Capitolo 7

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Toby era andato via. Ben ci rimase così male che rimuginò tra se e se, pensando su cosa fosse appena successo con il castano.
Prese il cellulare dalla tasca e, il primo che fu a cercare nella rubrica, fu proprio Rogers il suo capo.
Lo aveva salvato sotto il nome di 'Slenderman' perché aveva una vaga somiglianza con quel mostro delle creepypasta, anche sul fatto che volesse tenere sempre tutto sotto controllo. Aprì i messaggi e gliene inviò uno.

'buonasera, per caso avete il numero di Toby ? Devo domandargli una cosa sul caso e io non ce l'ho.'
Ovviamente era una scusa fin troppo banale, ma aveva bisogno di chiamare quel maledetto per dirgliene di cotte e di crude.
Era stanco di essere trattato in quel modo insufficiente da uno che aveva la sua stessa età. Da un moccioso impertinente che probabilmente non sapeva badare nemmeno a se stesso.
La risposta, non tardò ad arrivare.
L'altro gli aveva già girato il contatto, con un altro messaggio in allegato di avvertimento.
'giuro che se mi disturbi un'altra volta ti licenzio.'
E in quel momento ebbe di più la conferma che somigliasse all'uomo alto che si vedeva in quelle foto che riusciva a trovare nel grandissimo mondo dell'internet.
Non lo rispose, cliccò con il dito sul contatto di Toby e lo chiamò direttamente. Quella storia doveva finire una volta per tutte.

Quando Toby tornò a casa, già era steso sul divano. Aveva lanciato le scarpe in un angolo della stanza e si stava godendo la sua bellissima solitudine, solo lui e lei, quando però venne interrotto dagli squilli del suo cellulare e, vedendo che fosse un numero sconosciuto ma non meno importante che avrebbe potuto servigli per il caso sulla quale stava indagando, rispose.

"Pronto ?"
Sussurrò, portandosi il cellulare all'orecchio.

"Sono Ben."

"Che vuoi ? Sto aspettando una chiamata importante."
Non poteva negare che fosse tentato di staccare il cellulare seduta stante.

"Voglio parlarti."

"Ci siamo visti poco fa e già ti manco ?"
Il tono saccente utilizzato dal ragazzo fece irritare, e non poco, il biondo dall'altro capo del cellulare che avrebbe voluto volentieri affogarlo in una piscina gelida.

"No. Voglio solo dirti che sono così stanco delle tue stronzate, di essere trattato in questo modo da te e di tutte le cose che mi dici. Non sono un giocattolo, Toby. Mi hanno scocciato i tuoi comportamenti del cazzo. Collaboriamo ora e devi accettarlo, mettitelo nella tua fottuta testa. Rogers non cambierà idea almeno che tu non voglia andare via e cambiare lavoro, perché io non lo farò mai."
Quelle parole che aveva usato, erano state così pesanti che avevano colpito il castano dritto al centro del petto e gli avevano fatto un po' male.

Si alzò subito dal divano e si diresse furente in direzione della cucina, come se avesse davanti a lui il biondo. Iniziò a fare avanti e indietro come un pazzo in un manicomio.

"Stammi a sentire tu, ora: tu non mi sei mai piaciuto e non mi va a genio questa cosa di avere un collaboratore come te, quindi o sei tu che cambi lavoro o io costringerò quell'idiota di Rogers a darti un altro caso. Sono capace anche di cavarmela da solo e non ho bisogno di altri pesi morti sulle spalle che non sappiano nulla di come si vive. E ti tratto come voglio. Ora, se hai detto tutto, staccò la chiamata che ho bisogno di un dannato riposo."
Sibilò a denti stretti il ragazzo. Il suo tono era tagliente e freddo, non avrebbe mai permesso a nessuno, ne tantomeno a uno che era arrivato da poco nell'agenzia, di superarlo nel lavoro.

Quella cosa di non avere Ben davanti a lui e sentire quelle cose dette per telefono, gli facevano saltare i nervi. Avrebbe voluto avere il biondo davanti per vedere se realmente gli avesse detto faccia e faccia quelle cose. Tutti erano bravi a parlare tramite un telefono, ma pochi lo erano a parlare da vicino.

"Vedrai."
A quel punto cadde la linea.
Aveva staccati la chiamata e, con essa, aveva dichiarato anche guerra a Toby.

-•-

Quando il giorno dopo si ritrovarono a indagare nuovamente nell'ospedale, Toby non si era meravigliato di ritrovarsi il biondo tra i piedi. Sicuramente era stato mandato da Roy.
I due non si parlarono per tutto il tempo, ma dovevano continuare a collaborare insieme per il bene dell'agenzia.

"Le ferite sono post mortem. L'uomo era già caduto a terra, a causa del veleno. L'assassino lo ha ferito solo per corrompere ulteriormente la scena. E abbiamo trovato due impronte parziali di pollici. È stato bravo a coprire le tracce ma non del tutto."
Il medico legale stava presentando a Toby tutti i risultati dell'autopsia. Avevano lavorato per un'intera nottata pur di presentarli in termini più brevi possibili.

"Sono state scansionate le impronte ?"

L'altro scosse la testa:"no. Ci sono molte persone che avrebbe potuto rilasciarle."

"Ma sono comunque del personale che si aggira qui intorno. Avete interrogato già qualcuno ?"
Chiese il ragazzo, incrociando le braccia. Aveva lasciato Ben fuori, in modo tale che potesse parlare da solo con il medico legale e farsi dire nuove informazioni.

"Se ne stanno già occupando i medici, ma se volete chiedere a qualcun altro siete liberi di farlo."

"Nessun sospettato per il momento ?"

Dapprima l'uomo scosse la testa, ma subito si fermò:
"no, anzi. Uno c'è, ma ancora non abbiamo rilasciato nessuna informazione."

"Chi è?"

"Il dottor Isacc, ha detto che collaborava spesso insieme alla vittima e a volte davano appuntamento nei pub."
L'uomo si guardò l'orologio da polso.
" A quest'ora dovrebbe essere ancora nel suo ufficio, ma fa presto che staccherà tra poco."

-•-

L'uomo non avrebbe potuto mai avere oltre i cinquant'anni, si trovava seduto sulla poltrona del suo ufficio mentre Toby si trovava al lato opposto, con la schiena contro il muro e le braccia conserte contro il petto.

L'altro aveva occhi chiari e persi nel vuoto, capelli biondi e, quelle occhiaie che aveva, lo rendevano anche più vecchio. Sembrava che non dormisse da giorni.

"Ho detto tutto agli agenti."

"Tu e la vittima eravate amici ?"

"Sì."

"Sembra che non chiudi occhio da tempo. Soffri di insonnia per caso ? Oppure ti senti in colpa per aver fatto qualcosa ?"
Il ragazzo si avvicinò alla scrivania, sedendosi di fronte a lui e accavallò le gambe.
Era andato dritto al punto quando vide gli occhi dell'uomo sgranarsi e il viso contorcersi in una smorfia.

"Pensi che io abbia ucciso il dottore ? Non potrei mai fare una cosa del genere!"
Disse l'uomo, scuotendo la testa, non credendo alle sue orecchie.

"Stai sudando freddo, questo la dice di gran lunga su di te."

Il dottore si paralizzò sul posto e girò la testa di lato, socchiudendo gli occhi e facendo un respiro profondo.

"Io e il dottore non eravamo dei semplici amici. Io lo amavo, e lui amava me."

Ecco, quella confessione era del tutto inaspettata.

-•-
Fece presto ritorno a casa e subito si mise a lavoro.
Non aveva mai più parlato con Ben, da quel litigio e nemmeno del litigio stesso. Come se lui non esistesse e gli andava bene così; meno di intrometteva nel suo caso, più era conveniente per lui.

Iniziò ad analizzare qualsiasi tassello del caso; prese il suo taccuino, strappando le pagine scarabocchiate di appunti, e cercò di mettere insieme tutte quelle cose per capirne meglio e venire a capo da quell'enigma così complesso.

Prima di muní di una bella caraffa di caffè; si prospettava una lunga notte per lui.




Murder in the city (TICCIDROWNED) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora