Capitolo 13

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Trovare il dottor Smith era stato quasi impossibile per loro. Sembrava che nessuno lo avesse visto, ne tantomeno sentito parlare di lui. Un po' come se non esistesse.

"E se fosse un prestanome ?"
Azzardò il biondo, quando si ritrovarono nuovamente punto e a capo, seduti entrambi in sala d'attesa.

"Chi mai falsificherebbe dei documenti ufficiali ?"
Chiese a sua volta Toby, facendo un sospiro mentre si lasciava andare sulla sedia.
Erano quasi le quattro del pomeriggio e faceva un caldo incredibile che intaccava tutto quanta la sua logica.

"Qualcuno che magari non vuole farsi trovare perché sa che ha sbagliato a commettere due omicidi."
Sussurrò Ben, lasciandosi andare anche lui sulla sedia. Non c'erano condizionatori in giro e loro percepivano il doppio dei gradi in quella sala così affollata.

"Ho bisogno di qualcosa di fresco. Il mio cervello sta esplodendo dal caldo e da tutti questi pensieri così confusi."
Sibilò il castano, guardando sia a destra e sia a sinistra alla ricerca di un distributore automatico dove potesse fare rifornimento. Ma non c'era niente in quel dannato ospedale così vuoto.
Mancava anche il personale, da quella mattina aveva contato sì e no cinque infermieri e un paio di medici che erano andati avanti e indietro.

"Vuoi andare a prendere qualcosa ?"

A quel punto il castano scrollò le spalle e si alzò dalla sedia.
"Andiamo da me, abito qui vicino. Ho anche bisogno di farmi una sciacquata che sotto le braccia ho il Niagara."

-•-

Giunsero all'appartamento del castano in poco tempo. Abitava proprio vicino all'agenzia e all'ospedale.
Era proprio una persona fortunata, mica come lui che doveva svegliarsi sempre un paio d'ore prima per giungere in orario a lavoro. Poi, con i mezzi che facevano anche ritardo doveva per forza farlo.

Vide Toby inserire le chiavi nella toppa della porta e girarle un paio di volte prima di aprirla. Spinse poi la porta e rivelò ciò che c'era all'interno del suo appartamento: era un monolocale, piccolo e accogliente per ospitare una sola persona. Casa sua si trovava al terzo piano e non era stato difficoltoso per loro raggiungerlo con l'ascensore.

"Serviti pure. Le cose fresche le ho nel frigo, puoi trovare la cucina alla tua destra."

Il castano, mise le chiavi dell'appartamento su un mobile li vicino. Davanti al biondo c'era un piccolo corridoio dove alla sua destra vi era una piccola arcata in legno e da quell'angolatura poteva anche vedere un divano vede spiccare al centro della stanza, una TV piccola e poi un cucinino con un tavolo tondo e in legno contornato da sedie.

Toby, invece, si diresse verso la porta in legno alla loro destra; la aprì e si chiuse nella camera.

Ben prese la strada della cucina, soggiorno o quello che era. Si avvicinò al frigo e lo aprì, prendendo una bottiglia d'acqua: tanto l'altro gli aveva dato il permesso no ?
Mentre vide un paio di bicchieri di plastica spiccare sul ripiano a fianco dei fornellini, sentì da lì il rumore dello scrosciare dell'acqua dal bagno e pensò che l'altro si stesse dando una rinfrescata. Si sedette vicino al tavolo per versarsi un bicchiere d'acqua fresca e sorseggiarlo come se non bevesse da anni.
L'acqua era stata una benedizione per gli uomini.
Comunque era meglio di qualsiasi altra bibita che avrebbe potuto dissetarli.

Fece un altro paio di sorsi e si versò dell'altra acqua. Quella volta, invece, sentì il rumore cessare e i rubinetti spegnersi.
Non ci fece molto caso ma, non appena sentì la voce di Toby alle sue spalle, trasalì.

"Avevi sete, vero ?"
Era divertito.
Stava per girare il viso verso la sua direzione, ma l'altro fece prima. Si infilò subito nella sua traiettoria e notò che non si fosse fatto una sciacquata come aveva appena detto, ma si era fatto una doccia. Lo vide bene, fin troppo bene: torso nudo e ancora bagnato, i capelli castani erano umidi e intorno al bacino un asciugamano bianco.

Pensò di essere rimasto imbambolato, quando fu proprio lui a schioccare un paio di dita davanti agli occhi e si riprese da quello stato di trance.

"Che hai ? Ti faccio questo effetto ?"

Ben si sentì subito avvampare, sicuro che non fosse dovuto al caldo.

"Io...io...non dovevi solo farti una sciacquata ?"
Ben girò la testa di lato; si sentiva così tanto in imbarazzo e non voleva esserlo ulteriormente fissandolo.

"Infatti è stato così. Dovevo togliermi tutto il sudore di dosso."
Sentì l'altro prendere posto vicino a lui. Fece un paio di respiri profondi, ma non troppo, per calmarsi. Il suo cuore aveva iniziato a battergli forte nel petto e dovette deglutire un paio di volte per rinfrescare la gola che, nonostante avesse bevuto, era diventata improvvisamente arida.

"Sì, va bene."
Disse solo, rimanendo con il viso girato.

"Perché non mi guardi ?"
La voce di Toby, a quella domanda, gli risuonò in modo differente nel cervello; non era più divertita ma era bassa e lenta.

"Perché sei nudo, davanti a me."
Nonostante cercasse di calmarsi, sentiva ancora il viso che era un fuoco ardente.

"Guardami."
Automaticamente, aprì gli occhi e si girò verso il castano. Questo gli si era avvicinato, sentiva il suo petto umido sfiorarlo quasi.

"E ora ?"
Parlava lentamente anche Ben. I due si guardarono negli occhi, fisso.
L'azzurro di quelli di Ben, tremava quasi. Mentre il colore più scuro degli occhi di Toby era fermo e freddo.

"E ora."
Disse Toby; entrambi non si resero conto che più parlavano più si stavano avvicinando l'uno all'altro.

"Cosa si fa ?"
Sobbalzò quando vide Toby fin troppo vicino; gli occhi ancora incatenati nei suoi.
La mano pallida era appoggiata sulla sua coscia e gliela stringeva.

"Ben."

"Toby..."
Sussurrò il biondo, assottigliando gli occhi e facendo un sospiro tremante. Era troppo vicino, quella vicinanza lo stava uccidendo.

"Io ho una mezza idea."
Sibilò il castano, facendo salire la mano lungo la coscia dell'altro. Ben sentiva dei brividi lungo la schiena.
Rimasero in silenzio, il castano gli si avvicinò così tanto che mosse il viso verso il collo del biondo e iniziò ad appoggiare su di esso le labbra.
Avrebbe voluto assaporarlo fin dal primo momento.

"Toby..."
La voce di Ben tremava.
Aveva gli occhi chiusi perché si voleva godere ogni piccola sensazione che l'altro gli stava regalando.

"Zitto."
Ringhiò contro il collo inumidito a causa dei baci e delle gocce d'acqua che cadevano dai suoi capelli.
"Lascia fare a me."

Murder in the city (TICCIDROWNED) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora