Prologo

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L'unico snervante rumore che interrompeva il teso silenzio in quella sala da pranzo poco usata, era il cozzare delle posate contro i piatti e di tanto in tanto, col variare delle portante, anche dai passi della cameriera che ciondolava lì intorno.

Il mio fottuto padre aveva un'aria serena, forse anche troppo, mentre consumava la sua cena in attesa che qualcuno di noi due dicesse qualcosa, ma sapeva meglio di me che ne io, né mio fratello avremmo spiccicato parola. Quella situazione stava scomoda a tutti e tre, eppure ogni mese ci radunavamo attorno ad un tavolo e consumavamo un pasto come se fossimo una di quelle famiglie in cui la gente comunica.

«Questi cavolini di Bruxelles sono davvero ottimi, Mildred» disse d'un tratto Brad, rivolto alla cameriera. La donna, diversa dal mese scorso e da quello precedente ancora, fece un mezzo sorriso e borbottò un grazie in risposta, io invece mi chiesi come facesse quel cazzone a ricordarsi i nomi di ognuna ogni fottuta volta.

Inoltre, lui aveva sempre odiato i cavolini di Bruxelles e infatti non li aveva neppure toccati, erano tutti accantonai al bordo del piatto.

Quando mio padre rialzò la testa dal suo e guardò il figlio più grande, giunsi alla conclusione che quella era una dannata di trappola: si erano messi d'accordo prima che io arrivassi per cercare di monopolizzare la mia vita.

«Hai proprio ragione Brad, non trovi Harry?»  chiese Derick, trovando un appiglio per rivolgermi la parola dallo sciatto buonasera che c'eravamo scambiati appena avevo messo piede nella sua maledetta casa.

«Non saprei» riposi la forchetta al bordo del mio piatto e poggiai le mani in grembo stringendo la stoffa dei miei jeans scuri, era giunto il momento dell'interrogatorio.

«Come ti vanno le cose?» continuò mio padre, sbuffai.

«Vanno» risposi nel tentativo di scoraggiarlo.

«Lavori ancora in quell'autofficina?» riprovò, lanciai un'occhiataccia a Brad.

«Si»

«E ti pagano bene?» annuii «sai che potresti lavorare per me in ogni momento Harry, potremmo trovarti un posto alla contabilità» aggiunse indicando Brad. Risi sarcastico, questa volta ci aveva messo meno del solito per farmi una delle sue proposte di lavoro, e visto che ogni volta riceveva la stessa risposta decisi di improvvisare qualcosa di nuovo tanto per togliermelo di torno per due o tre mesi in più.

«Pensi che i tuoi soci accetterebbero uno che è stato in riformatorio?» chiesi insolente, Brad mi tirò un calcio sotto al tavolo.

Il colorito di Derick sbiadì di qualche tono, diventando più pallido «io sono il presidente, io prendo le decisioni» annunciò ricomponendosi e assumendo quell'aria da dirigente del cazzo.

«Pensavo che ci fossero dei soci che sborsano il denaro, nemmeno loro contano qualcosa?» continuai incrociando le gambe sotto al tavolo e le braccia al petto con un sorriso strafottente.

Le sopracciglia di mio padre si aggrottarono lentamente, segno inconfondibile che si stava arrabbiando «ma in ogni caso è la mia società» Brad mi lanciò un'occhiata severa, come per mettermi in guardia.

Io risi sbeffeggiandolo «una ragione in più per non entrare a farne parte, Rick» la sedia di mio padre scattò all'indietro strusciando sul parquet immacolato e lui si alzò in piedi sbattendo le mani sul tavolo.

«Piccolo bastardo impertinente, stai gettando la tua vita nel cesso, vuoi capirlo o no?! Ti sto offrendo la possibilità di uscire dalla merda in cui sei finito, dovresti essermi grato!» sbottò alzando la voce.

«Papà...» cominciò Brad, ma mi alzai anch'io e la cameriera sparì oltre la porta della cucina.

«È soltanto colpa tua se sono finito nella merda, e non ho bisogno dei tuoi sensi di colpa o dei tuoi fottuti soldi per risalire a galla! Non ho bisogno di niente da uno come te, ma guardati...pensi che non lo sappia che trovi un po' di consolazione alla tua patetica vita frequentando quei strip club che ti piacciono tanto? Dopo aver costretto tua moglie ad abbandonarci tutti, paghi per scoparti le puttane?» lui perse completamente il controllo e mi afferrò per la maglietta. Mi ritrovai a due centimetri dal suo vito, il fiato gli puzzava di vino e avevo una gran voglia di spaccargli la faccia.

«No Papà! Harry! Smettetela!» Brad si frappose tra di noi costringendoci ad arretrare.

«Esci, fuori da questa casa!» urlò Derick.

«Vaffanculo» risposi dandogli le spalle e avviandomi all'uscita, strappai la giacca di pelle dall'attaccapanni e me la infilai.

«Harry, aspetta!» mio fratello mi seguì voltandosi indietro solo una volta, quando nostro padre tirò via la tovaglia dal tavolo provocando un fracasso infernale e riempiendo il soggiorno di avanzi e cocci.

«Brad senti, lascia stare» sbuffai.

 Lui appoggiò una mano sulla mia spalla e mi guardò serio «Sono io il fratello maggiore, dovrei proteggerti» sospirò, scossi la testa sorridendo brevemente.

«Sto bene» annunciai «adesso è meglio che vada»

Una volta ogni sei mesi circa, io e mio  padre avevamo discussioni di questo tipo,  non era certo una novità che mi sbattesse fuori casa o che finissimo col metterci le mani addosso. Se fosse stato per me -o per lui- avremmo continuato ad evitarci, ma Brad insisteva a tenere in piedi la nostra patetica famiglia.

In quel momento però fece un passo indietro per lasciarmi passare ed io uscii sbattendomi la porta alle spalle, afferrai il cellulare e come sospettavo ci trovai alcune chiamate perse, ricomposi il numero e mi portai il telefono all'orecchio salendo a bordo della mia Audi nera.

«Harry, ragazzo mio» rispose la viscida voce di Johnny dall'altra parte delle cornetta.

«Quando?» tagliai corto.

«Stasera, al solito posto» ribatté.

«Ci sarò» comunicai secco e riattaccai ruotando la chiave ne quadro.

Schiacciai il piede sull'acceleratore e il motore prese  silenziosamente vita, infine la indirizzai fuori dal vialetto e mi misi in strada con una brusca sgommata stridendo sull'asfalto.



Salve gente!

Allooora, okay dal prologo non si intuisce quasi niente quindi non c'è molto da dire! Spero che andando avanti la storia vi piaccia, questa non è la mia prima fanfiction, ma è la prima che posto su wattpad pur essendoci da un casino di tempo!

Al prossimo capitolo, Anna C:



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