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Norman guardava sempre più quel gufo e quasi non voleva separarsi da esso.

«Desmond solitamente non si fa toccare da nessuno.. Siete proprio fortunato»

Disse un membro dello staff.

Sembrava si conoscessero da una vita, cosa non errata infondo.

Quando Norman era piccolo, e andava a trovare Ray prima di partire totalmente, andava sempre con sua madre a fare un giro allo zoo o qualsiasi altro luogo che potesse incuriosire ma allo stesso tempo far interagire il piccolo Norman.

Era curioso e determinato. Sapeva molte cose ma comunque voleva "scoprirle".

Spesso aggiungeva informazioni quando i membri dello staff facevano da visita guidata, spesso voleva spiegare lui il tutto. Voleva essere importante per gridare al mondo "Sì! Io sono qui."

Voleva essere ricordato dagli altri, non per il suo aspetto "ambiguo". Ma per la sua sapienza.

Veniva spesso discriminato per i suoi capelli chiari, per gli occhi chiari e sensibili.

Voleva solamente essere accettato in qualche modo. Se non poteva fisicamente, l'avrebbe fatto caratterialmente. Gli unici che son sempre stati al suo fianco furono Ray, Yuugo, Lucas, Emma, Don e Gilda.

C'erano ovviamente i genitori, c'erano gli insegnanti che lo amavano per la sua sviluppata conoscenza della cultura, delle scienze e della letteratura.

Amava essere ascoltato per incuriosire gli altri, amava essere anche solo venire guardato con occhi dolci e amorevoli. Non le occhiatacce piene di disprezzo che riceveva sempre.

L'unica persona che lo salvava da quelle occhiatacce era Ray.

Da bambino aveva un animo gentile con il fratello, giocoso e allegro. Ma se non lo rispettavano o non rispettavano le persone che gli stavan più a cuore, erano guai.

Si è sempre cacciato nei guai. Risse, note, sospensioni. Ma nonostante ciò, aveva voti eccellenti. Era tra i più interessati. Si applicava più da bambino sui libri, durante le lezioni ascoltava e basta.

Norman era quello che prendeva appunti. Per sé e per lui. Non era costretto a farlo, ma a Norman piaceva. Gli teneva la mente allenata e memorizzava meglio.

•~•~•~•~•~•~•~•

Le ore nella struttura erano passate e Norman e Ray avevano fatto tutto il giro della struttura. Stavano tornando indietro quando poi sentirono delle ali sbattere contro i vetri: era Desmond.

Norman lo guardava con pena. Avrebbe tanto voluto aiutarlo, ma non poteva.

Ray lo guardava e gli prese la mano sorridendo, dopodiché, si avviarono verso l'uscita.

Si avviarono verso la moto mentre Norman guardava ancora l'uscita cercando di far comprendere in realtà in suo obiettivo: vedere Desmond.

Non poteva far nulla, solo andare via. Quel che sarebbe successo dopo, l'avrebbe scoperto.

Mise il casco e aspettò che Ray si preparasse del tutto per salire.

•~•~•~•~•~•~•~•

Si erano allontanati da almeno venti minuti dallo zoo per raggiungere una meta ancora sconosciuta a Norman.

Teneva Ray per i fianchi per paura di cadere, si guardava attorno incuriosito. Lasciava che l'aria fredda di quella giornata gli sfiorasse il viso e quelle piccole ciocche di capelli lasciare fuori. Sperava solo di non prendere un raffreddore per il vento che gli toccava il nasino ormai diventato rosso. Non spostava le mani da Ray. Era lui il suo appoggio sicuro, si fidava solo di lui in quel momento. Teneva le caldi e grandi mani avvolte su quei fianchi dalla vita stretta ma non troppo.

Fece scivolare le mani cambiando la posizione da un appoggio ad un abbraccio.

Quella scia di rossore era ricomparsa sul viso di Ray. Rimaneva concentrato sulla strada ma comunque apprezzava quel gesto.

Non che gli desse fastidio.

Guardava la strada e marcò un sorriso.

•~•~•~•~•~•~•~•

Arrivarono dopo vari minuti su una collina non troppo ripida. Erano circondati dal verde, dalle foglie secche, dalla fauna.

Poggiarono per terra Degas che, in quel momento, indossava in fiocchetto azzurrino al collo.

Poggiava le zampine sull'erba fresca quasi congelata, le poggiava sulle foglie per sentirne lo scricchiolio. Miagolava e miagolava per attirare l'attenzione di Ray, che si sedette velocemente al suo fianco.

Norman si sedette al suo fianco mettendo una tovaglietta a scacchi azzurri e bianchi.

Ray osservava Degas sorridendo, era contento. Amava i gatti, e questo lo aveva preso con Norman. Questo lo rendeva speciale oltre il suo carattere estroverso e tranquillo.

"Guarda come fa le fusa." Disse Norman, sorridendo.

"È adorabile"

"Secondo te, ha fame ora?"

"Mhh.. Non direi, l'ultima volta ha appoggiato il musino sulla mia caviglia."

La risposta di Norman fu una risata.

Vedevano Degas girare, cercare la posizione migliore per stare a pancia in giù mentre teneva la coda in mezzo alle gambe.

Sbadigliava, miagolava. Afferrava con le zampine la coda e l'indice di Ray.

Norman li guardava e ne approfittò per fare una foto di entrambi, la pubblicò su Instagram e inutile dire che immediatamente gli arrivarono migliaia di migliaia di notifiche.

Era abbastanza conosciuto sui social per suo padre, Pierre Minerva. Proprietario di un'azienda che, ai diciott'anni di Norman, sarebbe passata a lui. Il suo futuro era "già scritto", ma a Norman non dispiaceva. Sarebbe diventato CEO, avrebbe fatto da Leader.

A lui non importava la fama, lui preferisce le amicizie e l'affetto nei propri confronti e nei confronti altrui.

Mise il silenzioso e continuò la sua giornata con il suo migliore amico, la persona di cui si fidava di più.

Per lui, Ray era come una nota. Semplice, chiaro e distinguibile dagli altri. Non era come la massa, faceva sempre la differenza con il suo pensiero, con il suo aspetto e qualsiasi altra cosa.

Lo amava per questo. La poetica di Ray era così.. poetica.

Non si trovano aggettivi per essa, è unico.

Lui era come un esercizio, uno sparito o una lettura. Nessuno riuscirebbe a comprenderlo totalmente al primo sguardo o senza dedicarsi.

Bisognava scavare infondo.

Bisognava dedicarsi.

Bisognava amarlo.

Quando ci fermammo ad ascoltarci..🤍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora