CAPITOLO 5

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Dopo anni di sacrifici, riuscimmo ad andare via da quel terribile nauseante posto, riuscendo a comprare una piccola baracca vicino alla sfonda della foresta costruita da insiemi di legno ormai ammuffito, con un piccolissimo spazio che non bastava nemmeno per una persona.

Diventando ormai matura, mi resi conto che ciò che mi diceva mia madre, per me era tutto e niente. Io credevo e credo a mia madre ma non credo più nell'essere umano.
Notando che più bene davi più ti tornava l'opposto.

Mi scrollo I mie pensieri di dosso. Avviandomi lungo il sentiero che si inoltra nella foresta.

Ormai il sole sta iniziando ad abbandonarci riempiendo gli spazzi degli alberi di un arancione simile a una buccia d'arancia, contrastando I colori freddi della natura che ci circonda.

Prima di solcare la fine del sentiero per entrare nella foresta emetto un'ultimo sospiro.

Mettendo piede nella foresta mi accorgo che mi avvolge un silenzio, un silenzio cosi assordante per le mie orecchie.

Per non rischiare di diventare pazza mi concentro sul rumore delle foglie che sfrusciamo fra di loro componendo una sinfonia che pochi riuscirebbero a percepire.

L'uscurità che mi avvolge non mi permette di vedere cio che mi sta attorno, rischiando di inciampare su mie stessi passi.

Alzo  lo sguardo per individuare la stella che mi permette di orientarmi verso il paese Filixyan che dista non molto dal mio villaggio.

Notando che la stella è più grande, più luminosa, e più vicina a me come se volesse riscaldarmi.

"Mamma se mi stai osservando da la sù, perdonami per favore. Perdona ogni mio peccato".

Dopo le mie parole comparve  una stella cadente, lasciandomi con lo stupore sul volto, come se mia madre mi avesse ascoltata, mandandomi quella stella per rassicurarmi.

Ribasso  lo sguardo e mi accorgo che sul mio volto si bozza un lieve sorriso, che scopare all'istante quando posò lo sguardo davanti a me notando lontano nell'oscurità della foresta una sagoma ferma lì. Ad osservarmi.

Riprendo il passo più velocemente.
Non perchè temo quello che ho appena visto, ma la sensazione che ho percepito osservandola mi ha fatto accapponare la pelle. Nel corso degli anni la vita mi aveva imposto di saper proteggermi. Non giravo mai senza la mia adorata fodera contenente un semplice coltello , ma per via di quell'enorme senso di disagio che mi procurava, presi un'altro sentiero che conosco molto bene, sii, ci metterò un po' di più ma è meglio così.

Sarà passato un quarto di luna lungo fossati e sentieri. Sembrati un'eternità a causa del disagio che non mi ha mai lasciato neanche un minuto, dopo l'avvistamento della sagoma, arrivo alla fine della fitta foresta.

Mi blocco  un'attimo.
Davanti ai mie occhi si aprì una schiera di case che a confronto al mio villaggio non è paragonabile: sono di una ampiezza disumana, colori che vanno dal panna a un'azzurro cielo, una tavolozza di colori insomma, Al confronto del mio villaggio le case sono piccole abbastanza per due persone o massimo tre, colori freddi che girano attorno al marrone fino ad un bianco sporco.

Mi lego I capelli corvini in una coda bassa, mi metto il cappuccio, guardo un'ultima volta il cielo per controllare quanto tempo avessi prima che sorgesse il sole.

E dopo ciò posso iniziare la mia solita routine: mi introduco in case e in case  senza aver fortuna.

Penso  che il lavoro per questa notte sia  finito, quando nel mentre sto per addentrami  nella foresta sento una voce.

"vivi". Mi blocco sui I mie passi, facendo scorrere gli occhi lungo tuto il perimetro della foresta.
Già con le dita strette attorno al manico del coltello. Ma non vide nessuno, alle mie orecchie non giunge nessun altro suono. Scrollo le spalle.
L'accaduto già dimenticato.

Percorro lo stesso sentiero che mi ha portato a Filixyan, assaporando gia il momento in cui avrei posato la testa sul cuscino quando all'improvviso la sento di nuovo.

"lascia che il tuo cuore viva".

Mi accorgo che quella voce è un sussurro mischiato nel vento. Mi viene la pelle d'oca, ho l'impressione che sia una voce familiare che ormai ho rimosso dalla mia mente.

"Lascia che il tuo cuore viva"

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