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«We've been on the run, driving in the sun,looking out for number 1! California here we come, right back where we started from»

«Brook, sto diventando sorda!» urlai alla mia amica che continuava a cantare a squarcia gola la canzone per la quale era letteralmente fissata da quando aveva scoperto O. C. al liceo.

«Hustlers grab your guns, your shadow weighs a ton, driving down the 101! California here we come Right back where we started from»

«Brooklyn! Andiamo, abbassa questo dannato volume!» protestai, ma lei continuò ad ignorarmi, così allungai una mano verso la manopola che sporgeva dallo stereo e la girai verso di me.

«California! Here we comeeee!» Brook fece una smorfia quando la musica non riuscì a coprire la sua voce stonata «Kat, sei nel Golden State! Dovresti entrare nello spirito!» ululò euforica, avevamo appena passato il gigantesco cartello verde che mi dava il benvenuto in East Los Angeles, la zona in cui si trovava il suo appartamento.

Mi tolsi i capelli scuri dal viso che il vento riportò nello stesso stato un attimo dopo, e guardai oltre il finestrino aperto la costa occidentale degli Stati Uniti.

Le spiaggi affollate ed infinite, le onde alte e i surfisti che le cavalcavano e storsi il naso «devo comprarmi la protezione solare» dissi esaminando le mie braccia pallide.

Lei rise scuotendo la testa «sei nella città più bella del mondo» le scoccai un'occhiata eloquente. Los Angeles poteva essere bella quanto voleva ma c'era sole e caldo tutto l'anno e questo la rendeva inabitabile per me.

Tuttavia ero felice di rivederla, io e Brooklyn ci conoscevamo dalla seconda elementare, eravamo cresciute insieme nonostante avessimo frequentato sempre scuole diverse, era la ragazzina della porta accanto. Dopo il liceo aveva realizzato il suo sogno e si era trasferita dall'altra parte degli Stati Uniti per frequentare il college e stabilirsi a Los Angeles. Io invece ero rimasta a New York per andare alla Columbia e per continuare a vivere a Manhattan anche dopo, almeno finché avevo potuto.

Brook accostò al bordo di un marciapiede « Il corriere ha consegna le tue ultime cose ieri. Vedrai che tutto sommato ti piacerà vivere qui, non hai altre alternative» disse e sapevo perfettamente che aveva ragione.

«E poi sarà uno spasso vivere insieme, quasi come ai vecchi tempi!» sorrise facendomi l'occhiolino per poi scendere dall'auto. Un attimo dopo scesi anche io e mi guardai intorno. Sembrava un quartiere abbastanza tranquillo, la strada era larga e spaziosa, con le palme ai lati dei marciapiedi. Lungo di essa c'erano vari negozi utili come il supermercato e il gelataio, quest'ultimo estremamente utile.

Volsi lo sguardo al palazzo moderno in cui abitava Brook e la seguii all'interno trascinandomi dietro la valigia più grande. L'ingresso era ampio e all'interno si respirava un gradevole profumo di pulito, di fronte a me c'era sei scalini di marmo rosati perfettamente immacolati e lucidi, come se qualcuno avesse appena dato la cera, e portavano a due ascensori di acciaio grigi e lucidi anche loro. Le cassette della posta si trovavano tutte in fila sulla sinistra di colore bronzo scintillante e a destra, c'era una grande bacheca con affissi sopra una moltitudine di avvisi. Quando mi voltai verso la portineria, un signore brizzolato di mezza età, dall'altra parte del vetro semi-aperto mi rivolse uno sguardo curioso.

«È tutto sotto controllo Jeff, lei è Kat, la mia migliore amica e la mia nuova coinquilina» mi presentò Brook entusiasta.

Feci un passo avanti e strinsi la mano a Jeff che mi rivolse un sorriso gentile «è un piacere conoscerla» dissi.

«Ti prego, dammi del tu e il piacere è tutto mio! Brooklyn mi ha parlato di te, benvenuta a Los Angeles!» ribatté l'uomo.

Benvenuta un cazzo.

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