Furono l'intenso odore di pino e una brutta scossa a svegliare Sue. Stropicciandosi gli occhi, pensò che fosse stato tutto un brutto sogno, ma quando vide i sedili scuri dell'auto e Josh seduto accanto a lei, l'illusione sfumò. La convocazione della Convergenza era arrivata e loro erano saltati in auto all'istante. Avevano passato ore, in silenzio, entrambi concentrati sul proprio dolore sino alle prime ore di buio.
«Dove siamo?» chiese a voce impastata. Doveva essersi assopita, complici le notti in bianco.
«Nella frazione Domen» rispose Josh. Il viso era una maschera tesa. «Dovremmo arrivare allo Snodo entro sera.»
«Quanto ho dormito?»
«Forse quattro ore.»
«Tu?» domandò. «Hai riposato?»
Rimase in silenzio. Fissava il finestrino scuro. «Dormo poco di mio.»
«E come ti senti?»
Era una domanda stupida. Stava come lei, che neppure avrebbe saputo cosa rispondere. Dolore, sofferenza o tristezza non erano abbastanza. Quel che provava era più simile al...
«Vuoto», sussurrò Josh, «mi sento vuoto.»
Sue ebbe una fitta al cuore. Fece scivolare la mano in quella del ragazzo. Provò quella consueta ondata di quiete che le trasmetteva e, quando lui la strinse, si disse che forse potevano essere l'uno l'ancora dell'altro in quel mare di vuoto.
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I calcoli di Josh si rivelarono esatti: giunsero alla Snodo prima che il sole tramontasse. Sue osservò la città, ma non trovò l'allegria che aveva conosciuto da piccola in compagnia di Michela o le luci Krafti tra i palazzi in costruzione dell'Immersione. L'atmosfera era pesante, i viali erano cupi, non un'anima, che fosse Privilegiata o Asservita gironzolava per le vie, le finestre erano serrate, alcuni dei balconi erano distrutti. C'era sangue: guazzi scarlatti e viscidi tingevano ancora la piazza bianca. E c'erano corpi, troppi, nascosti sotto pensanti teli, in fila. Li fissava con occhi lucidi e rabbrividiva: si chiedeva chi fossero, quale fosse la loro vita e perché fosse stata spezzata in quel modo. Come quella di sua sorella...
Ricordava la Reggia più grande e più rossa di quanto fosse in realtà. Se non fosse stato per Han, non sarebbe mai tornata lì...
Furono accolti da un uomo dal collo taurino che disse di chiamarsi Carl, l'espressione non era dissimile dalla loro. Dopo averli avvisati che i membri della Convergenza li avrebbero raggiunti a breve, li guidò per corridoi che Sue trovò familiari. Attraversarono il punto in cui Lucio aveva baciato Galia, dove aveva sentito la sua volontà sciogliersi davanti a quella della donna e, d'istinto, si domandò cosa fosse successo a Lucio.
Scacciò il pensiero quando Carl si fermò davanti a una stanza bianca e fredda. Sapeva d'asettico. C'era un medico, allampanato e con una folta barba grigia, che se ne stava sconsolato accanto a un letto coperto da un telo. Al di sotto, la figura s'intravedeva. Si rivolse a Josh: «Lord Lars, entrate pure».
Lo fece e il medico scoprì il viso pallido di Andrew Dominic Lars.
Gli occhi di Sue rimasero per tutto il tempo fissi sulla schiena di Josh mentre il cuore le si stringeva con ferocia. Le lacrime le pizzicarono gli occhi; crollarono sulle guance. Andrew, l'uomo gentile che le si era presentato con tanto entusiasmo, era morto.
Sopraggiunse una voce alle sue spalle. «Grazie, Carl, da qui ci penso io» diceva.
Sue si voltò, e mal celò l'inquietudine che l'assalì: «Lord Le Morphis».
«Susanne», il Wizja ebbe sulle labbra il fantasma di un sorriso, «sei cresciuta.»
«Dov'è mia sorella?» tagliò corto, pulendosi il viso. «Perché non è qui?»
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L'Accademia dei Privilegiati di Hemera
خيال (فانتازيا)♡ ✯𝑭𝒂𝒏𝒕𝒂𝒔𝒚 & 𝑹𝒐𝒎𝒂𝒏𝒄𝒆 ✯♡ --- «Nel Principato di Hemera, ogni Privilegiato tra i quattordici e i cinquantatré anni è un Iskra. Ogni Iskra ha un'Abilità. Ogni Abilità deve essere ampliata e posta al servizio della società. Perché ciò avve...