Si incamminarono verso il veicolo del corvino, tenevano in braccio quel piccolo micetto ancora senza nome. Pensavano e ripensavano..
Finché Norman non vide vicino la piazza
un gruppo di ragazze vestite di blu ballare. Aveva pensato al nome perfetto per quel piccino.Incrociò lo sguardo con quello di Ray:
«Che ne dici se lo chiamiamo "Degas"? È tra i miei pittori preferiti. E quel gruppo di ragazze mi han fatto ricordare una delle sue opere.»
Disse prendendo il telefono e digitando velocemente sullo schermo per poi mostrare un'immagine.
Uno dei quadri più celebri di questo grande artista francese.
Ray lo guardò negli occhi:
«Certamente.»
Per Ray, l'importante era crescere quel piccolo micetto, Degas, e render felice Norman al tempo stesso.
Lo mise nella maglia e salì facendo salire anche Norman.
«Sei mai andato in moto?»
«No..»
«Allora tieniti forte a me, Norman.»
Si tenette a lui per un briciolo di sicurezza in più. Ray aveva fegato, Norman no. Evitò di guardare cosa li circondava, ma ciononostante ogni tanto una spizzata la dava. Controllava il piccolo Degas, controllava se Ray stesse bene. Voleva assicurarsi che tutti stessero bene.
Non se ne accorse nemmeno, erano arrivati in breve tempo. Scese, prese il micetto e si beccò un'occhiataccia da parte di Ray che voleva tenerlo in braccio.
Conosceva quello sguardo, sapeva quel che intendeva dire.
Gli passò Degas senza nemmeno pensarci due volte, non per paura, ma per lui. Prese le chiavi dalla tasca di Ray che lo guardava con stupore.
«Norman, la mia tasca non è tanto profonda..»
Dopo quella frase, afferrò le chiavi e cercò quella giusta e la infilò nella serratura. La girò e aprì finalmente la porta.
Notarono Yuugo steso sullo stomaco di Lucas che borbottava e mormorava monosillabi. Mentre il rosso stesso, “badava” a lui, accarezzandogli la testa e tenendogli una bottiglia di birra lontano. Yuugo non ha mai avuto reazioni aggressive con l'alcool, dunque non c'era problema. Anzi, era più che docile. Sicuramente un combina guai, ma non avrebbe mai picchiato nessuno.
Aveva il viso arrossato e i capelli più che scombinati. Prendeva a pizzichi il petto di Lucas, sgambettava sul bracciolo del divano, gli tirava le guance facendogli i complimenti sull'aspetto fisico come solitamente fanno le mamme.
Ray, alla vista di ciò, rise. Sgattaiolò in camera con Norman. Misero Degas, ancora con la coperta attorno, su un cuscinetto. Potevano sentirlo miagolare, potevano osservarlo mentre cercava una comoda posizione per stendersi e addormentarsi dopo la sua lunga giornata.
STAI LEGGENDO
Quando ci fermammo ad ascoltarci..🤍
FanfictionFanfiction di "The Promised Neverland". Norman, un pianista francese, si trasferisce a Los Angeles con suo fratello Lucas. Qui, ritrova i suoi vecchi amici: Ray, un chitarrista, e Yuugo. Tra chiacchiere e vecchi ricordi, Norman e Ray si ritrovano a...