Kat's point of view...
Una cosa rassicurante che notai tornado a casa quel giorno, era che le metropolitane si somigliavano tutte. C'era solo una lieve differenza tra quella di New York e quella di Los Angeles, a parte i nomi delle fermate ovviamente. Non era molto, ma mi aiutava a sentirmi meno distante da casa e meno spaesata, finché rimanevo lì sotto potevo fare ancora finta di vivere nella mia città come se nulla fosse successo.La fermata distava circa tre isolati dall'appartamento di Brook e tutto sommato non mi dispiacque camminare un po', più che altro mi piaceva osservare quello che mi accadeva intorno e mi divertiva cercare di capire quale fosse il carattere della famosa Los Angeles.
Impiegai esattamente venti minuti a piedi, Brook non sarebbe tornata a casa prima di un'ora dato che io -da oggi- finivo alle sei e lei alle otto, mi chiesi cosa si facesse in uno studio giornalistico fino a quell'ora.
«Buonasera Jeff» dissi all'uomo nella guardiola, rialzò lo sguardo dalle parole crociate e mi rivolse un sorriso gentile.
«Buonasera Katherine» rispose.
Tirando le somme, il mio secondo giorno a Los Angeles e il mio primo giorno di lavoro, non erano andati poi tanto male, riflettei entrando in ascensore.
«Sempre sull'attenti Jeff» sentii una voce sbeffeggiare il portinaio «ehi aspetta!» disse poi lo stesso correndo verso le porte e mettendoci una mano contro per fermarle, quando si accorse che ero io sorrise «Oh sei tu, Kat giusto?»
Mi limitai ad annuire mentre le porte automatiche si richiusero, forse avevo parlato troppo presto, forse il mio secondo giorno buono stava per essere compromesso dallo stronzo inglese, come lo chiamava Brook.
Harry piegò la testa di lato squadrandomi come aveva fatto il giorno prima «che aria elegante, sembra quasi che tu lavori in ufficio» annuii di nuovo nel tentativo di liberarmi di lui «cosa c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua?» non terminò nemmeno la frase che aggiunse «oh giusto, la tua amica ti avrà detto che sono uno stronzo e bla bla bla»
«Non serve certo che me lo dicano, lo noto da sola» risposi tagliente, le porte si aprirono e ne uscii.
«Impertinente» mi affiancò facendo un sorriso «mi piace»
«Mi dispiace per te» frugai nella borsa alla ricerca delle chiavi.
Lui sbuffò «toglimi una curiosità, ma voi di New York vi impegnate per essere dei fottuti stronzi o vi viene naturale?» mi superò ripescando un mazzo di chiavi da una delle tasche dei jeans scuri.
«Potrei dire lo stesso degli inglesi» aprii la porta e gli lanciai un'occhiataccia.
«Almeno proviamo ad essere gentili, voi non dovreste giudicare le persone senza nemmeno conoscerle» rispose brusco ed entrò sbattendo la porta.
Harry's point of view...
«Stronza» sibilai tra i denti gettando le chiavi nella ceneriera sul mobile al lato della porta. Non c'era nulla di divertente nell'avere delle ragazze carine come vicine di casa e non potersene approfittare.
Facendo una stima delle persone che di New York avevo conosciuto, non ci avrei mai messo piede. Inoltre era una città convenzionale e piena di smog, cupa e per certi versi fin troppo misteriosa. Mi ricordava Londra e quella città rievocava in me episodi che avrei preferito tanto dimenticare per sempre.
Mi lasciai ricadere sul divano a peso morto, ero distrutto; erano forse dodici ore che non chiudevo occhio e i postumi della notte precedente si facevano ancora sentire, avevo il collo dolorante e le giunture delle braccia e delle gambe mi facevano male per via della tensione alla quale le sottoponevo per ore.
Mi vuotai le tasche sul tavolino di fronte a me e contai in tutto 1.750 dollari, quindi tutto sommato ne era valsa la pena anche per quella sera.
Mi rialzai frastornato e mi sfilai la maglia oltre la testa gettandola per terra, aprii il frigo mezzo vuoto e mi presi una lattina di birra per dissetarmi. Alzai gli occhi al cielo quando il mio cellulare prese a vibrare e sperai fottutamente tanto che non fosse quel cazzone di Johnny con un'altra delle sue "cose grosse" per le mani, perché per quella settimana ne avevo avute abbastanza.
«Pronto?» chiesi con uno sbuffo.
«Sei una testa di cazzo» mi sentii dire dall'altra parte, allontanai il cellulare dall'orecchio e guardai lo schermo con un sorriso.
«Parlando di teste di cazzo, ciao Louis. Come te la passi?» aggiunsi riprendendo a sorseggiare la mia birra ghiacciata.
Lui fece una mezza risata «Non c'è male. Allora, com'è andata l'altra sera?» chiese sbrigativo facendosi più serio.
«Ho fottutamente vinto, avevi dubbi?» risposi.
«No, certo che no. Ma ho saputo che quel cazzone di Hunter ti ha dato del filo da torcere, sei apposto?» chiese preoccupato, lanciai un'occhiataccia alla porta d'ingresso come se quella stronza di Brook potesse vedermi attraverso i muri.
«Mmh» feci abbassando lo sguardo sul lato sinistro del corpo e sgranai appena gli occhi, attraversai il corridoio dirigendomi in bagno e mi esaminai meglio il fianco nello specchio «porca puttana» esclamai.
«Cosa?» chiese Louis dall'altro capo della linea, avevo quasi dimenticato di essere al telefono con lui.
«Quel fottuto bastardo» continuai tastandomi la pelle tumefatta e piena di lividi «quando mi è venuto addosso pensavo che solo l'auto ne avesse risentito» gli lanciai contro un altro paio d'imprecazioni.
«Almeno, sei andato in ospedale?»
Mi lasciai sfuggire una risata «sei davvero serio? E poi figurati se Johnny l' avrebbe permesso, ma giuro che questa Hunter me la paga» strinsi la mascella tornando in soggiorno.
«Harry, non dovresti sottovalutar-»
«Sto bene» tagliai corto gettando via la lattina vuota «devo trovare un modo per togliermi quello stronzo dalle palle» sibilai.
«Potresti sempre ritirarti dal giro» propose il mio migliore amico, anche se nel suo tono avvertii una traccia di sarcasmo.
«Non se ne parla, e ti ricordo che anche tu sei nel giro» precisai.
«Non quanto te» ribatté.
«Beh, sono il migliore...che ci vuoi fare?» risposi con un sorriso pieno di me.
«Beh, sei anche un modesto figlio di puttana» scoppiai a ridere e feci una smorfia per il dolore che ne seguì, perché il fottuto livido comincia a farti davvero male nel fottuto momento in cui lo scopri, dove prima non sapevi nemmeno di averlo?
«Sul serio Harry, fatti controllare»
«Sul serio Louis, sto bene. È solo un livido, smettila di fracassarmi le palle. Sono stanco e non dormo da un fottuto giorno, vado a letto» lo avvisai.
«Quand'è la prossima?» mi chiese invece.
«Non lo so, suppongo che lo scoprirò appena Johnny avrà riparato quella dannata auto e avrà dei buoni polli da spennare» risposi facendo uno sbadiglio, Louis ridacchiò.
«Buonanotte fiorellino» mi prese in giro.
«Fottiti» ribattei chiudendo la chiamata.

STAI LEGGENDO
Gamer || H.S.
Fanfic«Mi sono sempre chiesto se valesse la pena lottare per amore. Adesso invece mi ricordo del tuo viso, e sono pronto per la guerra.» Gamer, colui che gioca. ATTENZIONE: linguaggio spinto, possibili scene di sesso o violenza. Il carattere dei personag...