CAPITOLO 7

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Sobbalzo sedendomi a gambe incrociate sul  letto allarmata, con uno scatto mi alzo dal letto dirigendomi verso la fonte del rumore.
Entro nel salottino e strabuzzo gli occhi quando noto che la porta della nostra abitazione è stata sdradicata.
I meie occhi corrono nella direzione della sedia a dondolo dove dorme di solito mio padre. Ma seduto sopra non c'è nessuno.

Panico tanto panico, mio padre non si sarebbe mai allontanato da casa senza avvisarmi.

La nostra casa non è grande anzi, è stata pensata per una sola persona.
C'è un piccolo salotto, se così si può descrivere un tappeto usurato - una delle poche cose che siamo riusciti a salvare dalla nostra vecchia casa, prima che ci venisse pignolata- , una sedia a dondolo smangiucchiata dalle termiti e un picolo camino a legna -quasi sempre spento-.
una piccola cucina adiacente adoperata con quello che basta per riscaldare una minestra
ed infine una stanza ancora più angusta, che è diventata il mio giaciglio.

Agitata, con il cuore in gola, corro a cotrollre l'esterno pur sapendo che non si sarebbe mai allontanato.
L'aria gelida mi solletticava Il naso. I capelli sciolti lunghi poco piu al di sotto dell'orecchio, svolazzano intorno al mio viso. Indosso solo una tunica da notte sgualcita bianco panna.
- un ricordo di mia madre -.

Percorro, scalza il perimetro che cicorda la casa. Sono all'ultima svolta quando lo trovo, all'inizio della foresta.
Faccio per raggiunggerlo quando capisco che non è solo.

In parte a lui si inalzava una sagoma, famigliare.

Non credo hai mie occhi.

La sensazione di disagio è la stessa sensazione provata  nella foresta e l'ombra
Che credevo di non aver intrevisto e che stento a credere di star fissando ora è lì proprio vicino a mio padre.

Incorporeo, fatto quasi di fumo nero.
Volto lo sguardo verso mio padre inerte, senza alcuna paura, confusione o la ben che minima emozione scritta in faccia. Come se la sua anima fosse volta via dal suo corpo e di lui sia rimasto solo un'ivolucro.
Facendomi forza e coraggio gli rivolgo la parola.

"Lascia stare mio padre " urlo con tutta la mia voce.

Non risponde.

Corro verso di loro ma più corro, più si allontanano. Sembra un miraggio, sembra un'incubo, sembra che mi possa svegliare da un moento all'altro e trovare mio padre su quella dannata sedia a dondolo.
Ma il freddo, I miei piedi che affondano sul terreno ancora ghiacciato dai residui che lascia l'inverno, dettano il contrario.

Tutto questo è reale.

Tutto questo è impossibile.

Senza forze, mi accascio sul suolo respirando tra I denti, per la frustrazione, per la rabbia.
Perchè non può essere vero, perchè mio padre è mio e di nessun altro o almeno ora.
Piangere è l'unica cosa che riesco fare in questo momento.
Piango per la paura che mio padre non è piu mio padre, piango con la paura di saper che ormai non ho più nessuno.

Paura di perdere una delle poche parti buone rimaste in me.

Più arrabbiata di prima ci riprovo.

" si può sapere che cosa vuoi da noi ?"

" non hai mai ascoltato il tuo cuore,

per questo ti porterò via il tuo più grande amore"

le parole mi ondeggiano nel mare dei mie pensieri.
perplessa gli pongo l'unica domanda che mi viene In mente.

"chi sei ?"

mi rimetto in piedi con grande fatica, ancora in balia della paura.
Se quella persona in parte a quell'essere si può definire ancora mio padre, lo guardo, ma ormai so che non è più così.

Inclina la testa .
"sono il tuo incubo".
sibilò con voce così profonda che mi fece tremare tutta l'anima.

" Ti prego, ti darò tutto quello che abbiamo" piansi ancora dopo quelle parole perchè sapevo che senza mio padre io non avevo più nulla, più nessuno.

Le mie gambe rischaino di cedere.
Mi ripeto che questo deve essere un'incubo.

"Tu hai ascoltato te stessa prima di portare via cio che mi apparteneva?"

non capisco cosa intenda, non capisco cosa vuole da me .
Caos.
Un milione di pensieri. Ho rubato tanto, dato nulla indietro. Che qualcuno mi abbia scoperta? Che stia cercando vendetta? È quello che voglio chiederli, ma lui mi precede.

"Se vuoi ottenere cio che ami

è dover seguire I piani

tra le stelle hai reclamato

perciò il rischio tuo è diventato

per spezzare cio che hai nel cuore

nel sonno più profondo dovrà cadere il tuo più grande amore"

Non faccio in tempo nemmeno a chiedergli che cosa voglia intendere, che scompare insieme a mio padre.
Come, dove non ne ho idea. Erano lì un'instante e quello dopo non c'erano più. Corro verso dove prima si trovavano, mi guardo attorno disperata, ma non c'è traccia neanche una piccola traccia di loro. Come se non fossero mai stati qui, lasciandomi da sola, spaventata e con così tante domande che mi fanno girare  la testa.

Non ho più forze, ormai le lacrime hanno smesso di scendere lasciandomi nel silezio che più detesto. Il vento soffia ascigandole, accarrezzando lentamente la mia pelle, contrastando il calore che emano, ricordandomi che sono viva che sono ancora qua - sola - ma qua...

MEMORIES  [Il Bene Nascosto Dal Male ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora