20. Diffidenza

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Scorsi sullo schermo un nome a me sconosciuto: Adeline. Se pensavo di sapere almeno i nomi di quella stramba famiglia, mi sbagliavo di grosso, non sapevo nemmeno da quante persone fosse composta.

Il messaggio appena ricevuto però, fece cambiare l'espressione di Hayden, rendendolo agitato e nervoso. Non riuscii a trovare le giuste parole per confortarlo, il mio primo passo falso avrebbe provocato solo disastri, quindi...

«Vengo con te.» sputai di getto, senza pensarci due volte.

Hayden aveva completamente stravolto il mio modo di agire, solitamente non mi sarei mai permessa di intromettermi in una situazione non mia, con questo genere di frase.

A tratti ero silenziosa, quando cercavo di stare zitta e moderare le troppe parole che spesso non riuscivo a contenere, ma in quel caso non andavo bene.
Ren, per caso ti hanno tagliato la lingua?

Altre volte invece ero troppo chiacchierona, prendevo troppa confidenza, e una volta sentita a mio agio parlavo a più non posso, ma nemmeno in quel caso andavo bene.
Ren, non gira tutto intorno a te, ti prego sta' un po' zitta!

Scossi ripetutamente il viso cercando di allontanare dai pensieri le risate rumorose, le battute divertenti sul mio conto che non riuscivo mai a capire, gli spintoni... tutto venne interrotto da una voce che oramai, conoscevo troppo bene.

«Chiederti di cambiare idea mi impiegherebbe troppi sforzi, alza il culetto, fiore di loto.» dopo aver visto il mio tatuaggio era estremamente convinto nel volermi assegnare questo nuovo soprannome. In effetti, non ne avevo mai avuto uno, dato il mio nome troppo corto.

Prima di parlare ripensai più volte se il mio commento fosse così necessario, e una volta convinta proposi di tornare a casa mia, per utilizzare ancora una volta quello specchio. Potevo ancora chiamarlo così? Forse portale sarebbe stato più appropriato.

Lui definì la mia idea come "la migliore", e dopo molto tempo, solo per alcuni secondi, riuscii a sentire come le mie parole potessero essere valutate come importanti.

Arrivammo sani e salvi, l'umore di Hayden non sembrava essere migliorato, potevo quasi sentire il sangue ribollirgli nelle vene.

Vidi per un momento come le dita del ragazzo presero a tremare, non sapevo se per rabbia o agitazione, ma d'istinto afferrai la sua mano. Feci quel gesto alla cieca, senza sapere se avrebbe potuto dargli fastidio.

Sentii come una scossa, partire dalla mano fino a diffondersi all'altezza del petto. Angeli e demoni non avrebbero dovuto toccarsi, giusto? Nonostante ciò, in quel momento riuscii a pensare solo al piccolo sorriso che scorsi sul suo viso, dopo aver capito di avermi qui al suo fianco.

Ci ritrovammo di fronte l'imponente villa, solo allora ne capii le dimensioni, doveva ospitare così tante persone!

Hayden strinse la presa sulla mia mano involontariamente, prendendo un lungo respiro prima di entrare dalla porta d'ingresso.

Guardandomi attorno non notai nulla di diverso, se non tutti i fratelli Wright riuniti poco distanti da noi. La nostra entrata attirò tutti gli sguardi, e nell'immediato il ragazzo al mio fianco mollò la mia mano. Si vergognava?

«Dovevamo risolvere il problema tra di noi, e ora porti qui anche lei? La causa dei nostri mali, Hayden ti sei completamente fottuto il cervello!» sbraitò Cady addosso al fratello, afferrai al volo il concetto di non essere voluta lì.

Non proferii parola, la situazione era già abbastanza tesa, era evidente di come l'ira del padre avesse scatenato in ognuno diverse reazioni. Il mio sguardo scivolò lento da un viso all'altro, fin quando alla fine della massa individuai una ragazza estranea.

Mending the darknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora