CAPITOLO 2

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Ante in quel periodo stava affrontando un'enorme crisi, stavamo rimanendo senza viveri e monete - Domis - per poter permetterci di acquistare almeno qualche fetta di pane. Causata da guerre contro il Paese Linus distante 2 lune da noi.

In un giorno di sole cocente, io e mio padre eravamo nella nostra stanza, seduti attorno al tavolino pronti per mangiare quel poco cibo rimasto dal giorno prima. quando sentimmo bussare alla porta.

Mi alzai pensando convinta che fosse la mia amica Endla, venuta a chiamarmi per stare un pò insieme a giocare, ma quando aprì la porta di fronte a me trovai un uomo alto e snello,

lo riconobbi subito, grazie alla cicatrice che gli divideva l'occhio.

Mi sorrise come la prima volta che ebbi la sfortuna di incontralo.

Indossava un completo: casacca di un color verde smeraldo addobbata da ghirigori oro sulle maniche, al di sotto portava un paio di pantaloni che di quella poca conoscenza che avevo acquisito da mia madre potevo intuire che si trattasse di seta, del medesimo colore della casacca. E per finire con se aveva quel bastone che lo aiutava a reggersi in piedi, costudito gelosamente.

" E' qui il signor Timox". Dice con un tono così brusco che mi fece accapponare la pelle.
Senza emettere parola mi scostai lasciandolo entrare, un errore che non dovevo permettere che accadesse.

Al suono del suo cognome, mio padre, alzò lentamente lo sguardo, che prima era puntato su un giornale vecchio, ormai quasi ammuffito. Ancora non so perchè si ostinava a leggerlo e rileggerlo.

Volgendo il mio sguardo verso mio padre capì che anche lui era nervoso al sol pensiero che quell'uomo fosse dentro la nostra stanza.

si avvicinò zoppicando al tavolo, posandosi con le mani sulla superfice.

"sono qui per riscuotere due sacchi di domis" disse sollevando leggermente un'angolo della bocca.

Prima di permettersi di scollare le labbra per emettere una sillaba, mio padre si voltò verso di me lanciandomi un'occhiata che conoscevo bene.
Me la rivolgeva solamente nell'occasioni in cui sapeva che le cose non andavano bene, per incitarmi di andare via.
Scossi la testa perchè volevo stare lì con lui, non volevo lasciarlo da solo.

Si alzo dalla seggiola, avvicinandosi a me. Mettendo una mano sulla mia piccola spalla concedendomi un lieve sorriso.

"Piccola mia escì , vai da Endla".

Senza aspettare che io misi fiato per acconsentire o rifiutare cio che mi aveva ordinato si voltò verso quell' uomo, lasciandomi scrutare la sua schiena incurvata, causata dal troppo stress che aveva accumulato con il passare del tempo.

Rimasi  lì impalata, come se I mie piedi avessero messo radici prendendosi spazio sul pavimento.

Non sentendo la porta chiudersi mio padre si voltò nuovamente verso di me,  però con aria più severa che non vedevo da molto tempo sul suo volto.

Abbassai lo sguardo voltandomi, uscendo da lì. Anche se sapevo benissimo che non era la cosa giusta da fare, non avevo intenzione di andare da Endla.

Sentivo una sensazione strana dentro di me. Sapevo che stava per succedere qualcosa. Me lo sentivo.

Spinta dalla curiosità aprii leggermente la porta cercando di non farmi sentire o vedere .

"Allora caro Timox, dove sono I miei soldi ?" Esclama avvicinando il suo volto a un millimetro dal viso di mio padre procurandosi un mezzo sorriso.

"Sai anche tu che non erano questi i patti che abbiamo stabilito assieme, conosci come è la nostra situazione adesso,non possiamo permetterci di pagare una somma così alta".  Balbettava mio padre sedendosi faticosamente sulla seggiola.

" I patti li decido io se cambiarli o meno. Ti trovi in una mio propietà e come mia propietà le regole le stabilisco io, senza chiedere niente a nessuno." Aggiunse, raggiungendo il lato del tavolo in cui si è posizionato mio padre.

"come puoi pretendere che io ti possa dare due sacchi di domis, se a mala pena riesco ad possedere un domis?"

Continuava mio padre, dalla sua voce capii che era afflitto, e io ero consapevole di quanta fatica facesse per procurasi qualche Domis.

"Timox!" Pronuncia il suo cognome con tono freddo ma pacato come se fosse  l'ultima volta che lo pronunciasse.
Mio padre non emise  nemmeno una sillaba aveva capito tutto solo al suono pronunciato del suo cognome.
Tese le mani sulla superfice del tavolo ed in un nano secondo fu tutto buio.

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