Harry's point of view...
«Stai fottutamente scherzando, Brad?» chiesi a mio fratello dall'altra parte cornetta. Lui sospirò e probabilmente si passò una mano tra i capelli come faceva di solito, un vizio che aveva trasmesso anche a me.
«Ma è il suo compleanno Harry, andiamo» provò a convincermi, io risi, risi per le assurdità in cui riusciva ancora a credere.
«Se non te le fossi accorto, io e lui non ci parliamo da due mesi.» gli ricordai.
«Sai com'è fatto papà, è un tipo orgoglioso. Non farebbe mai il primo passo, ma lo so che gli manchi. Gli manchi sempre Harry, anche tu sei suo figlio» alzai le sopracciglia.
«Smettila di dire cazzate, hai chiamato solo per testare i miei sensi di colpa? Beh, non me ne frega niente del suo fottuto compleanno» sbottai.
Sbuffò «Sei propri come lui» si azzardò a dire, avrei tanto voluto prendere a calci entrambi.
«Forse mi stai confondendo con te stesso, torna a leccargli il culo nella sua azienda del cazzo e lasciami vivere in pace» sibilai. Volevo bene a mio fratello, forse era l'unica persona al mondo a cui volevo realmente bene, ma quel suo comportamento da figlio perfetto -ed ipocrita- mi stava proprio sulle palle.
«Io non gli lecco il culo e lo sai» ribatté stizzito, sbuffai passandomi una mano tra i capelli lunghi.
«Beh, e questa merda non funzionerà mai e lo sai» risposi, lui si prese una breve pausa silenziosa. Quasi me lo figuravo misurare a grandi passi il pavimento del salotto del suo costoso attico a Beverly Hills, mentre decideva quali parole usare o che la rabbia nei miei confronti scemasse.
«Vai ancora in giro di notte a fare stronzate, non è così?» chiese d'un tratto, evidentemente la passeggiata non aveva funzionato.
«Non vedo cosa cazzo c'entri questo con l'argomento» sbottai.
«Sei sempre il solito Harry, penso che tu sia abbastanza grande adesso per capire che questa stupida ripicca non ti porterà da nessuna parte. Dovresti pensare al tuo futuro, a sistemarti» risi sarcastico.
«Disse il prete»
Lui sbuffò «non ti sopporto quando fai lo stronzo»
«Allora non mi sopporti molto spesso»
«Senti lascia perdere, pensavo solo, non lo so...comunque è fra due settimane, pensaci» disse ma non gli prestai molta attenzione. Mi alzai dal divano avviandomi all'ingresso quando udii le porte dell'ascensore infondo al corridoio aprirsi e dei passi avvicinarsi, poi una serie d'imprecazioni passò attraverso la porta.
«Devo andare» tagliai corto.
«Almeno dim-» riattaccai e aprii la porta infilandomi il telefono nella tasca posteriore dei jeans scuri.
«Ciao Kat, stavo spettando proprio te» dissi con un sorriso beffardo, era molto tardi. Lei si voltò: aveva le guance rosse e i capelli leggermente spettinati, che diavolo aveva combinato?
Mi puntò un dito contro «tu...tu stronzo inglese, non ti ci mettere anche tu» ridacchiai.
«Sei ubriaca?» le chiesi.
Lei annui «no, ovvio che no!» si contraddisse, poi sbuffò e tornò a voltarsi in direzione del suo appartamento.
«È un hobby bizzarro, quello di fissare le porte» scherzai.
«Ah-ah. Davvero divertente...adesso sta zitto. Oh al diavolo, perché Brook non si decide ad aprire questa dannata porta!» sbottò col dito premuto sul campanello.
«Puoi bussare quanto vuoi, non c'è. E non credo che tornerà tanto presto, dove sono le tue chiavi?» lei si mise entrambe le mani tra i capelli e le strinse appoggiandosi contro la parete di fianco alla porta.
«Merda, merda! Ho dimenticato la mia borsa nella macchina di Niall, merda!» imprecò, era così buffa.
«E ora quindi, cosa pensi di fare?» chiesi con un ghigno, lei si accigliò in evidente difficoltà.
«Sei così fastidioso, va' via!» risi scuotendo la testa e afferrai il pomello della porta di casa mia aprendola di più.
«Dai entra» le proposi.
«Cosa? Lì dentro? Nemmeno per sogno!»
«Consideralo come un atto di pace, so essere anche un bravo ragazzo se voglio» sorrisi incoraggiante.
«Non scoperò con te, non ti conosco nemmeno» alzai gli occhi al cielo.
«Dicono tutte così all'inizio» la presi in giro «e comunque ti ho invitato ad entrare, non a spogliarti. Avanti, hai intenzione di rimanere qui fuori per tutta la notte?»
Lei parve rifletterci per un attimo e sbuffò di nuovo scostandosi dalla parete «e non...devi toccarmi» biascicò barcollando dentro il mio appartamento.
Alzai le mani divertito «a meno che non sia tu a chiedermelo, non lo farò» le feci l'occhiolino e lei mi rivolse un'occhiataccia.
Si guardò intorno alquanto sorpresa «ehi, qui dentro c'è un buon odore»
«Lo so, è fantastico! Hanno inventato questi agenti chimici che chiamano detersivi, vuoi che te ne presti qualcuno per provare?» m'ignorò aggirandosi cautamente in casa mia.
Mi appoggiai contro lo stipite della porta osservandola curioso e segretamente divertito, avevo completamente scordato Brad e le sue cazzate da fratello maggiore, persino la rabbia che mi bruciava le viscere un attimo prima si era arginata.
«Pensavo che questo posto fosse una specie di discarica» disse più a se stessa che a me, e prese la piccola cornice ovale che avevo sulla mensola della libreria che si diramava lungo la parete ad di sopra della tv «chi è questa donna?»
La guardai per un momento, probabilmente il giorno dopo non avrebbe ricordato nulla «mia madre» l'accontentai.
«Sai» disse rimettendo a posto la foto e avanzando verso di me «sei fortunato ad avere quel genere di madri che si mettono sulle mensole...la mia» rise ondeggiando la testa «la mia è proprio una puttana!»
Alzai entrambe le sopracciglia sorpreso «perché dici questo?» quella ragazza sembrava essere un vero mistero per me, quando pensavo di aver capito che tipo di persona fosse, si rivelava in un'altra forma.
Si fermò al centro del mio salotto tra il tavolino, sul quale avevo lasciato varie custodie di videogames, e il divano e mi trafisse con il suo sguardo chiaro ma penetrante «parlami di tua madre» evitò la mia domanda.
Mi sfuggì un sorriso, il modo in cui me lo chiese era così adorabile (Adorabile? Sono fottutamente serio?) assolutamente privo di malizia, che non avrei mai potuto arrabbiarmi o rattristarmi per la sua innocente curiosità.
«Non c'è niente da dire su di lei Kat, si è suicidata anni fa» risposi piatto, anche se avrei avuto un abisso di cose da dire.
«Oh» fece una smorfia «credo di star per vomitare...» disse con un lieve sussurro.
Annuii «lo so, è turbante sentirlo ma-»
«No Harry, voglio dire che sto davvero per vomitare!» sbarrò gli occhi portandosi entrambe le mani sulla bocca.
«Cazzo! Kat, ascoltami bene. Non qui, non nel mio salotto!» sbottai allarmato «il lavandino! Fallo in cucina se proprio devi» lei si precipitò nell'altra stanza e io la seguii.
Si sporse nel mio lavandino e tenendosi i capelli con una mano, ci vomitò dentro. Alcune lacrime le rigarono le guance mentre era scossa dai violenti conati, così mi avvicinai e tenni io i lunghi capelli castani per lei. Tutto sommato non mi disgustava neppure, era soltanto una strana situazione quella, era la prima volta a non essere io quello ubriaco che viene accudito dalla ragazza di turno.
Quando ebbe finito si sciacquò la bocca sotto il getto del rubinetto e lasciò scorrere l'acqua per un po', lentamente si raddrizzò passandosi il dorso della mano sulle labbra.
«Scusa» disse imbarazzata, le lasciai andare i capelli e scossi la testa.
«Succede quando ci si da alla pazza gioia e non si sa reggere l'alcol» ribattei, lei mi fulminò con lo sguardo.
«So reggere benissimo l'alcol»
«Mmh» sorrisi incrociando le bracci al petto, sembrava una bambina e stranamente m'inteneriva.
«Tu...non assomigli per niente a Blake, lui non mi ha tenuto i capelli» borbottò appoggiandosi al bancone della cucina.
«Blake?»
«Si lui, il mio ex ragazzo» poi ridacchio «anche se credo sia stata lui la causa del vomito» continuò a ridere.
Sfuggì una risatina anche a me «ma davvero? Sono felice di non somigliare a Blake, allora» risposi.
«E sei gentile poi, nei tuoi limiti» continuò.
«Ognuno ha i suoi lati nascosti» ribattei divertito, la presi per mano e sorprendentemente lei non la ritrasse «andiamo, hai decisamente bisogno di dormire»

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Gamer || H.S.
Fanfiction«Mi sono sempre chiesto se valesse la pena lottare per amore. Adesso invece mi ricordo del tuo viso, e sono pronto per la guerra.» Gamer, colui che gioca. ATTENZIONE: linguaggio spinto, possibili scene di sesso o violenza. Il carattere dei personag...