Capitolo 10

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Osservava il legno della porta, alla ricerca di qualche parola da dire. Non si sarebbe mai potuto presentare da lei all'improvviso e dirle:"Hey, sono io, proprio tuo figlio. Quello che non ti parla da tempo." Ormai aveva perso i contatti con sua madre e non ricordava nemmeno più di avere il suo numero, si era direttamente presentato davanti casa sua e sperava che ci fosse. Altrimenti era andato lì a vuoto. Fortuna voleva che non aveva cambiato casa. Alla fine, Ben lo aveva convinto ad amare da lei e quel mattina, Toby, aveva approfittato di avere il giorno libero per presentarsi dalla donna.
Non ci aveva nemmeno pensato a portarle un pensierino. Ma non pensava che a lei avrebbe importato qualcosa.
Fece un sospiro e bussò alla porta con un paio di colpi di nocche. Dall'altro capo della pesante barriera che li allontanava, sentì dei leggeri passi ovattati che piano piano si avvicinarono e gli bastò un minuto prima che la porta si aprisse e gli mostrò la figura della donna. Sua madre era ancora come la ricordava, non era cambiata di una virgola a parte qualche riga dovuta alla vecchiaia e ai pensieri: capelli bruni che aveva tagliato, come sempre in un caschetto, pelle pallida e occhiaie sotto il contorno degli occhi.
"Ciao."
Disse alla fine il ragazzo.
Un saluto banale, avrebbe potuto inventarsi di meglio ma non aveva preparato nessun discorso prima di uscire da casa.

La donna lo squadrò da testa a piedi: uno sguardo che sembrava bruciare su di lui. Dopo un breve istante, gli rispose:" cosa ci fai qui ?"

-•-

Alla fine lo aveva invitato a entrare in casa e gli aveva offerto una tazza di tè freddo, poi si erano seduti vicino a un tavolino tondo e in legno poggiato al fianco alla finestra che dava al giardino. Toby si guardò intorno; quella era la sua casa della sua infanzia, mememneo era cambiata di una virgola e tutto era al suo posto. Le pareti erano di un giallo canarino, messe di più in risalto dalla luce del sole che filtrava dalla finestra e che si abbatteva anche sulla cucina di un bianco puro.

Sulle pareti c'erano tante foto. Di loro due da piccoli. Di lui con Lyra.

"Vedo che non è cambiato nulla."
Ruppe il silenzio il ragazzo, facendo un sorso dalla tazza. Il tè era un po' amarognolo ma lo preferiva così, senza zucchero.

"Non ne ho avuto il tempo."
La donna prese posto di fronte a lui e passò le dita sottili sulla superficie in ceramica della tazza.

"Penso che tu abbia saputo. Di lei."
Sviò il discorso, osservando quella foto sulla mensola alle spalle della donna. In essa c'era solo un singolo soggetto: sua sorella. Era bella come il sole di quella foto. Si trovava in mezzo a un prato di margherite, il suo sorriso le spaccava il viso a metà e indossava una delle sue magliette preferite. Quella gialla con le maniche a sbuffo. Toby odiava quella maglietta perché era troppo aderente e non voleva che gli altri ragazzi la guardassero.

"Sì, mi hanno chiamato i medici dall'ospedale."
A quel punto, lo sguardo scuro del ragazzo passò in quello di sua madre, la quale anche lei fece un sorso della sua bevanda.

"Era sempre felice."

Un sorriso, anche se minimo, spuntò sulle labbra della donna mentre appoggiò la tazza sulla superficie del tavolo:"era anche troppo testarda. Faceva tutto di testa sua e non seguiva mai i consigli che chiedeva."

"Ricordi quella volta in cui era uscita di nascosto con una delle sue amiche e ha detto a me di mantenere il segreto ?"
A quel punto fu lui a sorridere mentre fece un altro sorso dalla tazza.

"Già, Sharon. Una delle sue amiche più storiche, non mi era mai piaciuta e lei lo sapeva. Quando ho scoperto quella cosa non le ho parlato per due giorni poi, non facendocela più, sono andata da lei e le ho parlato. Lei è scoppiata a piangere e si è scusata."

"Me lo ricordo."
Il castano annuì appena.
Per la testa le passò l'immagine di sua sorella che usciva di casa per raggiungere quella della sua amica che abitava a pochi passi da lì. Lo faceva ogni giorno, per andare da lei per studiare o per andare all'università. Metteva sempre i stessi jeans scoloriti ogni volta che doveva dare un esame, diceva che le peotavani fortuna.

"Quanti ricordi."
La donna, a quel punto, si alzò dalla sedia, prendendo la tazza e avvicinandosi al lavello per metterla all'interno.

"Vuoi...vuoi fermarti qui per cena ? Non ci vediamo da tempo e penso che tu ne abbia di cose da raccontarmi."

Murder in the city (TICCIDROWNED) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora