16 - ALL 𝐴𝐵𝑅𝐴𝐻𝐴𝑀𝑆, AND 𝐿𝐴𝑅𝑆 TOO

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«Ma perché ti ostini?» Il sopracciglio di Josh era così sollevato che sembrava poter toccare il soffitto della biblioteca. «Tu non sai cucinare.»

Con l'ultimo numero di "Hemera Today" dentro al voluminoso testo di letteratura, Iris soprassedé. «Che ne pensi della torta di mele?» 

La mattina dopo alla prova dell'Ingresso del Debutto, Iris si era precipitata nell'alloggio 113 per prendersi cura di Areth. Quella bruciatura non le piaceva affatto. In realtà, nemmeno a Josh: quando le aveva chiesto cosa facesse lì, era bastato un accenno alla condizione del suo compagno d'alloggio perché si defilasse in giaccia viola e ribrezzo. Così, aveva svegliato Areth con dolcezza, gli aveva controllato petto e braccia arrossati, che fortunatamente miglioravano, e lui l'aveva ricoperta di baci.

E, ora, quel pomeriggio con gli occhi sulla ricetta nella rivista e un delicato vestitino di chiffon bianco sotto alla giacca turchina, ripensava proprio a quelli. «C'è scritto: facile.»

«Non sprecherei queste parole per un Necromant, ma... Iris, la tua cucina è una tortura» asserì Josh, che sfogliava un testo di Creazione Zivel del quinto anno appoggiato tramite la costa al tavolo di legno scuro.

«Stupidaggini. Sei tu che sei schizzinoso. E pignolo.» borbottò querula. «Areth ha gusti più semplici.»

Josh alzò lo sguardo su di lei e sfoggiò uno di quei suoi sorrisetti affilati che facevano capitolino quando stava per sibilare una malignità. «È il nuovo modo per dire che gli piacciono le intossicazioni alimentari?»

«Sei...», Iris gli tirò un angolo strappato e accartocciato della rivista con un broncio che lo fece ghignare, «fortunato che il Riduttore sia attivo. Intendevo che Areth apprezza... le piccole cose.»

«Ti prego», lamentò cantilenante. Chiuse il libro e, data l'assenza dell'Asservito che non poteva accostarsi a tutti quei libri e, dunque, entrare in biblioteca, l'affidò a un'Emanazione tutta un metallo. Gli fornì le indicazioni per riporlo a suo posto, quelle per portargliene altri e poi questo partì. «Fa tanto... proletariato».

«Quanto sei cinico» liquidò Iris. «E tuo zio non ti aveva detto di smetterla di manomettere il Riduttore?»

«Non intendo accettare una limitazione a ciò che sono e non è colpa mia se l'Accademia non sta attenta ai suoi errori.» Le adocchiò il polso destro, dove campeggiava il cerchio rosso dell'aggeggio. «Dovresti anche tu.»

«No» dichiarò, celando la punta d'amaro che le infastidiva la lingua.

In realtà, se fosse stata ancora all'inizio del primo anno d'Accademia, quando era un'erede della Convergenza, non avrebbe esitato nel dirgli di sì. Dopotutto, avevano scoperto assieme come sbarazzarsi del Riduttore: bastava sovraccaricarlo nel momento giusto per mandarlo fuori gioco, almeno per qualche ora. E Iris l'aveva fatto centinaia di volte perché odiava quell'aggeggio: quand'era attivo e le bloccava l'Abilità, le prosciugava ogni traccia d'energia luminosa che le scorreva nelle vene; era come se qualcuno le strappasse di forza l'aria dai polmoni e la rinchiudesse al buio. Lei odiava il buio.

Però poi suo padre aveva conosciuto Areth e l'aura d'intoccabilità era sparita assieme al suo futuro nella Convergenza.

«Lascio a te il brivido di farti espellere» soggiunse svelta. Chiuse il numero di Hemera Today e lo ricacciò in borsa. «Ma passiamo alle questioni irrisolte.»

«Perché non si possano mangiare le ciambelle in Accademia?»

«Parlavo di Sue» disse acida e piazzò sul tavolo la lettera dalla cera rossa. «Questa roba dice tutto e niente. Scartiamo il niente, voglio il tutto.»

«Idee?» Josh agguantò il foglio. «La conosci più di me.»

Iris sentì quelle parole colpirla come un pugno alla bocca dello stomaco. Le scacciò con una sana dose d'irriverenza. «Mi stai dicendo che venti minuti e un bel sorriso non ti sono stati sufficienti per capire tutta la sua vita?», ridacchiò frivola, «Sono impressionata.»

L'Accademia dei Privilegiati di HemeraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora