercai di scorgere qualche informazione che potesse essere utile per la nostra conoscenza, ma sapevo che con quel ragazzo sarebbe stato ogni volta punto e a capo.

In questi giorni tralasciai un po' troppo la scuola, sarebbe stato meglio recuperare tutto e magari, portarsi anche avanti.

Andai in salotto e mi accovacciai davanti ad un grosso mobile in legno. Qui, io e mia madre, tenevamo tutti i fogli essenziali, comprese le scartoffie.

Mi misi a frugare, ricordavo di aver infilato proprio qui un plico di fogli per lo studio.

Eccoli!

Me li rigirai fra le mani, riuscendo così ad individuare il titolo. Forse non azzeccai i fogli giusti...

"Modulo di adozione".

Mending the darknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora